INTUBAZIONE
Consiste nell'introduzione nella laringe, fra le labbra glottiche, di un tubo di metallo o di vulcanite che deve essere lasciato in situ e attraverso il quale si compie la respirazione.
Il tubage de la glotte proposto da E. Bouchut (1857-58), ripreso da L. Schrötter (1876) e da C. Labus (1876), fu diffuso da J. O'Dwyer (1889). Utili le modifiche di Fr. Egidi e di Fr. Valagussa.
Il paziente (di solito è un bambino) è seduto sulle ginocchia di un infermiere; le arcate dentarie divaricate. L'operatore innesta fra le branche dell'intubatore il tubo, in guisa che la parte sporgente guardi posteriormente; passa poi un robusto filo doppio, lungo 50 cm., attraverso un foro che è nel padiglione del tubo; quindi con l'indice della sinistra uncina l'epiglottide e la deprime verso la lingua; nel contempo porta in bocca la pinza montata e facendo scivolare il tubo sull'indice lo imbocca nell'ostio laringeo. Quando si è sicuri che la punta del tubo scenda sulla faccia posteriore dell'epiglottide, si solleva il manico dello strumento e s'affonda rapidamente il suo estremo anteriore, così che il tubo si rende verticale e penetra nella laringe; subito con l'indice della sinistra si comprime il padiglione del tubo, in modo che questo si assesti, e con la destra si cessa la compressione della molla nel manico dell'intubatore, che viene ritirato. Segni della penetrazione del tubo nella laringe sono: un sibilo dovuto al passaggio dell'aria per il tubo, la scomparsa della voce, la diminuzione rapida dell'asfissia, l'espettorato di muco denso e di false membrane, la tosse sonora. Se il tubo non è nella laringe, oltre alla mancanza di detti fenomeni, spesso si ha un peggioramento precipitoso e se il tubo è sceso nell'esofago, il filo s'accorcia a ogni atto di deglutizione. Prima di ripetere il tentativo si conceda al bambino qualche riposo e dell'ossigeno; se necessaria, si pratichi la respirazione artificiale. Se il ritmo del respiro non si ristabilisce e sopravviene apnea, conviene ricorrere alla tracheotomia. Per levare il tubo - il criterio dell'opportunità varia da caso a caso - si ripete la tecnica inversa (s'introduce la pinza chiusa nel lume del tubo, si comprime poi la molla in modo che le branche divaricandosi facciano presa sul tubo) o si usa il metodo rapido di estubazione di Bayeux, con la compressione sul tubo laringeo-tracheale. In rari casi il tubo è così incuneato (spasmo, flogosi) che per toglierlo si deve ricorrere alla cloronarcosi e usare l'estrattore di O'Dwyer; ma i bambini liberati così dal tubo divengono cianotici e bisogna reintubarli o procedere alla tracheotomia.
Quando il tubo sia introdotto e funzioni correttamente, comincia il penoso compito della sorveglianza, oculatissima, potendo un semplice colpo di tosse determinare l'estubazione spontanea. A evitare ciò T. Isonni e G. Polverini fissano il tubo a mezzo d'un filo in un punto della laringe di facile accesso. Sono da temere le ulceri da decubito indotte dalla permanenza del tubo in laringe, ma si verificano nell'intubazione protratta, nei soggetti intossicati, nei quali è preferibile la tracheotomia. I postumi cicatriziali lontani sono sommamente dannosi per la laringe.