INTAVOLATURA (fr. tablature; sp. entabladura; ted. Tabulatur; ing. tablature)
Sistema di notazione largamente diffuso (dal sec. XV al XVII) nel campo dell'arte strumentale. Ebbe caratteri suoi proprî, schiettamente strumentali; e servì, in particolar modo, alla trascrizione di musiche vocali polifoniche per uso degli strumenti polifonici più diffusi, quali l'organo, il cembalo, il liuto e la chitarra. Segni specialmente usati nelle intavolature furono le lettere dell'alfabeto e i numeri; lettere e numeri che, disposti uno sopra l'altro come le note delle moderne partiture, indicavano, a volte, la nota precisa da intonare, a volte (e questo accadeva specialmente nelle intavolature per strumenti a corde pizzicate) il tasto sul quale la corda doveva essere premuta dal dito del suonatore. Caratteri comuni a quasi tutte le intavolature furono l'uso della "stanghetta", la quale fu conosciuta e praticata nelle musiche strumentali assai prima che nelle musiche vocali, e l'uso di speciali segni che posti sopra le cifre o le lettere delle musiche intavolate indicavano con la massima esattezza la durata da dare ai suoni.
I primi accenni d'intavolatura risalgono certamente ai secoli anteriori all'undecimo, quando, usandosi, per la scrittura della musica vocale, la incerta e mal sicura notazione neumatica, venne contrapposta a questa, nel campo della musica strumentale (e particolarmente, forse, nel campo della musica d'organo) la vecchia scrittura alfabetica che per il preciso significato dei suoi segni conveniva alla musica strumentale meglio assai che la neumatica. Ma la nostra conoscenza dei primi saggi d'intavolatura è troppo scarsa perché si possa seguirne lo sviluppo attraverso i lontani secoli del Medioevo. Basti, quindi, farne qui soltanto cenno, notando però che un vero e proprio sistema d'intavolatura regolarmente costituito appare soltanto dal sec. XV in poi. L'epoca del contrappunto e della grande polifonia vocale, che dal sec. XV si spinge sino al XVII, è, infatti, il periodo di tempo che più appare propizio al fiorire dell'intavolatura. In quei secoli l'arte strumentale si svolge, seguendo l'impulso dato dalla musica polifonica vocale, con sempre maggior ampiezza, dando vita alla tecnica organistica e clavicembalistica e specialmente facendo fiorire l'arte del liuto e, in generale, degli strumenti a pizzico, mentre la scuola degli strumenti ad arco sta preparando la prossima sua mirabile ascesa. Ma poiché manca del tutto agli strumenti dell'epoca un repertorio di musiche espressamente scritte per essi e poiché il fascino della composizione polifonica è grande in quell'epoca, l'arte strumentale si volge verso quella composizione e ne trae numerosi pezzi che vengono trasformati e rinnovati in ordine alle possibilità delle varie scuole e dei varî tipi di strumenti. Così fiorisce allora l'intavolatura che dà modo alla tecnica dei varî strumenti di svilupparsi e di perfezionarsi e, mentre prepara la fioritura della futura grande composizione schiettamente strumentale, compie, nel frattempo, una preziosa opera di volgarizzazione, diffondendo, per mezzo delle numerose trascrizioni, la conoscenza delle grandi opere della scuola polifonica italiana e straniera.
Numerosi sono gli strumenti per i quali possono essere composte intavolature; ma poiché la maggior parte d'essi non è che la variante d'un tipo fondamentale, così le intavolature che per essi sono scritte possono, in realtà, ridursi a due sole grandi categorie, le seguenti: 1ª, per gli strumenti a tastiera (organo, cembalo e loro varietà); 2ª, per gli strumenti a corda (e particolarmente per gli strumenti a corda pizzicata, come il liuto e la chitarra).
La prima categoria, nella quale vengono comprese soltanto intavolature d'organo e di clavicembalo, si presenta sotto due forme distinte. Nella prima, che è detta tedesca, e che fiorì nei secoli tra il XV e il XVII, i suoni sono rappresentati da lettere che non si appoggiano ad alcuna specie di rigo e che, per esser disposte in serie successive, le une sopra le altre, ricordano assai le forme della partitura moderna. Di così fatta intavolatura esistono ancora numerosi saggi che testimoniano della diffusione di cui godette quella forma di scrittura nei secoli del Rinascimento. Nella seconda forma, che è assai prossima alla notazione moderna e che può dirsi schiettamente italiana, l'intavolatura ammette la coesistenza di due righi sui quali sono segnate non più lettere dell'alfabeto, ma note musicali. La particolarità di quella scrittura, molto diffusa in Italia, dove fiorì specialmente nel sec. XVII (vedi ad esempio le opere di G. Frescobaldi), sta nel fatto che ognuno dei due righi ha un differente numero di linee. Assai spesso, infatti, contro 6 0 7 linee del rigo superiore stanno 7 0 8 linee del rigo inferiore. La difficoltà della lettura, prodotta dal numero imbarazzante delle linee, è però attenuata a sufficienza dall'esistenza nel rigo inferiore e, talvolta anche nel rigo superiore, di due chiavi che contribuiscono a rendere relativamente agevole la lettura di quella musica. Della stessa forma è l'intavolatura detta francese che, come l'italiana, si compose di due righi, l'uno sovrapposto all'altro; si allontana, invece, da tali forme d'intavolatura quella spagnola che, introducendo nel rigo cifre invece che note, s'avvicina piuttosto all'intavolatura italiana per liuto.
La seconda categoria comprende, come è stato detto sopra, le intavolature composte per uso degli strumenti a corda e, in specie, per quelli a corda pizzicata. Per la varietà allora esistente tra gli strumenti di tale famiglia, quelle intavolature differivano alquanto l'una dall'altra a seconda delle qualità dello strumento al quale erano destinate. In tutte, però, le lettere e i numeri formanti l'intavolatura non rappresentavano suoni, ma tasti, mentre le linee del rigo corrispondevano alle corde dello strumento; a queste particolarità si aggiungeva, poi, l'uso della stanghetta e dei segni di durata tratti dalla forma delle note nelle musiche vocali dell'epoca.
Anche le intavolature della seconda categoria si dividevano in classi rispondenti alle grandi scuole italiana, francese, tedesca. L'italiana (cui si univa la spagnola) e la francese non avevano differenze sostanziali. Nella prima i tasti che suddividevano il manico dello strumento erano indicati da numeri che partendo dallo zero (corda a vuoto) salivano, in ogni linea, sino all'otto e al nove segnando, fra un tasto e l'altro, la distanza d'un semitono. Nella seconda, invece, i tasti s'indicavano con lettere dell'alfabeto, che partendo dall'a (corda a vuoto) raggiungevano a volte i limiti lontani dell'i e dell'H. Mentre, poi, nell'intavolatura francese il rigo si presentava nell'ordine consueto avendo in alto la linea indicante la corda più acuta, nell'italiana il rigo si mostrava capovolto, sicché la linea più bassa rappresentava la corda più acuta e viceversa. In entrambe le categorie, infine, i segni di durata erano collocati in alto sopra la serie dei numeri o delle lettere, prendendo la forma delle note musicali usuali, spesso limitate, però, alle sole antenne. Assai diversa e molto più complicata delle precedenti si mostrava, invece, l'intavolatura tedesca. In essa, infatti, era escluso del tutto il rigo, rappresentante nelle altre intavolature le varie corde dello strumento; ed era diversamente considerato, nella progressione dei suoni, l'ordine semitonale che nelle intavolature italiana e francese era, per contro, strettamente osservato. I suoni, infine, erano rappresentati da un numero, non limitato, di lettere alle quali potevano essere aggiunti anche speciali segni supplementari.
Nel dare, qui, alcuni esempî d'intavolatura e aggiungendo che la pratica dell'intavolare si estese anche alle composizioni di certi strumenti a fiato, quale, ad esempio, il flauto, notiamo che numerosissime furono le opere d'intavolatura pubblicate tra il 1400 e il 1600. Le quali hanno anche oggi grande importanza, per il loro preciso significato delle lettere e dei numeri che giova all'esatta interpretazione da darsi a molte musiche vocali di quell'epoca, cui le usanze e le leggi musicali impedivano una completa riproduzione grafica (specialmente in rapporto alle alterazioni cromatiche).
Per un'idea della grandissima produzione di musiche in quel ramo dell'arte, nei secoli anzidetti, v. J. Wolf, Handbuch der Notationskunde, II, 1ª parte, Lipsia 1919 (con un copioso elenco d'autori di musiche intavolate per organo, per cembalo, per liuto, per chitarra, ecc.).