INTERCOLUMNIO
(intercolumnium). − È lo spazio compreso tra due colonne, misurato in corrispondenza del diametro inferiore, che è di solito assunto come unità di misura.
Vitruvio (iii, 3) classificò gli i. in cinque categorie: picnostilo di 11/2 diametro, sistilo di 2 diametri, eustilo di 21/4 diametri, diastilo di 3 diametri, areostilo maggiore di 3 diametri. In realtà gli i. variarono sempre, ubbidendo spesso a esigenze d'ordine tecnico e pratico. Così gli Etruschi, che usavano architravi di legno, ebbero i. molto maggiori dei Greci che usavano epistili di pietra; i Romani, che talvolta fecero intervenire la piattabanda ad aiutare la resistenza dell'architrave, poterono in alcuni casi dare all'i. notevole ampiezza. Per ovvi motivi, specialmente d'ordine pratico, nei porticati delle piazze, delle strade o delle case, gli i. avevano in genere ampiezza molto maggiore che nei colonnati dei templi.
Nel periodo greco, che è quello della più tipica applicazione degli ordini architettonici (v.), quasi sempre l'ampiezza relativa dell'i., che varia da una fronte all'altra di uno stesso edificio e decresce dal centro agli estremi di ciascuna fronte, aumenta col progresso dello stile. È da ricordare nell'ordine dorico greco la speciale disposizione, poi abbandonata nel romano, per cui a causa della rispondenza tra colonne e triglifi, si faceva minore degli altri l'i. d'angolo. I. maggiori del normale si usarono spesso per le colonne binate, per quelle addossate a una parete, o, meglio ancora, inalveolate in essa.
Bibl.: C. Chipiez, in Dict. Ant., I, Parigi 1887, p. 1339 ss.; Perrot-Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, VII, Parigi 1898, p. 449 ss.; G. Giovannoni, Corso d'architettura, I, Roma 1932.