interrogative indirette
Le interrogative indirette sono frasi subordinate che hanno la forma di una domanda che non è autonoma, come quella veicolata dalle ➔ interrogative dirette (1), ma dipende da un verbo (2-3), un aggettivo (4) o un nome (5), e può essere riportata in un luogo e in un tempo diversi da quelli in cui è (o è stata) formulata (Fava 20012: 698 e 714-715):
(1) quanti anni hai?
(2) le ho chiesto quanti anni aveva
(3) le è stato chiesto quanti anni avesse
(4) ero incerto su quanti anni avesse
(5) alla mia domanda su quanti anni avesse non rispose
Generalmente l’interrogativa indiretta non corrisponde a un atto di domanda, ma ne è piuttosto il resoconto. Essa corrisponde a un atto di domanda solo quando dipende da un verbo del tipo chiedere, domandare, ecc., riportato alla prima persona singolare (Fava 20012: 677) o alla prima persona plurale del presente indicativo nella forma affermativa, come in (6) e in (7) (➔ completive, frasi; ➔ oggettive, frasi). Negli altri casi, l’interrogativa indiretta è il resoconto di una domanda che facciamo, ci facciamo, abbiamo fatto o ci siamo fatti noi stessi, come in (2), (4) e (5), o che fanno, si fanno, hanno fatto o si sono fatti altri che non necessariamente partecipano alla conversazione o all’atto comunicativo, come in (8), in (9), in (10) e in (11). All’interrogativa diretta: Licia, dove sei stata in vacanza?, corrispondono le seguenti frasi interrogative indirette:
(6) Licia, ti chiedo dove sei stata in vacanza
(7) Licia, ti chiediamo dove sei stata in vacanza
(8) il padre sta chiedendo a Licia dov’è stata in vacanza
(9) il padre e la madre stanno chiedendo a Licia dov’è stata in vacanza
(10) il padre si sta chiedendo dove sia stata in vacanza Licia
(11) il padre ha chiesto a Licia dov’è stata in vacanza
Come risulta dagli esempi, le frasi interrogative indirette non hanno né il punto interrogativo né l’intonazione ascendente caratteristica delle interrogative dirette; il verbo, l’aggettivo o il nome da cui dipendono fanno parte di una frase sovraordinata (Serianni 1988: cap. XIV, § 85). Generalmente essi precedono l’interrogativa indiretta, ma possono anche seguirla, il che avviene in tutti i casi in cui chi parla o scrive voglia mettere in evidenza l’interrogativa dislocandola a sinistra rispetto all’elemento reggente, come in (12), (13) e (14), ed eventualmente riprendendola mediante un pronome atono a lei riferito (13; nel caso specifico, il pronome atono che riprende l’interrogativa è lo):
(12) come abbia fatto a scappare, non si sa
(13) come abbia fatto a scappare, non lo so
(14) come abbia fatto a scappare, è un mistero.
Anche le interrogative indirette, come le interrogative dirette, possono essere distinte in due diverse categorie:
(a) interrogative indirette canoniche o non marcate e interrogative indirette non canoniche o marcate;
(b) interrogative indirette totali, interrogative indirette parziali e interrogative indirette disgiuntive o alternative.
Le interrogative indirette canoniche sono il resoconto di domande la cui ragion d’essere è quella di ottenere una risposta (15):
(15) il professore chiese ai ragazzi che cosa avessero fatto mentre lui non c’era
Le interrogative indirette non canoniche sono il resoconto di domande la cui ragion d’essere non è quella di ottenere una risposta. Diversamente che per le interrogative dirette, l’intera classe delle interrogative indirette non canoniche è coperta dalle interrogative indirette retoriche, che sono il resoconto di domande alle quali non è previsto che si dia una risposta, perché il loro formulatore già la conosce o già se la è data (16-17):
(16) l’oratore, rivolgendosi al pubblico, chiese se la pace non sarebbe stata un vantaggio per tutti
(17) Gianni sta chiedendo a tutti noi se sia giusto tradire un amico.
Le interrogative indirette totali sono il resoconto di una domanda (18) lasciata aperta a due possibili valori, uno affermativo e uno negativo (19) (Fava 20012: 677):
(18) gli aveva chiesto se aveva [o avesse] voglia di mangiare
(19) aveva voglia di mangiare ~ non aveva voglia di mangiare
Come nell’es. precedente, le interrogative indirette totali sono sempre introdotte dalla congiunzione interrogativa se.
Le interrogative indirette parziali sono il resoconto di una domanda lasciata aperta a un’infinita possibilità di valori, e cioè a tutti quelli attribuibili alle parole interrogative che le aprono, che sono le stesse che introducono le interrogative dirette parziali, e precisamente:
(a) avverbi interrogativi che funzionano da congiunzioni (come, dove, quando, quanto, perché; Serianni 1988: cap. XIV, § 83):
(20) mi ha chiesto come mi chiamavo, dove stessi andando, quando ero arrivato e quanto mi sarei trattenuto
(21) non so perché Mario si sia comportato così
(b) aggettivi e pronomi interrogativi (chi, che cosa, cosa, che, quale, quanto), anche preceduti da preposizioni:
(22) non so chi verrà a cena
(23) Vincenzo si chiede quale corso scegliere
(24) dimmi con chi stai parlando
(25) non sapevo con che cosa aprire la porta
Se il contesto lo consente, l’interrogativa indiretta parziale ammette l’ellissi di tutti i suoi costituenti a eccezione della parola interrogativa, come in (26) e in (27) (Serianni 1988: cap. XIV, § 85; Fava 20012: 718):
(26) devo andarmene, ma non so dove [sottinteso: devo andarmene]
(27) aveva capito che Marco sarebbe partito, ma non sapeva quando [sottinteso: sarebbe partito]
L’introduttore, sia esso il se o la parola interrogativa (eventualmente preceduta da preposizione), è sempre in posizione iniziale dell’interrogativa indiretta, tranne che nei casi in cui sia preceduto da un costituente della frase messo in evidenza attraverso la dislocazione (➔ dislocazioni) alla sinistra dell’elemento interrogativo, come in (28) e in (29) (Fava 20012: 676 e 713):
(28) non so, i ragazzi, se li aiuta qualcuno
(29) non so, i ragazzi, chi li aiuta
Nelle interrogative indirette totali il soggetto, se espresso, generalmente precede il verbo, come in (30); tuttavia, in forza di alcune variabili, è anche possibile una sua diversa collocazione. Se, per es., la richiesta d’informazione si concentra sul soggetto piuttosto che sull’intera frase, il soggetto può seguire il verbo, come in (31), oppure può essere estratto dall’interrogativa indiretta e dislocato a sinistra del verbo reggente, come in (32). Nelle interrogative indirette parziali, invece, il soggetto, se espresso, generalmente segue il verbo, come in (33), fermo restando il fatto che, se lo si vuole mettere in evidenza, lo si può collocare a sinistra del suo predicato, come in (34), o lo si può anche estrarre dall’interrogativa indiretta e dislocarlo a sinistra del verbo reggente, come in (35):
(30) non so se Marco è [o sia] arrivato
(31) non so se è [o sia] arrivato Marco
(32) Marco, non so se è [o sia] arrivato
(33) non so quando è [o sia] arrivato Marco
(34) non so quando Marco è [o sia] arrivato
(35) Marco, non so quando è [o sia] arrivato
Le interrogative indirette disgiuntive sono il resoconto di una domanda lasciata aperta a due alternative, che vengono sempre esplicitate. La prima alternativa è sempre introdotta da se, la seconda è introdotta da o o oppure:
(36) non so se rifiutare o accettare
(37) è difficile stabilire se si tratti di un quadro autentico oppure di un falso.
Non tutti i verbi, gli aggettivi e i nomi possono reggere un’interrogativa indiretta, ma soltanto alcuni che appartengono a determinate aree di significato. La lista che segue, che li presenta in dettaglio, è ricavata da Fava (20012: 700-702; ➔ completive, frasi):
(a) verbi che rinviano al significato di «domandare» come domandare (domandarsi), chiedere (chiedersi), interrogare (interrogarsi), indagare, cercare di sapere, informarsi, esaminare; e nomi corrispondenti come domanda, richiesta, ecc.:
(38) Marco chiede [si domanda, cerca di sapere, ecc.] se vogliamo andare al mare
(39) alla domanda di Marco se volessimo andare al mare rispondemmo di no
(b) verbi che rinviano al significato di «dubitare», come dubitare, esitare, mettere in dubbio, e nomi e aggettivi corrispondenti come dubbio, insicurezza, dubbioso, incerto, insicuro:
(40) dubito se accettare l’invito o no
(41) ho il dubbio se accettare l’invito o no
(42) sono incerto se accettare l’invito o no
(c) verbi che rinviano al significato di «dire», come dire, indicare, informare, raccontare, mostrare, e nomi corrispondenti come informazione, indicazione, racconto:
(43) mi raccontò perché lo aveva fatto
(44) abbiamo raccolto molte informazioni su come operino i servizi segreti
(d) verbi di percezione, come vedere, guardare, osservare:
(45) hai visto quanto si è fatto grande Carletto?
(e) verbi che rinviano al significato di «conoscere» e «non conoscere», come sapere, ricordare, sentire, essere a conoscenza, rendersi conto, accorgersi, scoprire, notare, trovare, imparare, ignorare, dimenticare; e nomi e aggettivi corrispondenti, come consapevolezza, ricordo, scoperta, ignoranza, conscio, consapevole, ignaro, ecc.:
(46) ricordava bene quanto lo avesse amato
(47) il ricordo di quanto lo avesse amato era forte
(48) scoprì all’improvviso quanto lo avesse amato
(49) la scoperta improvvisa di quanto lo avesse amato la sconvolse
(50) aveva dimenticato quanto lo avesse amato
(f) verbi che rinviano al significato di «decidere», come decidere, determinare, specificare, controllare, essere d’accordo; e nomi e aggettivi corrispondenti come decisione, determinazione, specificazione, deciso, risoluto, ecc.:
(51) il governo non ha ancora deciso quali misure adottare contro la crisi
(52) la decisione su quali misure adottare contro la crisi non è stata ancora presa
(53) il governo non è deciso su quali misure adottare contro la crisi
(g) verbi che esprimono ipotesi, come ipotizzare, indovinare:
(54) indovina chi è venuto a trovarci
(h) verbi che indicano rilevanza, come importare, curarsi, essere rilevante, ecc.:
(55) non mi importa chi sia lui
(56) non è rilevante chi sia lui
A margine, mette conto notare che:
(a) tutti i verbi fin qui elencati possono reggere, oltre che le interrogative indirette, anche frasi subordinate di altro tipo (Fava 20012: 712), e in particolare le oggettive e le soggettive (➔ completive, frasi; ➔ oggettive, frasi; ➔ soggettive, frasi), che hanno molte affinità con le interrogative indirette (Serianni 1988: cap. XIV, § 83), al punto che alcuni studiosi considerano queste ultime un loro sottotipo (Prandi 2006: 155);
(b) quando l’interrogativa indiretta parziale dipende da un verbo, un nome o un aggettivo che abbiano una determinata ➔ reggenza preposizionale, come in (57) a., (58) a., (59) a., (60) a. e (61) a., la parola interrogativa è preceduta dalla preposizione richiesta dalla reggenza, come in (57) b., (58) b., (59) b., (60) b. e (61) b.:
(57) a. dubito sul nome del bambino
b. dubito su che nome dare al bambino
(58) a. ho una domanda sulla crisi
b. ho una domanda su quanto durerà la crisi
(59) a. il governo è incerto sulle misure anticrisi
b. il governo è incerto su quali misure anticrisi assumere
(60) a. il racconto delle sue sofferenze ci commosse
b. il racconto di quanto avesse sofferto ci commosse
(61) a. sono informato dell’andamento delle cose
b. sono informato di come siano andate le cose
Le interrogative indirette possono avere il verbo all’indicativo, come in (62), (63) e (64); al congiuntivo, come in (65) e (66); al condizionale, come in (67), (68) e (69); all’infinito presente, come in (70), (71) e (72):
(62) mi domando che cosa ho fatto di male
(63) spiegami chi è il tuo amico
(64) ditemi se verrete a cena
(65) nessuno sa dove sia
(66) ignoro che cosa stia combinando
(67) non so se verrebbe volentieri
(68) mi chiedo che cosa avresti fatto se fossi stato al mio posto
(69) domanda a Sandra se uscirebbe con me
(70) non so a chi rivolgermi
(71) si chiede dove andare
(72) è in dubbio se restare
Sui meccanismi che determinerebbero l’uso dell’indicativo e del congiuntivo non solo nelle interrogative indirette, ma anche in frasi subordinate a queste affini, così in italiano come in altre lingue, si è scritto molto (Schneider 1999: 26-34; Renzi, Salvi & Cardinaletti 20012: vol. 2°, 890-895). Per quel che riguarda l’italiano in particolare, la ricerca della regola che dia conto del vario distribuirsi di questi due modi verbali in queste frasi è ancora in atto. L’opinione più corretta è che la scelta di indicativo e congiuntivo nelle frasi interrogative indirette e in altre frasi subordinate consimili, come le soggettive e le oggettive, non obbedisca a una sola regola, ma si adatti a un ventaglio di possibilità (Prandi 2002: 32-33) collegate, in molti casi, a una libera scelta del parlante, svincolata da ragioni di ordine grammaticale, contestuale e perfino di registro.
In linea generale, un’interrogativa indiretta dipendente da uno dei verbi, nomi o aggettivi che rientrano nei gruppi elencati in precedenza ammette sia l’indicativo sia il congiuntivo, con le seguenti precisazioni (ricavate in larga parte da Wandruszka 20012: 467-472):
(a) se è retta dal presente indicativo del verbo sapere nella forma affermativa, l’interrogativa indiretta ha il verbo all’indicativo:
(73) so quanto le vuoi bene
(74) so quanto le hai voluto bene
(b) se il presente di sapere è alla forma negativa, come in (75), se sapere è al passato, come in (76), se l’interrogativa indiretta precede la frase reggente per ragioni di messa in evidenza, come in (77), possono aversi sia l’indicativo sia il congiuntivo:
(75) a. non so quanto le vuoi bene
b. non so quanto tu le voglia bene
(76) a. sapevo quanto le volevi bene
b. sapevo quanto le volessi bene
(77) a. quanto le vuoi bene, lo sappiamo tutti
b. quanto tu le voglia bene, lo sappiamo tutti
(c) se è retta da una forma del verbo dire, l’interrogativa indiretta ha sempre l’indicativo, come in (78), a meno che non sia anteposta alla reggente per ragioni di messa in evidenza come in (79), nel qual caso può avere anche il congiuntivo:
(78) dimmi con chi vai e ti dirò chi sei
(79) a. chi è stato, non te lo dico
b. chi sia stato, non te lo dico
(d) se è retta da un verbo di percezione in forma affermativa, l’interrogativa indiretta ha sempre l’indicativo, come in (80), a meno che essa non sia anteposta alla reggente per ragioni di messa in evidenza come in (81), nel qual caso può avere anche il congiuntivo:
(80) ho visto come si è ridotto
(81) a. come si è ridotto, l’ho visto
b. come si sia ridotto, l’ho visto
Il verbo al condizionale può aversi quando l’interrogativa si presenti come conseguenza di una condizione, espressa (come in 68: se fossi stato al mio posto) o non espressa (come in 67 e in 69: la condizione implicita può essere, per es., se glielo chiedessi, se la invitassi, ecc.) (Serianni 1988: cap. XIV, § 89). Inoltre, come si vedrà più avanti, il condizionale passato è la forma verbale canonica per riportare una domanda che si colloca in un momento futuro rispetto a un verbo reggente collocato nel passato.
Come si segnala in Fava (20012: 719-720), l’infinito presente aggiunge alla domanda riportata un’idea di necessità o di possibilità, come in (82) e in (83):
(82) Gianni non sapeva se partire [= se doveva, poteva partire]
(83) Gianni non sapeva quando partire [= quando doveva, poteva partire]
In linea di massima, la presenza dell’infinito è possibile solo se il soggetto dell’interrogativa indiretta, mai esplicitabile, coincide con il soggetto del verbo reggente, come è negli esempi immediatamente precedenti; tuttavia è anche possibile che il soggetto dell’interrogativa non coincida con il soggetto sintattico della reggente, ma con un altro elemento che di fatto controlla l’interrogativa dall’interno della frase reggente (Fava 20012: 720) come è in (84) e in (85), in cui l’elemento che controlla l’interrogativa indiretta (Gianni) non è il soggetto della frase reggente:
(84) il dubbio di Gianni su quando partire era molto forte
(85) Carlo spiegò a Gianni quando partire
Inoltre, come si segnala in Serianni (1988: cap. XIV, § 90), sia la frase reggente sia la frase interrogativa possono avere un soggetto generico e indeterminato, come in (86) e in (87):
(86) non si sa se partire
(87) non si sa quando partire
Veniamo all’uso dei tempi, illustrato dettagliatamente in Vanelli (20012). La prospettiva dominante è quella che guarda al tempo della frase reggente.
Se il tempo della reggente è al presente o al futuro, nell’interrogativa indiretta avremo:
(a) per la simultaneità con la reggente, l’indicativo presente, come in (88) e in (90), o il congiuntivo presente, come in (89) e in (91):
(88) mi domando che cosa fa Claudio in questo momento
(89) mi domando che cosa faccia Claudio in questo momento
(90) gli chiederò che cosa desidera mangiare domani
(91) gli chiederò che cosa desideri mangiare domani
(b) per l’anteriorità rispetto alla reggente, l’indicativo passato prossimo (e, in misura progressivamente meno frequente, l’indicativo imperfetto, passato remoto, trapassato prossimo), come in (92) e in (94), o il congiuntivo passato (e, in misura progressivamente meno frequente, il congiuntivo imperfetto e trapassato), come in (93) e in (95):
(92) mi domando che cosa ha fatto [oppure: faceva, fece, aveva fatto] Claudio in quel momento
(93) mi domando che cosa abbia fatto [oppure: facesse, avesse fatto] Claudio in quel momento
(94) gli domanderò che cosa ha fatto [oppure: faceva, fece, aveva fatto] in quel momento
(95) gli domanderò che cosa abbia fatto [oppure: facesse, avesse fatto] in quel momento
(c) per la posteriorità rispetto alla reggente, l’indicativo futuro semplice, come in (96) e in (99), l’indicativo o il congiuntivo presente usato in luogo del futuro, come in (97) e in (100), e l’indicativo futuro anteriore, come in (98):
(96) mi domando che cosa farà Claudio quest’estate
(97) non so dove va [vada] in vacanza Claudio quest’estate
(98) mi domando che cosa avrà fatto Claudio entro la fine dell’estate
(99) domani gli domanderò dove andrà in vacanza l’estate prossima
(100) domani gli domanderò dove va [vada] in vacanza l’estate prossima
Se il tempo della reggente è al passato, nell’interrogativa indiretta avremo:
(a) per la simultaneità con la reggente, l’indicativo imperfetto, come in (101), o il congiuntivo imperfetto, come in (102):
(101) gli ho chiesto [oppure: chiedevo, avevo chiesto, chiesi] che cosa faceva in quel preciso momento
(102) gli ho chiesto [oppure: chiedevo, avevo chiesto, chiesi] che cosa facesse in quel preciso momento
(b) per l’anteriorità rispetto alla reggente, l’indicativo passato prossimo, come in (103), e trapassato prossimo, come in (104), oppure il congiuntivo trapassato, come in (105):
(103) Carlo mi ha chiesto [oppure: chiese, chiedeva] che cosa ho fatto
(104) Carlo mi ha chiesto [oppure: chiese, chiedeva, aveva chiesto] che cosa avevo fatto
(105) Carlo mi ha chiesto [oppure: chiese, chiedeva, aveva chiesto] che cosa avessi fatto
(c) per la posteriorità rispetto alla reggente, il condizionale passato (106), normale nell’italiano di tono formale d’oggi (in passato si adoperava il condizionale presente), si alterna con l’indicativo ➔ imperfetto (107), del tutto normale nell’italiano di tono medio o informale (➔ colloquiale, lingua):
(106) non sapevo se sarebbe venuto
(107) non sapevo se veniva
A margine, occorre precisare che una frase interrogativa, pur dipendendo da un passato, può indicare un’azione o una situazione che persiste nel presente. In questo caso l’imperfetto (indicativo o congiuntivo) si alterna liberamente col presente (indicativo o congiuntivo), come in (108):
(108) le ho chiesto se Carlo abita [oppure: abiti, abitava, abitasse] ancora qui.
Fava, Elisabetta (20012), Le frasi interrogative indirette, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 20012, vol. 2º, pp. 675-720.
Mortara Garavelli, Bice (20012), Il discorso riportato, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 20012, vol. 3º, pp. 429-470.
Prandi, Michele (2002), C’è un valore per il congiuntivo?, in Intorno al congiuntivo, a cura di L. Schena, M. Prandi & M. Mazzoleni, Bologna, CLUEB, pp. 29-44.
Prandi, Michele (2006), Le regole e le scelte. Introduzione alla grammatica italiana, Torino, UTET Università.
Renzi, Lorenzo, Salvi, Giampaolo & Cardinaletti, Anna (a cura di) (20012), Grande grammatica italiana di consultazione, nuova ed., Bologna, il Mulino, 3 voll. (vol. 1° La frase. I sintagmi nominale e preposizionale; vol. 2º I sintagmi verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione; vol. 3º Tipi di frase, deissi, formazione delle parole) (1a ed. 1988-1995, 3 voll.).
Schneider, Stefan (1999), Il congiuntivo tra modalità e subordinazione. Uno studio sull’italiano parlato, Roma, Carocci.
Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.
Vanelli, Laura (20012), La concordanza dei tempi, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 20012, vol. 3º, pp. 611-632.
Wandruszka, Ulrich (20012), Frasi subordinate al congiuntivo, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 20012, vol. 2º, pp. 415-481.