interferometro
Strumento per la misura di distanze basato sulle proprietà di interferenza delle onde luminose. In astronomia gli interferometri vengono usati per misurare il diametro dei pianeti, la distanza tra stelle doppie e i diametri stellari. Un interferometro particolarmente famoso è quello ideato da Albert A. Michelson nel 1880 e da lui utilizzato insieme a Edward W. Morley per realizzare l’esperimento che porta il loro nome. Nell’interferometro di Michelson un fascio collimato di luce viene scomposto, mediante uno specchio semiargentato, in due fasci perpendicolari di uguale intensità che percorrono un’uguale distanza prima di incontrare due specchi che li riflettono. Subita la riflessione, i due fasci compiono il cammino inverso e vanno a interferire, originando una certa successione di anelli circolari concentrici alternativamente luminosi e scuri (figura di interferenza). Se il cammino ottico lungo i due bracci dell’interferometro è per qualche motivo modificato, gli anelli concentrici si spostano ed è possibile stabilire una relazione tra lo spostamento degli anelli e la deformazione del cammino ottico. Originariamente Michelson aveva ideato lo strumento per verificare l’esistenza di un etere in quiete assoluta; la Terra, infatti, nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole si muove con una velocità di circa 30 km/s. Il moto della Terra attraverso l’ipotetico mezzo etereo in quiete avrebbe alterato la velocità della luce nei due bracci modificando il cammino ottico dei due fasci di luce. Il risultato nullo dell’esperimento fu importante per i successivi sviluppi della fisica. Utilizzando lo stesso schema dell’interferometro di Michelson e Morley si sono oggi costruiti apparecchi ultrasensibili con cammini ottici perpendicolari della lunghezza di chilometri. Con questi strumenti si spera di verificare l’esistenza delle onde gravitazionali, la cui presenza dovrebbe modificare la lunghezza dei cammini ottici e manifestarsi nella variazione delle figure di interferenza.