Cibo, Innocenzo
Nato a Firenze il 25 agosto 1491, primogenito di Franceschetto, figlio di papa Innocenzo VIII, e di Maddalena di Lorenzo de’ Medici, fu nominato cardinale a ventidue anni da papa Leone X, suo zio materno. La sua lunga carriera ecclesiastica, fino alla morte avvenuta a Roma il 14 aprile del 1550, si svolse sotto il papato di Leone X (151321), Adriano VI (1522-23), Clemente VII (1523-34), Paolo III (1534-49) e Giulio III (1550-55), che, in qualità di decano, fu proprio C. a consacrare al pontificato pochi mesi prima di morire. Si segnalò, più che per la sua statura morale o per l’attività politica e diplomatica, come animatore instancabile di banchetti e festeggiamenti mondani: ambizioso, amante del lusso e del divertimento (Firpo 1988, p. 82), usufruì dei privilegi e dei benefici accordati ai fiorentini durante i due papati medicei (pp. 106-07), in particolare con Clemente VII, durante il cui pontificato ottenne la legazione di Bologna (genn. 1524).
Fu proprio a Bologna, tre anni dopo, nel marzo del 1527, che C. e M. s’incontrarono, inviato quest’ultimo dagli Otto di pratica (legazione a Parma, Bologna e in Romagna, 3 febbr.-13 apr. 1527) a dar man forte a Francesco Guicciardini, luogotenente delle forze della lega, impegnato a riorganizzare le truppe e a tenere insieme alleati sospettosi ed esitanti a scendere in campo contro l’esercito imperiale: proprio in quei mesi, infatti, nel loro attraversamento della penisola, i lanzichenecchi di Giorgio Frundsberg, riuniti con gli spagnoli al comando di Carlo di Borbone, minacciarono la città emiliana (cfr. M. agli Otto di pratica, 4 marzo 1527, LCSG, 7° t., pp. 202-07) e la Toscana indirizzandosi, infine, verso Roma, il cui saccheggio ebbe inizio all’alba del 6 maggio 1527. Della frequentazione a Bologna con C. (Ridolfi 1954, 19787, p. 357), M. stesso scrisse nella sua lettera da Imola del 2 aprile 1527 al figlio Guido: «io ho fatto nuova amicizia con il cardinale Cibo e tanta grande, che io stesso me ne meraviglio, la quale ti tornerà a proposito» (M. pensava probabilmente alla carriera ecclesiastica del figlio). Durante la prigionia di Clemente VII, C. si adoperò per riunire i cardinali a Piacenza, mostrando una certa autorevolezza, e alcuni anni più tardi fu presente a Bologna in occasione dell’incontro pacificatore tra Clemente VII e Carlo V (1529) e dell’incoronazione di quest’ultimo nella chiesa di S. Petronio (febbr. 1530). Inviato da Clemente VII a Firenze (nov. 1532), resse il governo della città durante l’assenza del duca Alessandro de’ Medici e rimase poi al suo fianco – dopo aver tentato vanamente di essere fatto papa nel conclave che portò all’elezione di Paolo III (13 ott. 1534) – fino al suo assassinio (6 genn. 1537). Allontanato da Cosimo per i suoi intrighi e la fedeltà incondizionata a Carlo V, fu anche minacciato da Paolo III di essere privato del cappello cardinalizio per il costante disinteresse mostrato verso i suoi obblighi. Tornato a Roma per il suo ultimo conclave, ripropose la propria candidatura, pur senza speranze, considerate le sue limitate ricchezze, la mancanza di appoggi e la scarsa levatura intellettuale.
Bibliografia: L. Staffetti, Il Cardinale Innocenzo Cybo, Firenze 1894, pp. 63-68; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Roma 1954, Firenze 19787, ad indicem; F. Guicciardini, Carteggi, a cura di P.G. Ricci, 13° vol., Roma 1968, pp. 166-84; F. Petrucci, Cibo Innocenzo, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 25° vol., Roma 1981, ad vocem; M. Firpo, Il cardinale, in L’uomo del Rinascimento, a cura di E. Garin, Roma-Bari 1988, pp. 73-131; M. Gattoni, Clemente VII e la geo-politica dello Stato pontificio (1523-34), Città del Vaticano 2002, pp. 223-24.