INNESTO
. Botanica e agraria. - (fr. greffe; sp. ingerto; ted. Pfropfreis; ingl. Graft). - La pratica dell'innesto, il cui uso è molto antico in agricoltura, si basa su due principî fondamentali: 1. la propagazione di una pianta per via vegetativa permette di conservare tutte le proprietà e le caratteristiche della pianta stessa e dei suoi prodotti; 2. un ramo di un vegetale per lo più legnoso (oggi si fanno anche innesti fra germogli di piante erbacee) o un pezzo di corteccia portante una gemma possono opportunamente concrescere con altro vegetale, per lo più affine, se vengono opportunamente trattati, cioè, se si fanno combaciare esattamente le superficie di taglio dei due vegetali in modo da favorire la loro saldatura.
La pianta su cui si pratica l'innesto dicesi soggetto, mentre la parte del vegetale che viene inserita sul soggetto prende il nome di nesto o di marza.
Nella pratica dell'innesto si devono seguire accuratamente delle norme precise, perché l'operazione possa ben riuscire; le più importanti di queste sono le seguenti: 1. si devono innestare solo o di preferenza piante molto affini (varietà, forme o razze d'una stessa specie, specie appartenenti allo stesso genere o a generi della stessa famiglia). 2. si devono far combaciare perfettamente ed esattamente la corteccia e il legno del soggetto e del nesto, perché possano saldarsi. A tale scopo è necessario operare con coltelli molto affilati perché le superficie di taglio riescano perfette e possano strettamente combaciare, evitando l'accesso dell'aria e dell'acqua; per ottenere miglior risultato è necessario fare legature strette e mettere del mastice intorno a esse.
I coltelli in uso per le operazioni d'innesto sono due: uno si usa per la preparazione delle marze, l'altro per praticare i tagli sul soggetto. Nel tagliare le marze, perché l'operazione riesca bene, bisogna tenere le mani nella posizione corretta indicata dalla figura e non in quella scorretta, per la quale i tagli non riuscirebbero bene.
L'innesto è molto importante in agricoltura, perché permette di utilizzare come soggetti specie selvatiche e spontanee molto più resistenti per la loro rusticità alle cause nemiche, alle malattie, ecc. Le piante che si debbono unire, cioè il soggetto e la marza, avranno ugual vigore: ma se vi è discordanza è meglio che il soggetto sia di vegetazione più precoce del nesto, perché altrimenti quest'ultimo soffrirebbe per mancanza di nutrimento in primavera. Il nesto deve appartenere a varietà più vigorosa del soggetto per aversi piante più fruttifere, frutti voluminosi e di migliore qualità: questo è il caso del pero sul cotogno e del melo sul dolcigno.
Gli alberi delicati si adattano meglio su soggetti di medio vigore: se vi fosse troppo forte squilibrio fra il vigore del soggetto e quello della marza si può riparare con un doppio innesto o soprainnesto, che si fa innestando soggetti vigorosi con una varietà di medio vigore e su quest'ultima quella che si vuol propagare. Così si ottengono buone piante di pera duchessa d'Angoulême innestandole sul pero Curato, innestato a sua volta sul selvatico.
Le epoche più opportune per gl'innesti sono il mese d'aprile o quello d'agosto: le marze devono avere vegetazione meno avanzata dei soggetti e la buona riuscita dell'operazione è favorita da un'atmosfera asciutta.
La prima operazione da compiere è la preparazione del nestaio scegliendo i soggetti più sani, ottenuti da seme, talea o margotta. L'impianto del nestaio si fa in novembre o in marzo in giornate e su terreno asciutti, sistemandolo a porche di due file distanti 70 centimetri l'una dall'altra con i soggetti distanti 40 cm. sulla fila e 50 cm. da fila a fila. Tuttavia queste distanze non sono assolute e si modificano secondo la necessità. L'altra operazione è la preparazione dei soggetti, i quali si trattano differentemente secondo come si vuol praticare l'innesto. Così, se si vuol innestare al piede si taglia il fusto del soggetto da 10 a 30 cm. d'altezza a seconda del vigore della pianta; durante l'anno i soggetti si lasciano sviluppare normalmente, perché nell'agosto o nella primavera successiva si possano praticare gl'innesti. Per innestare in testa bisogna allevare un fusto diritto per cui occorre una dimora di due anni nel nestaio: esso si ottiene recidendo il soggetto a circa 5 centimetri dal suolo; durante il primo anno si conserva un solo getto che si lega al tutore per mantenerlo dritto, nel secondo anno si capitozza alcune settimane prima che la pianta entri in vegetazione: la capitozzatura si fa dieci centimetri al disopra del punto ove si vuol praticare l'innesto e serve a ritardare la vegetazione e a trattenere la massima quantità di alimento per la marza.
I nesti debbono essere perfetti e le piante madri da cui provengono sane e vigorose; esse non si devono potare che alternativamente ossia non si potano né si cimano per un anno i rami da cui si tolgono le marze, allo scopo di far maturare le gemme completamente.
Le marze per innesti di primavera si raccolgono in inverno quando la pianta è in pieno riposo, in giornata asciutta e non troppo fredda; si legano a mazzetti e si mettono su strati di sabbia in locale fresco non soggetto a sbalzi di temperatura.
I nesti debbono essere sani, perché quando sono malati propagano il male da cui sono affetti a parecchie generazioni determinando il deterioramento della varietà; quindi è buona norma non usare nesti di origine sconosciuta, che potrebbero appunto essere affetti da malattie.
Tipi d'innesto. - I principali tipi d'innesto sono i seguenti: a spacco, a corona, inglese, per approssimazione, a gemma, erbaceo. L'innesto a spacco consiste nel far entrare nel soggetto, mediante spacco, una marza di due o tre gemme; con l'innesto a corona s'introduce la marza fra la corteccia e il legno del soggetto senza spaccarlo. Invece con l'innesto inglese si fendono tanto il soggetto quanto la marza avendo cura che abbiano lo stesso diametro; nell'innesto per approssimazione si fa combaciare un ramo dell'innesto con un soggetto giovane presso a poco della stessa grossezza. Nell'innesto a gemma si trasporta una porzione di corteccia munita di una gemma sul soggetto all'uopo preparato, procurandone l'adesione e la comunanza. Quando queste operazioni si compiono su germogli erbacei in vegetazione si ha l'innesto erbaceo che si pratica specialmente per la vite.
Innesto a spacco semplice. - È forse il più facile a eseguirsi e il più conosciuto; si pratica in marzo e nei primi giorni d'aprile per le caducifoglie. Riesce meglio per le piante a granella che per quelle a nocciolo, eccezion fatta per il ciliegio e per alcune varietà di susino ove invece dà buoni risultati. È necessario che il soggetto abbia almeno 2 cm. di diametro; si recide all'altezza cui si vuol praticare l'innesto, si fa poi uno spacco sulla superficie di sezione nel quale s'introduce la marza o le marze (due) precedentemente preparate con la parte mediana dei rami raccolti e conservati dall'inverno precedente. Si sceglie la parte mediana dei rami, perché quivi le gemme hanno un più perfetto sviluppo. La marza, che conterrà due o tre gemme nella sua parte inferiore, si taglia a bietta per inserirla nello spacco, però la sua corteccia deve coincidere bene con quella del soggetto. Quindi si fa una legatura o con lana o con cotone filato o con corteccia di tiglio o con rafia, per mantenere stretta l'adesione, e poi si spalma il tutto con mastice per impedire l'evaporazione e l'essiccazione delle superficie di taglio.
Innesto a spacco laterale. - Si usa specialmente per la vite, quando si vogliono innestare ceppi vecchi americani, e nelle piante da frutto per occupare uno spazio vuoto lungo il fusto. Ha il vantaggio di non decapitare il soggetto. È chiamato anche col nome di "innesto di Cadillac".
Innesto a corona. - È molto usato, specie nei soggetti a grande diametro che non possono innestarsi a spacco. Si fa in aprile, quando la corteccia si stacca facilmente dall'alburno. I soggetti devono essere capitozzati d'inverno e le marze debbono essere pure raccolte nella medesima epoca e s'introducono fra la corteccia e l'alburno in numero di 2, 3, 4 all'ingiro donde il nome d'innesto a corona. Ha il vantaggio di evitare lo spacco del soggetto e di potersi fare più tardi dell'innesto a spacco. Secondo il solito, dopo si lega e si spalma la superficie con mastice.
Innesto inglese. - Ve ne sono parecchie forme, ma la più semplice e frequente è quella che si fa con due rami di uguale diametro che vengono tagliati entrambi di sbieco in modo da avere le superficie di sezione ellittica che poi si fanno combaciare fra loro tenendole strettamente aderenti con una legatura. Altre forme d'innesto inglese sono quelle a spillo midollare, a cavallo, a linguetta. L'innesto inglese si può fare anche con organi vegetanti e si pratica con ottimo successo nella viticoltura.
Innesto per approssimazione. - Si usa più nel giardinaggio che nelle pratiche agricole, perché richiede la vicinanza delle due piante da innestare e consiste nel saldare due individui vegetali per i loro fusti o per i loro rami parallelamente per alcuni centimetri e a contatto fra loro, togliendo una fetta perfettamente uguale di corteccia e d'alburno per una lunghezza di 3-6 cm.; poi si lega e si spalma con mastice. Talora per aumentare la superficie di contatto si fa l'innesto a linguetta; si pratica dal marzo al settembre.
Innesto a gemma o a occhio. - Si ha quando la marza è costituita da un pezzo di corteccia munito di una gemma e s'inserisce sul soggetto in modo che il suo cambio si trovi a contatto col cambio dell'innesto. I due tipi principali sono: l'innesto a scudetto e quello ad anello. Nel primo la marza ha una forma oblunga quasi ellittica e s'inserisce in uno spacco della corteccia del soggetto, fatto a T: quindi si lega e si spalma di mastice. Se si pratica in primavera si dice a occhio vegetante, perché la gemma si sviluppa appena attecchito, invece se si fa in agosto prende il nome di occhio dormiente, perché la gemma si svilupperà nella primavera successiva. Si pratica l'innesto a scudetto sugli agrumi, sui frutti a nocciolo, sul carrubo, sul castagno, sul cotogno, sul gelso, sull'olivo, sulla vite. L'innesto ad anello si ha quando la porzione della corteccia munita di gemma che si distacca ha la forma di un anello circolare: esso può essere terminale o mediano a seconda che l'anello s'inserisce all'apice del ramo oppure in un punto qualunque della sua lunghezza. Si usa pel castagno, pel gelso e pel noce. Nella vite vi sono forme speciali d'innesto a occhio che prendono il nome di "innesto Salgues, i. Cahusac, i. Horwath".
Mastici usati nell'innesto. - È necessario, per evitare l'evaporazione e la penetrazione d'acqua piovana o d'insetti nelle superficie dei tagli, spalmare le parti innestate con i cosiddetti unguenti o mastici.
Quello d'uso più antico e forse il migliore è l'unguento detto di San Fiacre fatto con una mescolanza di terra argillosa (⅓) e di sterco vaccino (⅔): non provoca il disseccamento dei tessuti, concentra poco calore e non si screpola. Gli altri mastici, di cui vi sono varie formule, sono fatti con mescolanze di pece, resine, cera vergine, sego, grasso di montone, cenere, alcool, ecc., e taluni si usano a freddo, altri a caldo.
Soprainnesti. - Si è accennato che per la buona riuscita degli innesti occorre che vi sia generalmente la più grande affinità fra i due bionti. Però spesso può accadere che occorra innestare due forme vegetali poco affini o poco "simpatizzanti", come dicono gli agricoltori: così per avere buone pere si deve innestare sul cotogno, ma talune varietà di pero non simpatizzano con tale soggetto e gl'innesti diretti dànno scarsi risultati. Allora si usa innestare prima sul cotogno una varietà di pero simpatizzante e poi su questa s'innesta la varietà desiderata.
Questa doppia operazione si chiama soprainnesto. Tale pratica si usa anche per dare alle piante una forma che esse non prenderebbero naturalmente, e anche per migliorare e aumentare la quantità e la qualità delle frutta. Così si può combattere la ticchiolatura delle frutta, la sterilità per troppa vigoria, la gommosi del pesco; così innestando il susino damas sul mirabolano e su questo il susino si ottengono piante con bei fusti dritti; con tale metodo si possono coltivare anche varietà che altrimenti non sarebbero adatte al suolo e al clima di determinate regioni.
Il soprainnesto si pratica col sistema della gemma dormiente: il primo innesto sul soggetto si fa vicinissimo a terra; nell'agosto successivo, se si ha dall'innesto un germoglio vigoroso, si reinnesta con la varietà che si vuol moltiplicare: ma questo si fa solo con le forme basse, perché quando si tratta di forme d'alto fusto bisogna attendere due anni per reinnestare in testa.
Cura degl'innesti. - Le cure generali consistono nel: 1. mantenere il terreno soffice e mondato dalle male erbe; 2. sorvegliare le legature, rinnovandole per evitare le strozzature; 3. mettere dei tutori al lato degl'innesti per legare i giovani germogli e nel caso d'innesto per approssimazione tenere sempre fermi i due rami posti in contatto; 4. cimare e svettare a poco a poco tutti i getti del soggetto, perché la sua vigoria vada a favore del nesto; 5. conservare solo l'innesto meglio riuscito, se sopra una pianta ne sono stati eseguiti parecchi. Le cure speciali sono, per l'innesto a spacco, favorire piuttosto lo sviluppo d'una gemma rivolta contro il centro del tronco che non all'infuori per dare al fusto una direzione verticale. Le slegature debbono eseguirsi d'autunno e non d'inverno. Le stesse avvertenze valgono per l'innesto a corona, però se si vogliono fare sviluppare tutte le marze bisogna curare lo sviluppo delle gemme situate all'infuori. Per gl'innesti inglesi si deve badare di non toccarli nel periodo in cui si forma la saldatura.
Negl'innesti per approssimazione, fatti durante il periodo di vegetazione, si taglia la testa del soggetto al disopra del nodo solo dopo la completa saldatura e poco alla volta per non annegare l'innesto.
Per l'innesto a occhio a gemma vegetante si slega dopo 15 giorni e si taglia il soggetto a 10-15 cm. sopra l'innesto per lasciare un mozzicone che servirà da tutore al giovane germoglio: nell'inverno successivo si toglierà il mozzicone. Per l'innesto a gemma dormiente si lascia la legatura tutto l'inverno e prima che vegeti in primavera si opera come per il precedente.
Alla riuscita dell'innesto ad anello è fatale una pioggia o un abbassamento di temperatura nei primi otto giorni: se dopo una settimana si trova qualche marza secca si può rinnovare sullo stesso soggetto, tagliando più basso. Dopo due settimane, se l'innesto ha attecchito, si toglie ogni legaccio e l'involucro.
Correlazioni d'innesto. - L'innesto è in correlazione con problemi anatomici, fisiologici, biologici e fisiopatologici per i rapporti che si determinano fra i due simbionti: il nesto e il soggetto. Tali problemi sono molto complessi e hanno dato luogo a molteplici studî non solo di carattere pratico, ma anche teorico, fra cui primeggiano le ricerche di L. Daniel (Recherches morphologiques et physiologiques sur la greffe, in Revue genérale de botanique, VI, 1894). Alcuni studiosi hanno negato ogni influenza reciproca fra i due bionti; invece la formazione d'ibridi da innesto dimostra che tale influenza esiste se si formano rami che presentano caratteri intermedî tra le due specie, varietà o razze che si sono innestate. Il Daniel ha dimostrato che: 1. la durata delle piante innestate è più o meno modificata; 2. i due bionti agiscono l'uno sull'altro; ora è il soggetto che agisce sull'innesto, ora invece questo esercita su quello una spiccata influenza; 3. innestando una pianta coltivata su una selvatica si diminuiscono le qualità alimentari di quella; 4. se si seminano i semi forniti da una pianta erbacea coltivata, innestata su una selvatica, si osserva in molti discendenti uno spiccato ritorno al tipo selvatico. Così pure egli ha osservato l'esistenza d'influenze fisiologiche, specialmente in relazione con l'utilizzazione dei materiali di riserva. Invece il Ravaz, nei suoi studî su Les effets de la greffe (Atti del Congresso internazionale d'agricoltura di Roma, 1903), compiuti però solo sulle viti, nega l'esistenza di qualunque influenza fra soggetto e innesto.
Alcuni autori hanno asserito che uno degli effetti biologici dell'innesto sia un'abbreviazione della vita dei bionti; ma ciò non è esatto, perché non si abbrevia l'età dell'arancio dolce innestato sul melangolo, del pero sul biancospino, del pesco sul cotogno; il Cusmano, di recente, ha illustrato l'innesto della sughera (Quercus suber) sul leccio (Q. ilex), il quale raddoppierebbe quasi la durata di vita della prima, aumentando considerevolmente (da 15 a 35) il numero dei tagli di sughero e migliorandone la qualità in modo considerevole.
(V. tavv. LXXVII e LXXVIII).
Bibl.: L. Daniel, Recherches morphologiques et physiologiques sur la greffe, in Revue générale de botanique, VI (1894); D. Tamaro, Trattato di frutticoltura, Milano 1915; H. Bailey, Standard Cyclopedia of Horticulture, III, New York 1915; G. Cugini e G. Lopriore, Moltiplicaz. delle piante, Torino 1923.