INTERSESSUALITÀ
Termine introdotto in biologia (1915) da R. Goldschmidt, per indicare una serie di fenomeni da lui sperimentalmente ottenuti negl'insetti e particolarmente nel lepidottero Lymantria dispar L. Si tratta di organismi che appartengono, per la costituzione genetica, a un dato sesso, e che poi in periodi diversi dello sviluppo s'invertono, cioè manifestano le caratteristiche del sesso opposto. Nello stesso individuo quindi si ha una fase maschile, seguita da una femminile, o viceversa: la costituzione genetica rimane, naturalmente, immutata.
Come risultato di questo processo si hanno individui con corredo cromosomico dell'uno o dell'altro sesso, e con aspetto esterno che presenta una mescolanza dei caratteri dei due sessi. I caratteri del sesso opposto all'originale si possono sviluppare, in genere, tanto meglio quanto più precoce è nello sviluppo il momento dell'inversione. Altri casi simili furono poi descritti negl'insetti e in altri invertebrati (Crostacei, Nematodi).
Le cause che determinano l'inversione del sesso, in questo caso, secondo l'interpretazione del Goldschmidt, risiedono direttamente nei geni determinanti il sesso e appunto su questi fatti l'autore ha costruito una teoria fisiologica quantitativa della determinazione del sesso, che ha poi estesa all'eredità in generale. In altri casi, conosciuti già sotto altri nomi e che il Goldschmidt ha riuniti in questa categoria, si verifica lo stesso fenomeno: costituzione genetica di un sesso e comparsa, a un certo periodo della vita, dei caratteri proprî dell'altro, ma la causa è diversa: ad es., castrazione (v.) parassitaria in alcuni Crostacei e Insetti, azioni ormonali nei Vertebrati (Anfibî, Uccelli, Mammiferi).
Questi fenomeni devono essere nettamente distinti dai casi di ginandromorfismo (v.) in cui alcune cellule del corpo hanno corredo cromosomico maschile, altre femminile. Non di rado però i termini vengono usati indifferentemente e confusi.
Bibl.: R. Goldschmidt, Die sexuellen Zwischenstufen, Berlino 1931.