intuizione
Conoscere le cose senza dover ricorrere al ragionamento
Il termine intuizione deriva dal latino tardo intuitio; il verbo intueri ha il significato letterale di "osservare dentro", quindi di cogliere immediatamente qualcosa senza aver bisogno dell'aiuto della ragione. Si usa in diversi campi specialistici, dalla filosofia alla psicologia fino alla psicoanalisi, con sfumature diverse; ma nel linguaggio comune è facile sentire espressioni come "ho avuto un'intuizione" per dire 'ho capito al volo qualcosa', oppure "è una persona che ha grande intuito" parlando di chi è dotato di intelligenza acuta e pronta, oltre che di particolare sensibilità
I bambini tra i quattro e i sei anni non hanno ancora la capacità di definire i concetti, non sono cioè in grado di avere l'idea di una cosa senza vedere o toccare la cosa stessa, e hanno bisogno di indicare l'oggetto corrispondente: questo aspetto del pensiero del bambino viene chiamato intuizione da Jean Piaget. Essa è una caratteristica della psicologia infantile e primitiva: è una forma di pensiero irrazionale, cioè non basata sulla ragione.
Ma l'intuizione è anche considerata da molti filosofi il fondamento di ogni conoscenza o, addirittura, il punto più alto della conoscenza. Attraverso l'intuizione ci si impadronisce di qualcosa di nuovo, si instaura un'affinità, una parentela tra il soggetto e l'oggetto; quando, invece, si ha un atteggiamento razionale si crea una distanza tra il soggetto e l'oggetto. Intuire non significa guardare in modo rapido o distratto, ma sprofondare in sé stessi.
Nello studio di problemi complessi o nella definizione di formule matematiche l'intuizione può avere un gran peso: può capitare che dopo ore e ore di ragionamenti o di tentativi per arrivare alla soluzione del problema nella mente scatti una luce, l'intuizione appunto, che permette di capire e di risolvere.
Anche nel rapporto con gli altri, specialmente con chi ci è più vicino e che quindi conosciamo meglio, può scattare l'intuizione: per esempio, possiamo intuire da uno sguardo, da un modo di fare diverso dal solito, che un amico ha un brutto pensiero, è triste o malinconico.
Ci sono mestieri o professioni in cui avere intuito è particolarmente importante: un medico dovrebbe saper capire il paziente al di là delle proprie conoscenze cliniche; anche un insegnante deve saper intuire i lati del carattere dei propri allievi, ma anche in quale modo impostare una lezione in quella classe, quali sono i tempi giusti per richiedere la massima attenzione, e così via.
Lo psicoanalista poi deve servirsi spesso dell'intuizione: una particolare forma di intuizione è quella che in psicoanalisi viene chiamata insight. Si tratta di un termine inglese che letteralmente significa "vedere dentro", quindi è la capacità di capire i propri processi psichici, di potere stabilire un contatto tra i propri livelli consci e inconsci e anche con i livelli inconsci dell'altra persona. Questa comprensione di sé stessi e dell'altro passa attraverso la ragione, ma comporta anche una partecipazione affettiva ed emozionale che è indispensabile per praticare la psicoanalisi. Nel rapporto tra psicoanalista e paziente è estremamente importante la capacità del terapeuta di immedesimarsi nell'altro fino a coglierne i pensieri più profondi e gli stati d'animo. Questa immedesimazione si chiama empatia, parola che ha origine greca e significa appunto "condivisione di emozioni", "coinvolgimento affettivo". È proprio attraverso un processo di comprensione razionale di sé stessi, insieme all'affiorare delle emozioni e dei ricordi inconsci, che la cura psicoanalitica può avere buon esito. La mancanza di insight può diventare un fatto grave quando chi ha evidenti disturbi psichici nega la propria malattia nonostante i sintomi, oppure attribuisce a cause esterne le ragioni della sua sofferenza. Per esempio chi è affetto da delirio di persecuzione vede sempre qualcuno o qualcosa che lo perseguita, mentre ha il male dentro di sé.