intervento pubblico
pubblico Azioni di politica economica compiute da soggetti pubblici nazionali, sovranazionali o locali dotati di potere politico (per brevità, dallo Stato). Secondo un approccio di antica tradizione, l’i. p. dovrebbe essere limitato a rimediare ai difetti del mercato, o market failures (➔ mercato, fallimento del) e non dovrebbe spingersi oltre, ‘invadendo’ quelle attività che il mercato riesce a svolgere bene, se lasciato libero. In realtà, l’i. dello Stato è necessario già a definire e a fare rispettare le regole del gioco entro le quali i soggetti economici prendono le loro decisioni, producono, effettuano gli scambi e così via. Il mercato non è più rappresentato dallo spontaneo baratto tra cacciatori e coltivatori, ma da un complesso insieme di istituzioni regolate da norme assai articolate. A questo proposito J.E. Stiglitz scrisse che «riesce difficile prescindere dal ruolo dello Stato nel concepire il sofisticato sistema economico e sociale delle società odierne» (The economic role of the State, 1989).
Ancora prima di intervenire con scelte di politica monetaria (➔), è necessario che lo Stato decida cosa debba intendersi per moneta, scelga il soggetto delegato a svolgere la politica monetaria e definisca le regole per i pagamenti e le transazioni finanziarie. Se la gestione della politica monetaria è demandata a una banca centrale, lo Stato deve definirne i compiti (per es. esercitare o meno il ruolo di creditore di ultima istanza) e il grado di indipendenza dagli altri organi dello Stato stesso. Ma quest’ultimo interviene anche quando disegna il contesto di mercato in cui i soggetti privati possono operare, istituisce un’autorità antitrust (➔ Antitrust) al fine di tutelare la concorrenza e il corretto funzionamento del mercato, oppure istituisce autorità di regolazione per specifici settori in cui si ritiene che la concorrenza non possa operare efficacemente, ne definisce i compiti, i limiti e le modalità operative.
Uno dei più importanti strumenti di i. p. in economia è la politica di bilancio (➔). Secondo un’ormai classica distinzione (R.A. Musgrave, P.B. Musgrave, Public finance in theory and practice, 1989), la politica di bilancio ha 3 funzioni: quella allocativa, volta a indirizzare l’assegnazione delle risorse tra usi alternativi (istruzione, ricerca, sanità, previdenza, tutela dell’ambiente e altri); quella redistributiva, volta a correggere la distribuzione del reddito (➔) e della ricchezza tra individui e territori spontaneamente generata dal mercato, principalmente attraverso la tassazione, i trasferimenti pubblici e le tariffe; quella di stabilizzazione e sviluppo, finalizzata a contrastare (aumentando o diminuendo la pressione fiscale e la spesa pubblica) gli shock che colpiscono l’economia o i problemi strutturali che la allontanano dal tasso ‘naturale di disoccupazione’ e dalla stabilità dei prezzi (o da un predefinito tasso di inflazione obiettivo). Nella funzione di stabilizzazione e sviluppo la politica di bilancio è affiancata dalla politica monetaria.