Inghilese
In questo modo generico è ricordato quel re d'Inghilterra che, vittima di superbia, sarà portato a combattere le tendenze autonomistiche scozzesi: lì si vedrà la superbia ch'asseta, / che fa lo Scotto e l'Inghilese folle, / sì che non può soffrir dentro a sua meta (Pd XIX 121-123). Questa citazione è nel corso dell'esposizione fatta dall'aquila delle azioni dei principi ingiusti, che perciò non godranno di gloria celeste.
L'identificazione di questo I. ha dato luogo a perplessità; infatti la soluzione più immediata che vedrebbe nell'I. Edoardo I, iniziatore della lotta contro gli Scozzesi che continuò fino alla morte (1307), è in contrasto con il giudizio positivo dato su questo re da D. stesso in Pg VII 132 nonché dai suoi contemporanei (cfr. Villani VIII 90); e d'altra parte non c'è motivo di credere a una voluta correzione di D. a quanto scritto precedentemente, come vorrebbe il Filalete. Un riferimento a Edoardo II è altresì possibile dal punto di vista storico: questo re infatti riprese in varie occasioni la guerra contro la Scozia, e inoltre la sua condotta morale e politica lo rendeva soggetto alle più forti critiche; ma bisogna considerare che le parole dell'aquila non hanno carattere di profezia, e questo porterebbe a escludere Edoardo II, il cui regno andò dal 1307 al 1328.
Gli antichi commentatori o si mantengono sulle generali o indicano un re Edoardo d'Inghilterra senza specificare quale; la maggioranza dei commentatori inglesi accettano l'identificazione con Edoardo I, che in effetti appare la più probabile, tenuto conto che l'espressione di Pg VII 132 non è particolarmente elogiativa; ma si può anche pensare che D. abbia voluto indicare un re d'Inghilterra che combatteva contro la Scozia, senza precisare quale, data la sua conoscenza un po' generica delle vicende politiche dell'isola.
Ancora sostantivato, I. ricorre in Cv I VII 13 gente d'altra lingua, sì come... Tedeschi e Inghilesi e altri; come aggettivo, in un'integrazione (accolta anche nell'ediz. del '21 e dalla Simonelli): uno abituato di latino non distingue, s'elli è d'Italia, lo volgare [inghilese] da lo tedesco (I VI 8). Crf. la nota ad l. di Busnelli-Vandelli; e v. anche VE I VIII.