BUONTEMPI, Innocenzo
Nato a Fabriano nel 1722 0 1723 da modesta famiglia (pare che il padre fosse un cuoco di Pesaro), entrò tra i minori conventuali della provincia del Piceno. Studiò quindi a Roma nel collegio di S. Bonaventura sotto la guida di Lorenzo Ganganelli, che lo volle vicino a sé come segretario: risulta che il B. avesse questa incombenza già nel dicembre 1753, quando il Ganganelli era consultore del S. Uffizio. Buon teologo, il B. conseguì in seguito anche la laurea magistrale. Elevato al pontificato il Ganganelli con il nome di Clemente XIV, il B. oltre che segretario particolare ne divenne, benché senza nomina esplicita, confessore e, data la ritrosia del papa ad avere contatti politici diretti, fu incaricato di fungere da intermediario con l'ambasciatore di Spagna. Da questa situazione egli seppe trarre il massimo profitto dimostrando una notevole scaltrezza: ligio agli ordini del papa che gli proibì di frequentare gli altri diplomatici, i cardinali e la nobiltà, ostentando un'apparente modestia, evitando di prendere ufficialmente posizione pro o contro la Compagnia di Gesù, la cui soppressione era chiesta insistentemente dalle corti borboniche, mostrandosi poco loquace circa gli affari politici, il B. seppe far credere (e ciò sembra fosse vero in parte) di avere una grande influenza sulle decisioni di Clemente XIV e di essere disponibile a fruttuosi patteggiamenti con il rappresentante spagnolo. Di ciò seppe profittare non tanto l'Azpuru quanto il suo successore Moñino, inviato a Roma nel luglio 1772 con l'incarico di condurre a termine con ogni mezzo la lotta contro i gesuiti. Sarebbe certo esagerato sostenere che la parte del B. sia stata determinante nel provocare la soppressione della Compagnia, che ormai era inevitabile, e se è provato che egli fu pagato dagli Spagnoli, non è molto chiaro in che modo egli abbia sollecitato l'azione del papa.
Comunque già il 20 ag. 1772 il Moñino comunicava al Grimaldi che stava per dare "el ultimo asalto de interés" al B., ritenuto molto venale per aver messo da parte un patrimonio di 40.000 scudi. Le promesse dell'ambasciatore spagnolo furono per il momento generiche, non disgiunte da minacce quando sembrò che il B. mettesse in atto manovre dilatorie: certamente vi fu molta diffidenza nei confronti del francescano, che si pensò di pagare solo dopo la promulgazione del breve di soppressione. Dopo un primo risultato concreto, ottenuto quando l'11 febbr. 1773Clemente XIV fece consegnare dal B. al Moñino una copia del breve da spedire a Carlo III per l'approvazione, nell'aprile l'ambasciatore spagnolo proponeva al Grimaldi di premiare con 6-7.000 scudi ciascuno il B. e il cardinal Zelada, compilatore del breve. Ma soltanto dopo che il B. si adoperò per affrettare la sottoscrizione (avvenuta tra il 21 e il 28 luglio) e la promulgazione del breve (16 ag. 1773), glifu fatta una concreta offerta di 10.000 scudi che egli rifiutò, accettando invece una più conveniente pensione annua di 1.500 scudi (scriveva il Moñino al Grimaldi il 23sett. 1773:"Ella si degna notificarmi che il Re si è degnato di assegnare al Maestro Buontempi Confessore del S. Padre una pensione annuale di millecinquecento scudi romani, da godere finché viva, per i servizi resi in affari molto importanti; da pagarsi detta somma per mano mia e dei miei successori in questo ufficio al tempo stesso che si pagano i salari degli altri dipendenti, includendo questa partita nel conto ordinario delle spese. Parimenti V. Ec. mi dice che S. M. si degna lasciare a mio arbitrio che nel detto conto si metta, o no, il nome di detto P. Maestro...", in Kratz, pp. 54 s.).
La fama della corruzione del B. divenne però di dominio pubblico e forse da ciò dipese un momentaneo raffreddamento, nell'ottobre 1773, dei suoi rapporti con il papa, che ritornò peraltro ad avere la massima fiducia nel suo confessore. Durante la malattia che condusse Clemente XIV alla tomba, il B. fu uno dei pochi a poter avvicinare il papa, nei confronti del quale fu creato un estremo isolamento: si parlò tra l'altro di pressioni esercitate su di lui per fargli pubblicare i cardinali riservati in pectore, tra i quali vi sarebbe stato il B. stesso. Dopo la morte del pontefice il B. - che, secondo il Cordara, fu l'autore delle voci sull'avvelenamento di Clemente XIV - s'allontanò in gran fretta dal Vaticano, su una carrozza mandatagli dal Moñino, il quale avvertì il decano del Sacro Collegio che il B. era sotto la protezione della Spagna. Rifugiatosi poi nel convento dei SS. Apostoli, secondo il Pastor, avrebbe esibito alcuni brevi di Clemente XIV, uno dei quali lo scioglieva da ogni dipendenza dall'Ordine e gli dava il permesso di scegliere un convento di suo gradimento; un altro conteneva la facoltà di secolarizzarsi; un terzo lo confermava nel possesso di tutti i suoi beni. L'indignazione popolare, però, che accusava il B. di essersi arricchito disonestamente ai danni dell'erario e di aver favorito alcuni speculatori (tra gli altri il commissario dell'Annona Nicola Bischi, della cui moglie, Vittoria Sabucci, il B. era indicato come l'amante), spinse Pio VI ad emanare un motu proprio (10 marzo 1775), che lo privava delle rendite degli offici vacabili della Curia, accordategli da Clemente XIV: evidentemente il patrocinio spagnolo gli evitò altre conseguenze. Certo è che, contrariamente a quanto afferma il Pastor, il B. non si secolarizzò, ma rimase ai SS. Apostoli ove dal 1778 esercitò l'ufficio di commissario di sacrestia e morì il 16 luglio 1802.
Sotto il nome del B. fu pubblicato, probabilmente ad opera di qualche ex gesuita, un libello diffamatorio contro Clemente XIV (Lospirito di Clemente XIV dato in luce dal R. P. B., confessore del detto pontefice e depositario di tutti i suoi segreti, Amsterdam 1777)
Fonti e Bibl.: Molto ricca è la produzione satirica contro il B., quasi tutta incentrata sul tema delle sue relazioni amorose, conservata nella Bibl. Apostolica Vaticana Vat. lat. 13141; Vat. lat. 13429; Ferraioli, codi. 532-535, passim;G. Sforza, Episodi della storia di Roma nel sec. XVIII. Brani ined. dei dispacci degli agenti lucchesi presso la corte papale..., in Arch. stor. ital., s. 4, XX (1887), pp. 386 s., 390, 392; M. Faloci-Pulignani, Lettere del cardinale Ganganelli min. conv., in Misc. franc., XXIX(1929), p. 21; Lettere ined. di G. Marini, II, a cura di E. Carusi, Città del Vaticano 1938, pp. 67, 69; A. Theiner, Histoire du pontificar de Clement XIV, Paris 1852, I, p. 368; II, pp. 127 s., 133, 226, 233, 244, 256, 259-261, 350; F. Masson, Le cardinal de Bernis depuis son ministère (1758-1794), Paris 1884, pp. 206-208, 211 s., 216, 222 s.; J. Gendry, Pio VI,sa vie,son pontificar (1717-1799), Paris 1907, I, pp. 36, 38, 57 s., 69; D. Sparacio, Frammenti bio-bibliografici di scrittori ed autori minori conventuali..., in Misc.franc., XXVIII (1928), p. 41; L. von Pastor, Storia dei Papi, XVI, 2, Roma 1933, ad Indicem; L.Cicchitto, Ilpontefice Clemente XIV, in Misc.franc., XXXIV (1934), pp. 214-216, 222-229; G. Kratz-P. Leturia, Intorno al "Clemente XIV" del barone von Pastor, Roma 1935, pp. 31-33, 40-46, 54 s., 57, 59, 61, 69 s.