INNOCENZO da Petralia
Nacque a Petralia Soprana, sulle Madonie, nel 1592 (Neri, p. 180). Secondo un'antica fonte I., frate francescano dell'Ordine dei riformati dell'Osservanza, frequentò - non si sa se prima o dopo avere vestito l'abito francescano - la scuola di scultura tenuta da fra Umile da Petralia nel convento francescano di S. Antonino a Palermo (Tognoletto, p. 309).
A. Giuliana Alaimo (p. 19) afferma che al secolo il suo nome fu Giovanni Calabrese. La storiografia successiva tuttavia non ha accolto tale identificazione.
L'attività artistica di I. fu quasi totalmente indirizzata alla produzione di crocifissi lignei in cui l'usuale pathos è accentuato attraverso una resa particolarmente realistica delle ferite, dei fiotti di sangue sul corpo del Cristo secondo le suggestioni devozionali della Controriforma. Questo tipo di scultura, legata per più versi alla coeva produzione spagnola, ma fortemente radicata nei territori del Meridione d'Italia, costituisce l'aspetto espressivo saliente sia dei crocifissi di fra Umile sia di quelli di Innocenzo.
Al 1636-37 si data la sua attività nell'Italia centrale. Nel 1637 in particolare si trasferì a Roma presso il convento di S. Francesco a Ripa dove eseguì almeno tre crocifissi secondo i più canonici caratteri della scultura pietistica controriformata: un Crocifisso (firmato e datato 1637) destinato alla chiesa di S. Damiano ad Assisi; un altro commissionato da padre Bernardo, superiore provinciale dei frati minori di S. Francesco a Ripa, che lo donò a suo nipote Domenico Jacomelli, e collocato più tardi nella cappella patronale della chiesa di S. Maria Maddalena a Porretta Terme (Marcello Oretti, che lo segnala nel XVIII secolo, ricorda come esso "fu fatto a Roma a S. Francesco a Ripa da fra' Innocenzo Petraglia in Sicilia laico osservante riformato"); e infine quello destinato alla chiesa di S. Girolamo a Gubbio firmato e datato 1637.
Altri esemplari, specificamente richiesti dai francescani o da committenti legati comunque a quest'Ordine, furono scolpiti da I. per Loreto (S. Casa; firmato e datato 1637), Cagli (chiesa di S. Andrea Apostolo; firmato), Pesaro (chiesa di S. Giovanni), Gradara (chiesa di S. Giovanni Battista, già nella cappella privata della rocca dei Malatesta, dono offerto nel 1788 dal marchese C. Mosca Barzi), Ascoli Piceno (chiesa del Cuore Immacolato di Maria), Fabriano (chiesa di S. Caterina), S. Lorenzo in Campo (chiesa del Crocifisso) e Senigallia (chiesa di S. Maria delle Grazie). Quest'ultimo Crocifisso è stato convincentemente attribuito a I. in anni recenti da G.M. Fachechi. Con ogni probabilità quello di Ascoli Piceno si data nel 1636 all'inizio della sua attività nel territorio marchigiano, che proseguirà anche nell'anno successivo. Tra l'attività marchigiana e quella svolta negli anni avanzati, dopo il suo rientro in Sicilia, si collocherebbe il Crocifisso della cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo di Mdina (Malta). Probabilmente la committenza a I. ha origine dal successo del crocifisso di fra Umile da Petralia realizzato per la chiesa di S. Maria di Gesù a La Valletta.
Agli inizi degli anni Quaranta del XVII secolo I. completò il Crocifisso della chiesa francescana di S. Antonino a Palermo, opera di fra Umile, mediante la stesura della coloritura: l'opera era rimasta incompleta per la morte del frate scultore avvenuta nel 1639. Pur con le differenziazioni legate alla cifra personale dei due scultori, è innegabile la continuità stilistica fra i due francescani.
Tra i crocifissi siciliani databili negli anni inoltrati del suo operato sono quelli della chiesa di S. Francesco d'Assisi a Sant'Angelo di Brolo scolpito nel luglio 1644, una delle sue opere più riuscite, e l'altro della chiesa madre di Furnari che nel 1652 rimase illeso durante un temporale che causò notevoli danni all'altare maggiore dove era collocato (La Mattina, p. 80). Allo scalpello di I. è stato attribuito per le analogie stilistiche con i crocifissi umbri e marchigiani anche quello della chiesa di S. Castrense a Monreale (ibid., pp. 83 s.). Nonostante le grossolane ridipinture dovute a incauti restauri, potrebbe attribuirsi a I. anche l'Ecce Homo della chiesa madre di Furnari che ricalca ancora una volta un modello di fra Umile: l'Ecce Homo del santuario del Ss. Crocifisso di Calvaruso nel Messinese. L'unica scultura certa di I., al di fuori del tema del Cristo in croce, è la Madonna col Bambino messa in opera per la chiesa francescana di S. Antonino a Palermo e sostituita nel 1654 da una copia marmorea di G. Guercio: donata dal guardiano del convento fra Giovanni Maria da Palermo al monastero di S. Benedetto a Sambuca di Sicilia nell'Agrigentino (Tognoletto, p. 246), essa è conservata oggi sempre a Sambuca, ma nella chiesa del Carmine.
La statua si mostra nel volto della Vergine ancorata ai modelli della scultura rinascimentale gaginiana, mentre nel decorativismo del panneggio appare in linea con le soluzioni ispaneggianti di due note famiglie di scultori: i Li Volsi da Nicosia e i Lo Cascio da Chiusa Sclafani.
I. morì a Palermo il 20 dic. 1648.
Fonti e Bibl.: P. Tognoletto, Paradiso serafico del Regno di Sicilia, Palermo 1687, pp. 246, 309; S. Calindri, Diz. corografico… storico… dell'Italia…, I, Montagna e collina del territorio bolognese, Bologna 1781, p. 118; G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI, II, Palermo 1883, p. 250; III, ibid. 1884, pp. 419 s.; D. Neri, Scultori francescani del Seicento in Italia, Pistoia 1952, p. 180; A. Giuliana Alaimo, L'agonia di Gesù nell'arte degli scultori frate Umile e frate I. da Petralia, in Sicilia serafica, aprile 1956, pp. 18 s.; A. Caldarera, S. Angelo: cenno storico, Catania 1960, pp. 24, 84-88; G. Macaluso, Frate I. da P. emulo del Pintorno, in Arch. stor. siciliano, s. 3, XVIII (1968), pp. 147-215; Marcello Oretti e il patrimonio artistico del contado bolognese, indice ragionato a cura di D. Biagi, Bologna 1981, p. 65; S. La Barbera Bellia, Iconografia del Cristo in croce nell'opera di… fra Umile da Petralia, in Francescanesimo e cultura in Sicilia (secc. XIII-XVI), Palermo 1987, p. 401; B. Alessi, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, III, Scultura, Palermo 1994, pp. 166 s.; G.M. Fachechi, Frate I. da Petralia Soprana: uno scultore siciliano itinerante fra Roma, Umbria e Marche, in L'arte del legno tra Umbria e Marche dal manierismo al rococò. Atti del Convegno, Foligno… 2000, a cura di C. Galassi, Perugia 2001, pp. 135-142; R. La Mattina, Frate I. da P., scultore siciliano del XVII secolo fra leggenda e realtà, Caltanissetta 2002 (con ulteriore bibl.); A. Cuccia, in La chiesa del convento di S. Antonio da Padova di Palermo, Palermo 2002, p. 48.