innamorare
Verbo occorrente in poesia e, meno spesso, in prosa, con varie forme e costrutti. Ricorre una sola volta nella Vita Nuova, retto dal verbo ‛ fare ', e poi da solo transitivamente col medesimo valore causativo di ‛ fare innamorare ' (Rime LXXXV 6, Cv II XV 4, Pd VII 143, XXV 44, XXXI 5); inoltre, come intransitivo, col valore di ‛ innamorarsi ', ma solo in prosa (Cv II XV 11 cominciaro li uomini ad innamorare di questa donna, e 12, III XIII 4, IV II 18); in poesia sempre in forma pronominale (in prosa due volte, Cv II XII 8, III XIII 3); poche volte congiunto al verbo ‛ essere ', con funzione predicativa (Rime LXXXIII 48, CVI 11, Cv II VIII 16). Il participio sta spesso come aggettivo con valore attributivo o predicativo (Rime XCI 18, CI 29, Cv II XV 10, Pg XXIX 1, Pd XXVII 88, XXXII 105); Rime LXVII 28 e 29 Innamorata se ne va piangendo / ... la sconsolata).
Circa il significato di i., in generale, il verbo non sembra prestarsi in modo emblematico per esprimere l'idea dell'amore nella poetica stilnovistica, se nella Vita Nuova è usato solo una volta e in modo generico (XIX 5 8 farei parlando innamorar la gente), e non appare nelle Rime del primo periodo se non in una canzone (LXVII 28 e 29) molto discussa dagl'interpreti circa la sua riferibilità a Beatrice e al clima affettivo della Vita Nuova. Può essere sintomatico a questo proposito che i. è riferito a Beatrice solo una volta che è pensata in cielo, e anche allora D. parlerà di ‛ anima ' o di ‛ mente ' innamorata (Cv II VIII 16, Pd XXVII 88). Che la parola ritorni più spesso nelle Rime della maturità può essere una conferma di una validità semantica allusiva (almeno in D.) ad amore di significato diverso da quello misticheggiante dei ‛ fedeli d'Amore '. Riprova di questo diverso valore è che gli esempi proposti dalle Rime si riferiscono ad amori fuori dal codice amoroso dello Stil nuovo, come quello per la ‛ pargoletta ' (LXXXVII 6 chi mi vede e non se ne innamora), o per la giovane donna di cui si parla in XCI 18 e 67. Non a caso in parecchi di questi esempi, pur con richiamo a un amore nobile e virtuoso ma immune dalla casistica sentimentale del dolce stile, soggetto amante è la donna: LXXXV 6 quel signor [Amore] che le donne innamora; XCI 67 quella che non s'innamora; CI 29 erba / innamorata, com'anco fu donna; CVI 11 voi che siete innamorate. Si aggiunga Pg XXIX 1 Cantando come donna innamorata, che ripete un'immagine di stampo cavalcantiano: " cantava come fosse 'namorata " (Conini, Poeti II 555). Negativamente, ad amori non del tutto degni si fa riferimento in Rime LXXXIII 48 non sono innamorati / mai di donna amorosa, con allusione ai falsi seguaci di leggiadria, ricercatori di villan diletto (v. 54), e in CXIV 9 Chi s'innamora sì come voi fate, dove si biasima l'incostanza amorosa di Cino da Pistoia.
In una serie di occorrenze del Convivio oggetto dell'amore è la filosofia, attraverso l'allegoria della Donna gentile (v.). Cfr. ancora II XII 8; XV 4 li occhi di questa donna sono le sue demonstrazioni, le quali... innamorano l'anima, 10, e 11 cominciarono li uomini ad innamorare di questa donna; fino alla solenne dichiarazione del § 12 E così, in fine di questo secondo trattato, dico e affermo che la donna di cu' io innamorai appresso lo primo amore fu la bellissima... figlia de lo Imperadore de l'universo, a la quale Pittagora pose nome Filosofia. A questa idea si riconducono i versi quella gente che qui s'innamora (Cv III Amor che ne la mente 24), ella di se stessa s'innamora (IV Le dolci rime 20), e vari luoghi del trattato: III VI 7, XIII 3 (2 volte), 4 (2 volte) e 6, IV II 18 (2 volte). Notevole è il fatto che, a eccezione dell'unica occorrenza del Purgatorio, tutti gli altri esempi ricorrono nella terza cantica. Qui il verbo tocca il valore più alto, in quanto comporta l'idea della contemplazione beatificante di Dio, sia che l'eterno amore s'irradi direttamente da Dio (come per Pd VII 143 vostra vita sanza mezzo spira / la somma beninanza, e la innamora / di sé sì che poi sempre la disira; XX 64 s'innamora / lo ciel del giusto rege; XXXI 5 la gloria di colui che la 'nnamora [la milizia santa, v. 2]), sia che si rispecchi negli aspetti di creature beate: XIV 127 lo m'innamorava tanto quinci; XXIII 70 Perché la faccia mia sì t'innamora...?; XXXII 105 angel... / innamorato sì che par di foco. Una sola volta i. è riferito a sentimento (di speranza) concepito in terra, ma che ha pur sempre come meta il cielo: XXV 44 la spene, che là giù bene innamora.
L'unico esempio del verbo nel Fiore (il me' cor s'è sì forte ismosso / d'esser di voi così innamorata, CLXXXI 8) risponde a una nozione realistica dell'amore.