RICERCA, INNOVAZIONE E SVILUPPO
- Verso una globalizzazione competitiva e sostenibile. Strategie e programmi di ricerca e innovazione per lo sviluppo: l’esperienza della UE. Piano europeo di ripresa economica. Strategia EU 2020. Orizzonte 2020. Iniziativa RIS3. Piano Juncker. Strumenti (ETPs, PPPs). Livello nazionale/regionale: l’Italia. Clusters tecnologici nazionali. L’industria europea per un nuovo sviluppo. Bibliografia. Webgrafia
I processi di r., i. e s. hanno caratterizzato rivoluzioni e successive evoluzioni delle attività umane, dall’agricoltura, all’industria, ai servizi. L’industria, che contribuisce per il 16% al PIL e per il 14% all’occupazione globale, costituisce un esempio paradigmatico. La prima rivoluzione industriale e la susseguente progressiva industrializzazione a livello mondiale hanno, rispettivamente, avviato e sostenuto una crescita economica duratura – fondata sull’innovazione competitiva – che non ha precedenti nella storia dell’umanità (Jovane, Yoshikawa, Alting et al. 2008). Negli ultimi due secoli, il processo di industrializzazione si è diffuso dall’Europa, agli Stati Uniti, all’Asia orientale, ad altre aree del mondo. Oggi esso procede molto velocemente nell’ambito dell’inarrestabile processo di globalizzazione in corso e si avvia a interessare progressivamente tutti i Paesi.
Industrializzazione e reindustrializzazione hanno consentito alle nazioni di progredire lungo una traiettoria che conduce progressivamente allo sviluppo economico e dovrebbe, poi, portare allo sviluppo sostenibile.
Lo sviluppo economico – scarsamente orientato alla sostenibilità – costituisce l’obiettivo dei Paesi di recente industrializzazione (PRI). Uno sviluppo, sostenibile e competitivo, dovrà costituire, invece, l’obiettivo a breve dei Paesi di antica idustrializzazione (PAI) ed essere gradualmente adottato dai PRI più avanzati.
Il quadro entro il quale opera l’industria ad alto valore può essere sintetizzato come nella fig. 1: il mercato, con le sue grandi sfide, legate al paradigma di sviluppo in atto; la risposta industriale, costituita da prodotti e servizi, con relativi processi e modelli di business; le attività di ricerca, innovazione e formazione, necessarie per conferire alto valore ai prodotti e servizi; gli strumenti per definire e attuare, nell’ambito di un contesto multilivello correlato alla globalizzazione, politiche e interventi da parte delle autorità pubbliche, insieme ad attività strategiche e operative da parte di università, centri di ricerca e industrie. Politiche e interventi vengono effettuati a livello regionale, nazionale, europeo e internazionale, come indicato nella fig. 1.
Verso una globalizzazione competitiva e sostenibile. – La globalizzazione (v.) in corso è attuata, nei PRI, da imprese globali, alla ricerca di competitività, che trovano in quei Paesi basso costo del lavoro, vantaggi fiscali, normative ambientali e sociali meno vincolanti. Gli stessi PRI si stanno tuttavia orientando verso la ricerca, l’innovazione e l’alta formazione. Si prevede, inoltre, che nel 2025 la maggior parte dei consumi interesserà tali Paesi, creando così nuove opportunità di mercato per le imprese globali.
Questo tipo di globalizzazione sta creando nei PAI gravi problemi su larga scala (dalla disoccupazione alla crescita lenta). Accanto alla crisi in atto, i PAI dovranno fronteggiare, a livello locale e globale, una domanda frammentata e differenziata, generata da grandi sfide. Essa richiede prodotti e servizi personalizzati, innovativi e intelligenti, basati sempre più su ricerca, innovazione e formazione.
È necessario, quindi, orientarsi verso un nuovo modello di sviluppo, fondato su ‘ecosistemi’ locali di innovazione, costituiti da imprese, centri di ricerca e università, che dovranno operare nella logica dello sviluppo sostenibile e considerare società e ambiente al pari dell’economia. Per generare posti di lavoro e crescita, è basilare reindustrializzare a livello regionale/nazionale, adottando strategie di specializzazione intelligente (European commission 2012), perseguendo competitività e sostenibilità. Dovrà emergere un nuovo tipo di industria ad alto valore aggiunto, fondato su creatività e innovazione. La progressiva costituzione di questi nuovi nuclei di sostenibilità a livello globale nei PAI può essere considerata come una forma dinamica di globalizzazione cumulativa della sostenibilità. La globalizzazione competitiva in atto e l’emergente globalizzazione sostenibile risultano interconnesse attraverso le catene del valore operanti a livello globale e costituite dalle diverse fasi del processo di produzione localizzate in Paesi diversi. Si delinea così un nuovo paradigma: la globalizzazione competitiva e sostenibile (fig. 2).
Strategie e programmi di ricerca e innovazione per lo sviluppo: l’esperienza della UE. – Sviluppo economico avanzato e sviluppo sostenibile richiedono – così come mostrato nella fig. 1 – impegno in attività di ricerca, innovazione e formazione. Programmi e attività relative sono in corso nei PAI (UE, USA, Giappone e altri) ai quali si aggiungono, progressivamente, PRI di notevole rilevanza (Cina, India, Repubblica di Corea ecc.). Una grande esperienza in corso, che ha un notevole valore paradigmatico, è quella dell’Unione Europea. Nella prospettiva di uno sviluppo non solo economico, ma anche socialmente e ambientalmente sostenibile, aperta dal Club di Roma (D. Meadows, D.L. Meadows, J. Randers et al., The limits to growth, 1972) e definita dal Rapporto Brundtland (Our common ruture: report of the 1987 World commission on environment and development), l’Unione Europea, quale grande agente innovatore dagli anni Ottanta ha operato per promuovere e rafforzare un’industria europea nuova, ad alto valore aggiunto, competitiva e sostenibile, supportata dal sistema della ricerca e formazione europeo e ben inserita nel contesto globale.
L’UE ha lanciato otto Programmi quadro pluriennali di ricerca e innovazione e altre iniziative, tra cui le Piattaforme tecnologiche europee (ETPs) e i Partenariati pubblico-privati (PPPs), così come di seguito sintetizzato.
Piano europeo di ripresa economica. – Lanciato nel 2008 (COM(2008) 800 final, 26 nov. 2008), in risposta alla crisi economica, puntando all’economia globalizzata del futuro, poggiava su due pilastri fondamentali: un forte apporto di potere d’acquisto nell’economia e un’azione a breve termine, costituita da investimenti ‘intelligenti e sostenibili’, volta a rafforzare la competitività a lungo termine dell’Europa.
Strategia UE 2020. – Presentata nel 2010 per contribuire a uscire più forti dalla crisi e trasformare l’UE in un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva (COM(2010) 2020 final, 3 marzo 2010). L’Unione Europea affronta queste sfide, sfruttando il suo grande potenziale di innovazione scientifica, coinvolgendo tutti gli attori e tutte le regioni nel ciclo dell’innovazione.
Orizzonte 2020. – Come Programma quadro in corso (COM(2011) 808 final, 30 nov. 2011), punta a un’industria europea che, per la sua elevata competitività e sostenibilità, possa contribuire significativamente alla crescita di una nuova economia sociale, intelligente, sostenibile, inclusiva, che vede nelle grandi sfide nuovi mercati ad alto valore aggiunto e supporti uno sviluppo che sia sostenibile dal punto di vista economico, sociale, ambientale e tecnologico. Lanciato nel 2012, prevede un investimento di 80 miliardi di euro e, su un arco di sette anni, indirizza le risorse verso tre priorità distinte che si integrano mutuamente e rappresentano un evidente valore aggiunto dell’Unione: scienza di eccellenza, leadership industriale, sfide della Catene del valore globali società. Lo sviluppo sostenibile è un obiettivo generale di Orizzonte 2020.
Iniziativa RIS3. – Lanciata nel 2012 (European commission 2012), l’iniziativa (Strategie di innovazione nazionali o regionali per la specializzazione intelligente. Politica di coesione 2014-2020) è uno strumento fondamentale per promuovere lo sviluppo sostenibile e la rinascita del manifatturiero competitivo e sostenibile a livello regionale e interregionale. Le azioni incentrano il sostegno della politica e gli investimenti su fondamentali priorità, sfide ed esigenze di sviluppo, basato sulla conoscenza, a livello nazionale e regionale, valorizzando i punti di forza, i vantaggi competitivi e il potenziale di eccellenza di ogni Paese e delle numerosissime regioni che costituiscono l’Europa, la cui frammentazione si evince con chiarezza dalla fig. 3.
Piano Juncker. – Annunciato nel novembre del 2014 (COM(2014) 903 final, 26 nov. 2014), prevede la creazione di un nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), garantito con fondi pubblici, per mobilitare non meno di 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel corso del triennio 2015-17. Saranno considerati settori strategici chiave per l’Europa, quali l’energia, i trasporti, la banda larga, l’istruzione, la ricerca e l’innovazione.
Strumenti (ETPs, PPPs). – Le Piattaforme tecnologiche e i Partenariati pubblico-privato costituiscono strumenti di notevole supporto alle iniziative dell’Unione Europea.
ETPs. Le Piattaforme tecnologiche europee (ETPs, European Technology Platforms), sono state costituite a partire dal 2003 su iniziativa della Commissione europea per definire agende strategiche di ricerca e sviluppo tecnologico a medio e lungo termine e per individuare roadmaps per il conseguimento degli obiettivi definiti nelle agende.
Per il settimo Programma quadro, e per Orizzonte 2020, le ETPs hanno avuto un ruolo essenziale per allineare le priorità di ricerca europee alle necessità dell’industria e identificare i bisogni delle infrastrutture di ricerca in modo da definire le priorità future di formazione e rafforzare i contatti tra l’Unione Europea e le politiche di ricerca nazionali. Le ETPs riconosciute dalla Commissione europea sono 38, e quelle di maggior interesse, nell’ambito r., i. e s., risultano afferire al dominio dell’Information, communication and technology (ICT) e dei processi produttivi. Fra queste ultime, la Piattaforma tecnologica europea manufuture (Jovane, Westkämper, Williams 2009) che ha un ruolo molto rilevante in relazione allo sviluppo del manifatturiero ad alto valore aggiunto.
PPPs. I PPPs (Public Private Partnerships) sono strumenti di particolare efficacia, sviluppati dalla Commissione per unire le forze dell’Unione e quelle del settore privato e degli Stati membri e ottenere risultati che un Paese o un’azienda da soli non potrebbero conseguire. Nell’ambito del Piano europeo di ripresa economica sono stati lanciati tre PPPs dedicati agli edifici ad alta efficienza energetica, ai veicoli verdi, alle fabbriche del futuro. Quest’ultimo, fondato sulla filosofia manufuture, ha portato alla costituzione di EFFRA (European Factories of the Future Research Association) e al successivo lancio di oltre 150 progetti (l’investimento è stato di 1,2 miliardi di euro). Nel nuovo Programma quadro, Orizzonte 2020, EFFRA ha svolto un esteso lavoro che ha portato alla definizione di una roadmap 2013-20 (European commission 2013), con nuovo budget di 1,1 miliardi di euro. Inoltre sono stati lanciati sei nuovi PPPs (il programma dei nove PPPs nella sua interezza dispone di un budget di sei miliardi di euro).
Livello nazionale/regionale: l’Italia. – Anticipando l’impegno dei Programmi europei verso l’industria, l’Italia fin dagli anni Settanta, attraverso i ministeri della Ricerca e dell’Industria, ha sviluppato specifici Programmi nazionali per la ricerca (PNR) e Programmi di ricerca e innovazione, per lo sviluppo di nuovi sistemi di produzione, robotica, IT, laser e così via. I programmi nazionali si sarebbero armonizzati, nel tempo, con quelli europei e regionali. I risultati raggiunti sono stati anticipatori.
Le iniziative regionali, legate all’iniziativa europea RIS3, mostrano una ricorrente attenzione agli ecosistemi di innovazione, al manifatturiero, allo sviluppo sostenibile.
Clusters tecnologici nazionali. – Promossi dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR, d.d. 30 maggio 2012 nr. 257), nell’ambito di una Strategia Paese orientata all’Europa, fondata sulle eccellenze a livello nazionale e regionale, aperta a una globalizzazione che considera la sostenibilità accanto alla competitività, sono operanti otto clusters tecnologici nazionali, così denominati: fabbrica intelligente, chimica verde, scienze della vita, mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, agrifood, aerospazio, tecnologie per le smart communities, tecnologie per gli ambienti di vita. I clusters tecnologici nazionali sono aggregazioni organizzate di imprese, università, soggetti pubblici e privati attivi nel campo dell’innovazione. Essi costituiscono un importante interlocutore per le istituzioni, in quanto realtà individuate come propulsori della crescita economica sostenibile dei territori e dell’intero sistema economico nazionale. In particolare, il cluster fabbrica intelligente ha svolto, nell’ultimo anno, attività di roadmapping per individuare e definire visioni e strategie per il futuro del manifatturiero italiano.
L’industria europea per un nuovo sviluppo. – È in atto una rivoluzione planetaria, senza precedenti, che sta rapidamente mutando il quadro economico, sociale, ambientale, politico e tecnologico. Essa impone di muovere verso lo sviluppo sostenibile. PAI e PRI, che presentano differenti modelli e livelli di sviluppo, si confrontano. L’Europa, con il suo impegno in attività di ricerca e innovazione, condiviso a livello nazionale e regionale, intende promuovere e sostenere – per l’agricoltura, l’industria e i servizi – uno sviluppo che coniughi competitività con crescente sostenibilità. Con riferimento all’industria, l’UE, i Paesi membri e le regioni, hanno sviluppato in merito visioni strategiche, programmi e investimenti in ricerca e innovazione di notevole rilevanza. La grande infrastruttura di ricerca e innovazione presente in Europa, che impegna mezzo milione di ricercatori, costituisce un unicum a livello globale e può contribuire al raggiungimento dell’obiettivo. Occorre un’industria nuova, capace di concepire e generare prodotti e servizi ad alto valore aggiunto, fondati su creatività e alta tecnologia, per un mercato altamente diversificato, personalizzato, locale e globale.
Bibliografia: F. Jovane, H. Yoshikawa, L. Alting et al., The incoming global technological and industrial revolution towards competitive sustainable manufacturing, «CIRP annals-manufacturing technology», 2008, 57, pp. 641-59; F. Jovane, E. Westkämper, D. Williams, The manufuture road: towards competitive and sustainable high-adding-value manufacturing, Berlin 2009; M.E. Porter, M.R. Kramer, Creating shared value, «Harvard business review», 2011, 1; European Commission, Factories of the future: multi annual roadmap for the contractual PPP under Horizon 2020, Luxembourg 2013.
Webgrafia: European commission, Connecting smart and sustainable growth through smart specialisation. A practical guide for ERDF managing authorities, Brussels 2012, http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/presenta/green_growth/greengrowth.pdf; McKinsey global institute, Manufacturing the future. The next era of global growth and innovation, 2012, http://www.mckinsey.com/~/media/McKinsey/dotcom/Insights%20and%20pubs/MGI/Research/Productivity%20Competitiveness%20and%20Growth/The%20Future%20of%20Manufacturing/MGI_%20Manufacturing_Full%20report_Nov%20201 2.ashx; United Nation, Report of the Secretary-General of UNCTAD to UNCTADXIII. Development-led globalization: Towards sustainable and inclusive development paths, New York-Geneva, 2011, http://unctad.org/en/docs/tdxiii_report_en.pdf; World economic forum, The future of manufacturing opportunities to drive economic growth, Geneva 2012, http://www3.weforum.org/docs/WEF_MOB_FutureManufacturing_Report_2012. Tutte le pagine web si intendono visitate per l’ultima volta il 5 settembre 2015.