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generico, interlocutore

di Riccardo Cimaglia - Enciclopedia dell'Italiano (2010)
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generico, interlocutore

Riccardo Cimaglia

Definizione

Con l’espressione interlocutore generico si designa, in senso lato, l’interlocutore indeterminato, implicito, non identificato a cui ci si rivolge durante l’enunciazione. A tale uso si ricorre nel discorso per alludere o a un interlocutore qualunque, con cui ciascuno può identificarsi, o a un individuo indeterminato, che non si conosce o non si vuol nominare: tale risorsa serve specialmente per evocare casi generali, formule normative e simili.

Su questa nozione non si hanno tuttora trattazioni sistematiche e, guardando alle più autorevoli grammatiche, si trovano solo cenni in Serianni, a proposito del dativo etico (Serianni 1988: 85, 214, 429) e in Renzi, Salvi & Cardinaletti (1995: 157) riguardo alle frasi iussive.

Forme

L’italiano può far riferimento a una persona generica in tre modi.

(a) Con la seconda persona singolare (il cosiddetto tu generico). È questo il caso in cui si può parlare di interlocutore generico in senso stretto. Queste forme si adoperano specialmente in frasi fatte di tipo esclamativo (➔ esclamative, formule):

(1) ma tu guarda quello che mi doveva capitare!

(2) pensa un po’!

(3) pensa tu!

(4) figurati!

Se ne hanno esempi anche nel latino classico e medievale: Sed confecto proelio, tum vero cerneres quanta audacia quantaque animi vis fuisset in exercitu Catilinae (Sallustio 1992: 94) («finita la battaglia, avresti potuto vedere quanto coraggio e valentia ci fossero nell’esercito di Catilina»); Eandem enim conclusionem demonstrat astrologus et naturalis, puta quod terra est rotunda (San Tommaso d’Aquino 1984: 45) («anche l’astrologo naturale dimostra la stessa conclusione: immagina tu che la terra è rotonda»).

Spesso l’interlocutore generico è segnalato dal clitico di seconda persona singolare (➔ dativo etico):

(5) Che ti fanno i bergamaschi? Spediscono a Venezia Lorenzo Torre, un dottore, ma di quelli! (Manzoni 1995: 260)

(6) che ragazza! roba che a vederla te la sposi subito

(7) vado da Maria e chi ti trovo? Antonio!

Talvolta si può trovare anche la seconda persona plurale (in questo caso l’emittente fa riferimento a più destinatari generici):

(8) Oh povero me! vedete se quelle due figuracce dovevano piantarsi sulla mia strada, e prenderla con me! (Manzoni 1995: 19)

Nelle frasi iussive (➔ imperativo) la seconda persona può anche essere sostituita dalla terza, attraverso il passivo o con il si impersonale: che il lavoro sia terminato per domani; si faccia tutto come stabilito (qui potrebbe anche essere incluso l’emittente, nel senso di «facciamo tutto come stabilito»); non accostarsi in curva.

(b) Con la prima persona plurale, per mezzo della quale l’emittente si riferisce implicitamente a sé stesso:

(9) Morremo. Il velo indegno a terra sparto

rifuggirà l’ignudo animo a Dite (Leopardi 1987: 41)

(10) – Vedremo – diceva tra sé: egli pensa alla morosa; ma io penso alla pelle (Manzoni 1995: 24)

(11) supponiamo che la base sia maggiore dell’altezza

Inoltre, sempre per amplificare il grado di genericità, si può ricorrere al si passivante:

(12) Se Renzo si potesse mandare in pace con un bel no, via; ma vorrà delle ragioni; e cosa ho da rispondergli, per amor del cielo? (Manzoni 1995: 19)

Si noti che si potesse mandare in pace vale «io potessi mandare in pace»; o con il si impersonale:

(13) Si ciarlò lunga pezza. Mentr’io stava per congedarmi, tornò Teresa (Foscolo 1995: 15)

(14) Buon giorno Perpetua: io speravo che oggi si sarebbe stati allegri insieme (Manzoni 1995: 28).

(c) Con la terza persona (sarebbe meglio parlare qui di soggetto generico; ➔ soggetto). Il riferimento a una terza persona generica si attua mediante il si impersonale:

(15) Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie (Ungaretti 2009: 125)

(16) in questo ristorante si mangia bene

Come si vede da questi ultimi esempi, occorre distinguere il si impersonale (➔ impersonali, verbi), che si riferisce propriamente a una terza persona, da quello adoperato per riferirsi alla prima.

Altro mezzo per riferirsi a un soggetto generico è l’indefinito uno:

(17) Uno crede che dopo rinasce la vita (Pavese 1962: 128)

(18) se uno non studia, lo bocciano

In italiano antico, per influsso del francese, si poteva trovare l’indefinito on:

(19) Lo non-poter mi turba,

com’on che pinge e sturba

(Jacopo da Lentini in Segre & Ossola 1997: 34).

Fonti

Foscolo, Ugo (1995), Opere, a cura di F. Gavazzeni, F. Longoni & M.M. Lombardi, Torino, Einaudi-Gallimard, 2 voll., vol. 2° (Prose e saggi).

Leopardi, Giacomo (1987), Poesie e prose, a cura di R. Damiano & M.A. Rigoni; con un saggio di C. Galimberti, Milano, Mondadori, 2 voll., vol. 1º (Poesie).

Manzoni, Alessandro (1995), I Promessi Sposi. Storia della colonna infame, edizione a cura di A. Stella & C. Repossi, Torino, Einaudi-Gallimard.

Pavese, Cesare (1962), Poesie edite e inedite, a cura di I. Calvino, Torino, Einaudi.

Sallustio, Gaio Crispo (1992), De coniuratione Catilinae, a cura di G. Pontiggia, Milano, Mondadori.

San Tommaso d’Aquino (1984), La Somma teologica. Testo latino dell’edizione leonina, traduzione e commento a cura dei Domenicani italiani, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 33 voll., vol. 1º, Esistenza e natura di Dio (1., qq. 1-13).

Ungaretti, Giuseppe (2009), Vita d’un uomo. Tutte le poesie, a cura e con un saggio introduttivo di C. Ossola, Milano, Mondadori.

Virgilio, Publio Marone (1990), Bucoliche, a cura di M. Cavalli, Milano, Mondadori.

Studi

Renzi, Lorenzo, Salvi, Giampaolo & Cardinaletti, Anna (a cura di) (1995), Grande grammatica italiana di consultazione, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll., vol. 3° (Tipi di frasi, deissi, formazione delle parole).

Segre, Cesare & Ossola, Carlo (a cura di) (1997), Antologia della poesia italiana, Torino, Einaudi-Gallimard, 5 voll., vol. 1º (Duecento-Trecento).

Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.

Vedi anche
testo Il contenuto di uno scritto o di uno stampato, ossia l’insieme delle parole che lo compongono, considerate non solo nel loro significato ma anche nella forma precisa con cui si leggono nel manoscritto o nell’edizione a cui ci si riferisce. Con valore restrittivo, il corpo originale di uno scritto, distinto ... moralità Forma drammatica, diffusasi in Francia nel 15° sec., intessuta di figure allegoriche, a scopo di edificazione; drammi analoghi furono composti in inglese e in latino. Assunse anche carattere di satira, e il nome si estese a opere drammatiche che si staccavano dal teatro sacro per confondersi con i primi ... crestomazia Raccolta di brani scelti di autori. C. è l’opera di Proclo giunta a noi riassunta nei primi due libri della Bibliotheca di Fozio (9° sec.), importante fonte per la conoscenza del ciclo epico. In età moderna il nome fu ripreso da G. Leopardi (C. della prosa italiana, 1827; C. della poesia italiana, 1... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per l. l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque; ...
Indice
  • 1 Definizione
  • 2 Forme
  • 3 Fonti
  • 4 Studi
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  • GRAMMATICA in Lingua
Tag
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Vocabolario
interlocutóre
interlocutore interlocutóre s. m. (f. -trice) [der. del lat. interlŏqui «interloquire», part. pass. interlocutus]. – La persona con cui si parla: rivolgersi al proprio i.; interrompere il proprio interlocutore. In senso più ampio, chi prende...
genèrico
generico genèrico agg. [der. di genere] (pl. m. -ci). – 1. a. Propriam., che concerne tutto un genere; quindi, non specifico, non particolare: definizione g.; significato g. di un vocabolo, il suo significato più ampio e comprensivo, dal...
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