Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Se il XIII e il XIV secolo sono caratterizzati dalla nascita e dal diffondersi del modello di cultura universitaria, il XV secolo assiste allo sviluppo prorompente della cultura delle corti. Il rafforzarsi delle monarchie nazionali e il costituirsi di signorie locali in Paesi quali l’Italia o il mondo tedesco fanno da sostegno allo sviluppo di strutture amministrative centralizzate, o che aspirano, spesso a fatica, a sottoporre alle disposizioni di un’autorità centrale le comunità e i poteri feudali in cui si articola il territorio nazionale. Le sedi del potere si dotano di palazzi sontuosi, e i desideri di espansione territoriale o le esigenze di difesa aumentano gli investimenti negli eserciti e nelle forniture militari, in particolare nelle armi da fuoco. Palazzi, eserciti, fortificazioni, flotte richiedono l’apporto di tecnici altamente specializzati. Il mondo delle tecniche emerge con forza dall’anonimato dei secoli precedenti, grazie a personalità di spicco che nella seconda metà del secolo sono in grado di dialogare con le élite culturali dell’umanesimo.
Il fenomeno assume notevole importanza in Italia, a Siena e Firenze in particolare, e in diversi Stati tedeschi, dove la cultura delle macchine da guerra conosce uno sviluppo rigoglioso. Per quello che concerne la penisola italiana, le tanto ammirate città d’arte dell’Italia del Rinascimento sono in realtà, e soprattutto, centri di grande innovazione tecnologica: in altre parole, non sono spiegabili senza fare riferimento alle grandi opere pubbliche che impiegano maestranze tecniche e ingegneri di altissimo livello per periodi di diversi decenni. Così a Siena i lavori per l’approvigionamento idrico della città, affidato a una rete sotterranea di condotte chiamate “bottini”, impegnano ingegneri dai molti talenti ammnistrativi e artistici, del livello di Mariano di Iacopo, detto Taccola e Francesco di Giorgio Martini. I loro trattati e la cultura tecnico-artistica di cui sono portavoce costituiscono il contesto professionale e l’orizzonte problematico in cui si dispiegherà la ricerca scientifica e artistica di Leonardo da Vinci. Il mito di Leonardo genio universale – quale indubbiamente fu – ha per certi versi contribuito a lasciare in secondo piano il mondo di saperi e di pratiche da cui emerse, divenendone un interprete di assoluto rilievo. Da apprendista a Firenze presso l’officina di Andrea del Verrocchio, Leonardo lavora in diverse corti italiane, terminando la sua carriera alla corte del re di Francia: un percorso certamente dovuto alle sue eccezionali qualità, ma anche indicativo del ruolo che gli artisti-ingegneri si sono conquistati nelle società e nelle strutture del potere rinascimentale. A Firenze Leonardo si era formato sui testi di Taccola e di Francesco di Giorgio, e aveva ammirato le importanti e rivoluzionarie tecniche edilizie messe in opera da Filippo Brunelleschi nel cantiere per la costruzione del duomo di Firenze, in particolare le gigantesche gru ancora attive all’arrivo di Leonardo nella capitale toscana.
Protagonista della generazione di artisti-ingegneri precedente quella di Leonardo, Brunelleschi non ha seguito corsi di studi regolari, ma riesce a imporre la forza innovativa della cultura delle botteghe artigianali grazie ai suoi studi sulla prospettiva e alle sue non sempre fortunate invenzioni architettoniche o tecnologiche. Della cultura umanistica Brunelleschi condivide la passione per le antichità romane, per la letteratura ellenistica dedicata alle macchine e per l’opera architettonica di Vitruvio, considerato il modello da imitare.
Il rinnovamento dei saperi
Per tutto il XV secolo si intensificano la ricerca e il laborioso lavoro di edizione degli originali della cultura filosofica, medica e tecnica del mondo greco ed ellenistico, un processo che trae giovamento dalla caduta dell’Impero d’Oriente nel 1453, quando figure di spicco della cultura bizantina cercano rifugio nelle corti italiane e in diversi Paesi europei. Si diffonde sempre più la familiarità con la lingua greca, mentre l’affermazione della stampa come mezzo di comunicazione dotto a livello continentale crea un fiorente mercato delle conoscenze. Un umanista per antonomasia come Lorenzo Valla non esita ad affrontare con rigore filologico testi chiave della cultura scientifica, medica e tecnica dell’antichità classica, mentre l’edizione di testi tecnici o medici è spesso il risultato della collaborazione tra umanisti e artisti-ingegneri o artigiani.
Verso la fine del secolo, l’accumularsi di testi classici facilmente disponibili e letti alla luce del grande rinnovamento dei saperi imposto dai viaggi verso terre lontane o all’interno del continente europeo, fanno sorgere le prime discussioni sulla reale importanza del sapere antico per molti aspetti delle conoscenze umane. Per le scienze naturali, di particolare importanza è l’apporto di Nicolò Leoniceno. Oltre a una buona conoscenza del greco e dell’arabo, Leoniceno sottopone classici, quali la Naturalis historia di Plinio il Vecchio , alla verifica dell’esperienza. Il dibattito suscitato dalle sue tesi – molti umanisti non potevano accettare che un grande autore classico potesse essere caduto in grossolani errori – è tra i catalizzatori di una nuova attenzione per la fauna e la flora dell’Europa, soprattutto delle regioni settentrionali e orientali del continente, che ha pieno sviluppo nel corso del XVI secolo.
Viaggi e scoperte
I viaggi intrapresi alla ricerca di rotte commerciali sicure per raggiungere le terre e le isole dell’Oriente e dell’Estremo Oriente svelano quanto sommaria sia la conoscenza della superficie della terra posseduta dai grandi geografi dell’antichità, Claudio Tolomeo in particolare. Viaggiatori portoghesi, italiani, spagnoli e dei Paesi del nord dell’Europa riportano in patria tesori di nuove conoscenze e tesori veri e propri in metalli preziosi, spezie, rarità naturali. Piante e animali mai descritti da nessuna fonte classica contribuiscono a rivedere profondamente il modo in cui i classici venivano letti e commentati. L’osservazione della natura diventa un supporto indispensabile al commento dei testi della botanica o della zoologia classiche.
Al tempo stesso, la navigazione oceanica intrapresa con insperato successo da Cristoforo Colombo nel 1492, subito seguito da altri avventurosi, pone problemi tecnici non indifferenti, primo tra tutti quello di poter determinare la posizione di un battello. La traversata dell’Atlantico si rivela ben presto impresa relativamente facile, mentre quella dell’Oceano Pacifico, dove un piccolo errore di valutazione conduce intere spedizioni alla rovina, esige risposte che astronomi e teorici della navigazione trovano arduo fornire. Le teorie astronomiche classiche si mostrano scarsamente soddisfacenti nel dar conto di tecniche di osservazione astronomica sempre più precise, condotte con strumenti innovativi realizzati da astronomi tedeschi. La ricerca di modelli più attendibili della struttura del sistema planetario che caratterizza i dibattiti astronomici di fine secolo costituisce il terreno di formazione di Niccolò Copernico, che solo alla fine della sua vita pubblicherà un’opera destinata a segnare profondamente la scienza moderna, il De revolutionibus orbium coelestium.
L’alchimia
Per ragioni diverse – non ultima il contrasto crescente tra le ambizioni universali del papato e la volontà di indipendenza di monarchi e signori – la cultura filosofico-teologica della prima scolastica, rappresentata dalle università del Duecento e del Trecento, viene spesso posta in discussione dalla cultura delle corti. Il fiorire di un interesse socialmente e culturalmente variegato per le pratiche alchemiche, per esempio, non viene scalfito da ripetute prese di posizione della Chiesa cattolica che denunciano la disciplina come inseparabile dalle pratiche di magia negromantica. Al contrario, esponenti dell’alchimia dotta arrivano a sostenere che le pratiche alchemiche risalgono a forme di saperi che si svilupparono prima dell’avvento del cristianesimo. L’interesse per l’alchimia coinvolge ampi strati delle professioni e delle pratiche metallurgiche e sanitarie. Alchimia, magia naturale e astrologia sono discipline che danno luogo a vivaci discussioni, cui prendono parte dotti umanisti, principi della Chiesa e principi.
La medicina
Le discipline mediche conoscono importanti processi di affermazione e differenziazione professionale. I medici umanisti o comunque educati nelle grandi università del tempo rivendicano – spesso inutilmente – il diritto di esercitare un controllo severo sulle pratiche della salute, sulla pletora di corporazioni (barbieri, droghieri, chirurghi) e di singoli individui, sagge donne, ostetriche, preti e frati, venditori di amuleti e di rimedi miracolosi che popolano le strade e le fiere delle città del Rinascimento.
Le strutture di sanità pubblica e di prevenzione delle epidemie realizzate in seguito alla peste degli anni Quaranta del Trecento cercano di assumere anche un ruolo di controllo della professione medica, a volte con successo. Tuttavia, tali forme di controllo sono spesso bilanciate dal volere del principe o dell’ecclesiastico che decide di accordare la propria fiducia ad altre figure di guaritori presenti sul mercato della salute. A livello continentale, l’insegnamento medico universitario conosce un notevole sviluppo, in particolare in sedi quali Bologna e Padova.
Nel corso del Quattrocento, l’articolazione sociale e intellettuale delle pratiche dei saperi naturali e delle tecniche conosce importanti mutamenti. Alla fine del Quattrocento una pluralità di figure intellettuali e professionali lotta per affermare il diritto a esercitare il proprio mestiere, ad attirare l’attenzione di principi e mecenati, a raggiungere l’agio materiale e una solida reputazione nell’ambito della società del tempo. La geografia dei saperi subisce mutamenti simili a quelli intervenuti nelle conoscenze geografiche: opportunità si aprono a chi si presenta come detentore di nuovi saperi e di nuove capacità operative, nuove figure professionali occupano spazi crescenti nell’economia delle corti e delle città.