INSTAURAZIONE
. Con la parola instauratio i Romani designavano il costume di prolungare i giuochi pubblici (ludi), allo scopo di ripetere quelle parti di essi che risultassero compiute in modo non conforme alle norme prestabilite. Poiché i giuochi pubblici avevano tutti origini e carattere religioso, così è naturale che fosse anche per essi richiesta quella stretta osservanza delle regole rituali, prescritta per tutti gli atti del culto, e che si riguardassero come nulli o, peggio ancora, come sacrileghi e dannosi i giuochi compiuti in forma contraria al rito.
Anche cause insignificanti potevano indurre nel dubbio se i giuochi fossero stati rite facti. In caso negativo bisognava ricominciare i giuochi o ripetere almeno quella parte di essi che risultasse offesa da inosservanze o sacrilegi. Si ha ricordo di giuochi ricominciati sei, sette, perfino dieci volte. Alla fine Claudio intervenne contro l'abuso dell'instauratio, e prescrisse che i giuochi del circo non potessero essere instaurati per la durata maggiore di un giorno.
Bibl.: J. Marquardt, T. Mommsen, Hand. der. röm. Altertümer, 2ª ed., VI, Lipsia 1885, p. 485 seg.; Chr. Werner, De feriis Latinis, Lipsia 1888, p. 38 e passim; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 454 seg.; J. Toutain, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant., II, p. 1362 segg.