BISERNO, Inghiramo conte di
Appartenente ad una famiglia di feudatari maremmani, il B. nacque da Ranieri verso la metà del sec. XIII.
Consorteria di origine feudale che prendeva nome dal castello omonimo, situato nella Maremma, in Val di Cornia, presso Segalari, e probabilmente proveniva dallo stesso antico ceppo che aveva dato origine ai conti Della Gherardesca di Donoratico, i conti di Biserno furono tra quei feudatari maremmani che il Comune di Pisa era riuscito a sottomettere nel corso del sec. XII. Nel 1139 infatti il conte Ildebrando figlio del fu Ildebrando cedette alla cattedrale di Pisa una parte dei diritti, spettanti a lui ed ai parenti, sulla rocca e sul distretto di Biserno. Nel maggio 1180 poi i conti di Biserno furono costretti da una spedizione di truppe pisane a giurare fedeltà al Comune di Pisa. Nel lodo di pacificazione tra le fazioni interne di Pisa del 5 aprile 1237, un ramo dei Biserno, quello di Iacopo del fu Inghiramo, compare tra gli alleati dei Visconti, in lite con Ranieri conte di Bolgheri, per questioni attinenti a Massa Marittima, mentre un secondo ramo, quello di Guglielmo, sta dalla parte del Comune contro i Visconti stessi. Ma già nel corso del sec. XIII è visibile una decadenza delle fortune dei conti di Biserno che risiedevano in Pisa, decadenza causata non per ultimo dal loro schieramento nell'ambito dell'alleanza guelfa e quindi nell'ambito delle forze rivali a Pisa. Di conseguenza nel 1275 i conti furono banditi come nemici, e il Comune di Pisa non tardò a deliberare la distruzione del castello di Biserno, che fu compiuta, nonostante gli aiuti inviati dai Fiorentini allo scopo di difenderlo, tra il 1295 e il 1296.
Il B. fu nominato capitano della lega guelfa toscana nell'ottobre del 1296; Bonifacio VIII nel settembre 1297 affidò a lui e a Landolfo Colonna, parente dei cardinali Colonna ma loro nemico, la direzione suprema della guerra contro i Colonna e i loro castelli laziali.
A tale guerra infatti avevano deciso di partecipare anche i guelfi toscani, in ossequio alle direttive del papa. Le truppe contribuirono principalmente alla conquista della piccola ma ben fortificata cittadina di Nepi, situata nei pressi del lago di Bracciano, e alla sconfitta del presidio colonnese colà insediato. Il B. in persona riuscì ad impedire che gli abitanti di Tivoli si sottomettessero ai Colonnesi e fece poi radere al suolo le case di Tivoli appartenenti ai partigiani dei Colonna. Infine conquistò il castello di Arcione, che si trovava ad una quindicina di chilometri da Roma. Le truppe guelfe si ritirarono da questa campagna solo verso la fine del 1298. Ma già nella primavera precedente il B. era stato revocato dal comando.
Il nome del B. ritorna in evidenza nell'estate del 1312, allorché nuove truppe guelfe toscane, d'intesa con Roberto d'Angiò, vennero inviate a Roma per ostacolarne l'occupazione da parte di Enrico VII di Lussemburgo. Al comando di circa un migliaio di Toscani il conte tenne testa per qualche tempo alle forze tedesche e ghibelline nei combattimenti per le strade di Roma, tra via Lata e S. Maria sopra Minerva. Molti dei Toscani furono uccisi e il B. stesso fu fatto prigioniero. Il conte Inghiramo risulta deceduto nel 1313, da quanto si desume da una lapide del duomo di Massa Marittima.
Bibl.: E. Cristiani,Nobiltà e Popolo nel Comune di Pisa, Napoli 1962,ad Indicem, e in particolare, pp. 373-375; cfr. anche R. Davidsohn,Storia di Firenze, IV, Firenze 1960, pp. 63 s., 651 s.