innato
L'aggettivo ricorre in D., sempre in riferimento all'uomo, nel senso proprio di " connaturale " (cfr. il latino innatus) in quanto ‛ insito ' per natura nell'uomo: in Cv III VIII 17 e 20 innati, cioè connaturali. In Pg XVIII 62, Virgilio spiega a D. la dottrina filosofica dell'amore: Or perché a questa ogn'altra si raccoglia, / innata v'è la virtù che consiglia: affinché a questa prima voglia (cioè l'affetto dei primi appetibili) si conformi ogni altro atto di volontà, è in voi " connaturale ", " intus nata vobis " (Benvenuto), la facoltà della ragione di consigliare la scelta alla volontà; e più oltre (v. 68), color che ragionando andaro al fondo, / s'accorser d'esta innata liberiate, cioè gli antichi filosofi, i quali, " investigando le ragioni naturali andarono al primo principio... s'aviddeno di questa naturale libertà " (Buti), che è il libero arbitrio, facoltà ‛ insita ' per natura nell'uomo.
Ancora, in Cv II I 13 si come dice lo Filosofo nel primo de la Fisica, la natura vuole che ordinatamente si proceda ne la nostra conoscenza, cioè procedendo da quello che conoscemo meglio in quello che conoscemo non così bene... questa via di conoscere è in noi naturalmente innata, che parafrasa Aristotele Phys. I I, 184a 16-21 (" Innata autem est ex notioribus nobis via et certioribus, in certiora naturae et notiora. Non enim sunt eadem nobis nota et simpliciter. Unde quidem necesse est secundum modum hunc procedere ex incertioribus naturae, nobis autem certioribus, in certiora naturae et notiora "): dove naturalmente innata vale a sottolineare la presenza ‛ per natura ' nell'uomo di tal modo di procedere (in Aristotele è appunto " πέφυκε… ἡμῖν ἡ ὁδὸς "); v. anche Quaestio 61; e in Cv III Amor che ne la mente 67 li 'nnati vizii che fanno altrui vile, ripreso in VIII 16, 17 e 20, con riferimento ai vizi che sono nell'uomo ‛ per natura ', definita come complessione corporea (cfr. Aristotele Eth. Nic. II 1, per la divisione delle virtù per natura e per abitudine, e s. Tommaso Comm. Eth. VI lect. XI n. 1276 " Singuli mores virtutum vel vitiorum videntur existere aliquibus hominibus naturaliter "). Qui i. è opposto a consuetudinario in quanto derivato dall'abitudine.