interno
L'aggettivo ricorre solo nel Paradiso, usato in senso proprio o figurato. Nel primo caso (XXIII 115 Lo real manto di tutti i volumi / del mondo... avea sopra di noi l'interna riva) è detto del limite fra l'ottavo e il nono cielo, cioè della " superficie concava che confina col cielo stellato " (Sapegno). In contesto figurato è riferito alla disposizione affettiva verso Dio delle anime che si muovono più o meno velocemente, secondo l'‛ interiorità ', cioè la ‛ profondità ' della visione di Dio di cui fruiscono: VIII 21 vid'io... altre lucerne / muoversi in giro più e men correnti, / al modo, credo, di lor viste interne.
L'edizione Petrocchi mantiene in questo luogo la lezione interne, dove altri editori leggevano eterne, avanzando l'ipotesi, come ad es. il Chimenz, che possa trattarsi di varianti d'autore (v. Petrocchi, ad l.). Le due lezioni paiono ugualmente plausibili al Muscetta, che cita un luogo del commento al De coelesti Hierarchia di Dionisio, lasciatoci da Ugo da San Vittore: " interna namque et aeterna bona rationales animi per solam charitatem percipiunt ".
In altri due luoghi i. è in relazione con stati d'animo o pensieri dello stesso poeta: Pd XVII 9 Manda fuor la vampa / del tuo disio... / segnata bene de la interna stampa, dove, poiché stampa è " figura impressa ", mantenendo il traslato si dirà " il desiderio impresso e racchiuso nell'animo tuo "; e XXIV 57 perch' ïo spandessi / l'acqua di fuor del mio interno fonte, nella metafora che allude ai pensieri racchiusi nella mente che intorno alla fede D. esternerà a s. Pietro. V. INTERIORE; INTIMO.
Bibl. - C. Muscetta, in Lect. Scaligera III 273.