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Bergman, Ingmar

di Federica Pescatori - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Bergman, Ingmar

Federica Pescatori

Il regista del dubbio

Regista tra i massimi della storia del cinema, lo svedese Bergman ha affrontato nei suoi film argomenti assai complessi quali la morte, la fede religiosa, la solitudine, interrogandosi sul loro significato profondo. Le atmosfere cupe delle sue opere esprimono l'irrequietezza dell'uomo contemporaneo di fronte a dubbi e angosce. Per analizzare il tormento interiore dei suoi personaggi spesso Bergman li inquadra utilizzando il primo piano

L'incubo della morte

Regista teatrale e cinematografico, Bergman è nato a Uppsala, in Svezia, nel 1918. L'educazione repressiva del padre, un pastore luterano, e la presenza autoritaria della nonna materna provocarono in lui un senso di ribellione alle regole che lo portò a lasciare la famiglia e a entrare nel mondo dello spettacolo. Dall'ambiente del teatro, che non avrebbe mai abbandonato, si avvicinò al cinema, prima come scrittore di dialoghi di film, poi come regista.

Tutti gli elementi fondamentali del suo cinema si ritrovano in Fanny e Alexander (1982), film autobiografico in cui le vicende degli Ekdahl ricordano quelle della numerosa famiglia in cui Bergman era cresciuto. In un primo momento il regista aveva pensato a questo come al suo ultimo film, anche se poi così non è stato. Per tale ragione vi si ritrovano richiami a tutte le opere precedenti. Ritorna così il pensiero della morte sotto forma di incubo che si confonde con la realtà: il piccolo Alexander desidera la morte del patrigno che odia e, nello stesso istante in cui se la immagina, l'uomo muore bruciato. Nel film c'è un'immagine considerata simbolo del cinema di Bergman: quella in cui il giovane protagonista guarda incantato il gioco di luci del suo teatro di marionette; per Alexander quel teatrino rappresenta il rifugio e la fuga dal mondo degli adulti che non lo capiscono.

Bergman aveva già trattato questo tema in diversi film, tra cui Il settimo sigillo del 1956 e Il posto delle fragole del 1957. Nel primo, ambientato nel Medioevo, la Morte si materializza assumendo le sembianze di un misterioso monaco. Durante una partita a scacchi con il cavaliere Antonius Block, la Morte ricorda al suo avversario quanto sia importante vivere con amore per non trovarsi soli e amareggiati quando ormai è troppo tardi. Ne Il posto delle fragole il regista racconta la vicenda di un vecchio professore di medicina che, in viaggio per andare a ritirare un premio alla carriera, fa un bilancio della sua vita, rendendosi conto di come, per inseguire il successo, sia diventato una persona arida e sola. Addormentatosi, sogna il proprio funerale, durante il quale si ritrova dimenticato da tutti per colpa della sua indifferenza verso l'amore e i sentimenti degli altri.

Un rassicurante abbraccio materno

Nei film di Bergman, a consolare dai più angoscianti pensieri vi è sempre una donna, simbolo della figura materna. Così in Fanny e Alexander è la mamma a liberare e consolare il piccolo Alexander dalle crudeli punizioni del patrigno. Il ruolo materno è centrale anche in Sussurri e grida (1972), le cui protagoniste sono tre sorelle che hanno smesso di comunicare tra loro. Neanche la malattia di una di loro, Agnes, riesce a riunirle: Agnes, morente, riceve conforto dalla governante Anna, che la accoglie tra le braccia come una mamma fa con la propria figlia. A livello visivo questo film si differenzia nell'uso del colore dagli altri di Bergman, quasi tutti in bianco e nero. Qui i colori dominanti sono il bianco, simbolo del candore e della purezza del ricordo, e il rosso, che connota l'energia della vita che va sempre avanti.

La donna è protagonista anche delle due commedie Sorrisi di una notte d'estate (1955) e A proposito di queste signore (1964), nelle quali Bergman, seppure lontano dalle consuete ambientazioni tragiche, non rinuncia a disegnare personaggi maschili fortemente influenzati dall'universo femminile.

Gli altri film del regista

Monica e il desiderio (1953);

Come in uno specchio (1961);

Luci d'inverno (1963);

Il silenzio (1963);

Persona (1966);

Scene da un matrimonio

(1973);

L'immagine allo specchio (1976);

Sinfonia d'autunno (1978);

Vanità e affanni (1997).

Vedi anche
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Vocabolario
smucinare
smucinare v. intr. e tr. (region.) Frugare, armeggiare, rovistare; in senso estensivo, mettere le mani addosso. ♦ Tommasino allora fece bonaccione: "Che, te n'eri scordato, te n'eri?" "Zì," fece l'altro con una mossetta della testa, smuovendosi...
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