insei
Istituzione politica e religiosa del Medioevo giapponese. Sorse nella seconda metà dell’11° sec. con il regno dell’imperatore Go-Sanjo (1068-73), sebbene tracce che la anticipavano si riscontrino anche in precedenza. Ne era elemento caratteristico il fatto che, mentre l’imperatore regnante era ancora un bambino, il capo del clan (uji) imperiale, suo padre ovvero il più anziano fra gli imperatori abdicatari, esercitava una dominante influenza su di lui, riassunta nell’epiteto di chiten no kimi (alla lettera «signore del governo celeste»). In questo modo il clan imperiale si sottrasse all’influenza dei Fujiwara, che da tempo si trasmettevano i titoli di kanpaku (cancelliere) e di sessho (reggente per un imperatore bambino), cui si aggiungeva la consuetudine di dare in sposa agli imperatori dame della loro famiglia. La nascita dell’i. coincide dunque con il tentativo di rompere questo meccanismo. Il sovrano che aveva abdicato di regola prendeva i voti buddhisti e veniva indicato con i termini di hoo, joko oppure in. La sua posizione andò assumendo sfumature dispotiche con l’andare del tempo, anche a causa della decadenza delle istituzioni statali e del potere dell’aristocrazia. Inoltre, l’uji imperiale acquistò la possibilità di accumulare un vasto patrimonio di shoen, che gli era stata preclusa finché i ruoli di capo del medesimo e di imperatore erano unificati. Mano mano l’i. si dotò anche di un corpo di guerrieri originari delle province occidentali, che ricorrevano alla protezione dell’in perché in attrito con i nobili proprietari di shoen. In questo quadro prese forma l’in no cho, una specie di cancelleria che aveva, almeno inizialmente, carattere più privato che pubblico e amministrava le risorse dell’insei. La storia dell’i. si suddivide in un fase «anteriore», nel periodo degli in Shirakawa, Toba e Go Shirakawa, e una fase «posteriore», nel periodo di Go Toba. Secondo una corrente di storici, durante il periodo di Go Shirakawa (1158-92) l’i. assunse l’aspetto di un’istituzione statale vera e propria, poiché l’in pretese di creare direttamente gli shoen, senza passare attraverso le procedure del codice Taiho. Durante le guerre feudali Go Shirakawa ebbe una parte di primo piano, ma finì per contribuire al successo del clan Minamoto. Cercò in seguito di compensare la perdita di potere politico, promuovendo il significato religioso della sua posizione e sviluppandone il richiamo religioso sulla popolazione, attraverso la campagna per la ricostruzione del Todaiji, un importantissimo tempio buddhista e accademia teologica che era stato distrutto dal clan Taira. Dopo la sua morte Go Toba accentuò i caratteri dispotici dell’istituzione, affermando la sua autorità soprattutto nel Giappone occidentale. Così facendo si contrappose al e finì per entrare in conflitto con quest’ultimo. A causa della sua sconfitta, l’in no cho venne chiuso e la guardia dell’in fu sciolta. Nei secoli seguenti si assistette a tentativi di restaurare questa particolare figura.