INNOCENTIA
− Nell'arte fastosa del periodo imperiale romano, moltiplicante sia le statue degli dèi e degli imperatori in oro, in argento, in bronzo, nella ricca cornice architettonica di grandiose proporzioni, di preziose incrostazioni marmoree e musive, sia le argenterie e i gioielli, gli scrittori latini di tradizione catoniana considerarono quest'arte corruttrice dei costumi, una manifestazione di luxuria, e, proclamando i principî etici della virtus, della sanctitas e della pietas romana, celebrarono la "innocenza" dell'arte austera e semplice della più antica Roma regia e repubblicana. Innocente chiama Plinio (Nat. hist., xxxiii, 26) l'epoca in cui non si portavano anelli; innocenti i frontoni fittili e i simulacri di terracotta di tipo etrusco-italico (ibid., xxxv, 158), così come Petronio (Satyr., lxxxviii) parla di artes ingenuae dei tempi antichi, e Giovenale (Sat., xi, 116) fictilis et nullo violatus Iuppiter auro.
Bibl.: G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 227; 292 e passim.