interdipendenza
Relazione fra due o più variabili (o fra due e più settori), quando il valore di ciascuna di esse (di ciascuno di essi) dipende da quello assunto dalle altre (dagli altri). In tutti i fenomeni economici le variabili sono legate da relazioni interdipendenti. Occorre tenere conto, però, che l’analisi di tutti questi possibili legami dà luogo a non pochi problemi interpretativi, in quanto si perdono di vista i nessi causali fondamentali e, di conseguenza, la possibilità d’individuare le leve su cui agire per interventi di politica economica. Per tale ragione, gli economisti preferiscono limitarsi a prendere in esame, in maniera interdipendente, solo quei rapporti dove l’i. è cruciale ai fini della comprensione del fenomeno che si vuole spiegare, rappresentando in maniera causale le altre relazioni. L’abilità di chi elabora il modello sta nella capacità di rompere i legami di i. non essenziali. Ci sono molti esempi in questa direzione. J.M. Keynes nella sua opera The general theory of employment, interest and money (1936) ha relegato la determinazione del saggio di interesse al mercato monetario (➔), per lasciare al prodotto nazionale il compito di equilibrare l’offerta e la domanda desiderata di beni, così da arrivare, attraverso la cruciale i. fra consumo e reddito, al concetto di equilibrio di sottoccupazione (➔). La sintesi neoclassica, tentando di reinserire tutte le i. volutamente eliminate da Keynes, ha operato in maniera metodologicamente contraria alla logica keynesiana. Un altro esempio è rappresentato da W. Leontief il quale, prendendo come data la domanda finale delle varie merci, ha potuto studiare le i. tecnologiche fra le diverse industrie e la condizione che deve essere soddisfatta per assicurare il pieno utilizzo della forza lavoro (➔). In questo contesto, L.L. Pasinetti, mediante l’operazione di iperintegrazione verticale, si è liberato delle i. settoriali, al fine di studiare la dinamica strutturale dei sistemi in crescita.