INVALIDITÀ
Le invalidità si possono distinguere rispetto alla durata (temporanee e permanenti), rispetto al grado (parziali, professionali, assolute, quasi assolute) e rispetto alla causa (invalidità da infortunio, da malattia, e invalidità senile). Le invalidità permanenti si distinguono in assolute o totali, quando ogni capacità di lavoro è abolita, e parziali o professionali, quando le lesioni o le infermità che le determinano sono di tale natura da produrre l'incapacità fisica all'esercizio della professione precedentemente esercitata, ma non aboliscono ogni capacità di lavoro. Nelle leggi di assicurazione sociale si trova spesso definita un'invalidità quasi assoluta che è soprattutto una minorazione economica. Infatti essa è definita di solito sulla base di una forte riduzione (generalmente i due terzi) della capacità di guadagno.
L'accertamento dell'invalidità, tanto professionale quanto generica, presenta incertezze e difficoltà notevoli, perché si tratta non soltanto di stabilire esattamente la natura delle infermità e delle impotenze funzionali che esse comportano, ma anche se siano compatibili con un lavoro retribuito, ed eventualmente con quale, e in questa ipotesi quale sia il guadagno che da tale lavoro può essere ragionevolmente sperato; di giudicare, se il genere di attività riconosciuto medicalmente possibile possa essere in pratica legittimamente richiesto, tenuto conto delle attitudini e delle precedenti attività dell'invalido.
Un'altra nozione dell'invalidità, che ricorre specialmente nei casi d'infortunio e nelle pensioni di guerra, è quella dell'invalidità fisica; che è valutata in rapporto alla validità dell'uomo integro e sano, con criterî medici assoluti. In tal caso di solito un coefficiente di riduzione è applicato a ogni organo e a ogni funzione colpita; e tale coefficiente è indipendente dalla professione esercitata (v. infortunio). Più completa e difficile sarebbe la fissazione di tali coefficienti per l'apprezzamento dell'invalidità professionale e generica, quando al criterio medico dovesse associarsi il criterio economico. Soltanto nello Stato di California è stato introdotto un tale procedimento per la valutazione delle invalidità derivanti da infortunio sul lavoro. V. anche mutilati e invalidi.
Statistica. - In corrispondenza ai due concetti fondamentali d'invalidità professionale e assoluta si hanno due serie di statistiche. Le statistiche dell'invalidità professionale sono le più numerose: esse si riferiscono a minatori, ferrovieri e marinai e le rispettive tavole d'invalidità furono ricavate dall'esperienza delle casse pensioni costituite per tali categorie. Queste tavole e tutte le statistiche dell'invalidità in generale mostrano che la frequenza dell'invalidità cresce in funzione dell'età con una legge di tipo esponenziale; ma, all'infuori di questo carattere, è difficile trovare altre rassomiglianze, perché ogni statistica riflette le condizioni particolari dell'ambiente e degli ordinamenti statutari della cassa pensioni a cui si riferisce; le divergenze tra le diverse statistiche sono notevoli specialmente verso le età avanzate, poiché l'età introduce nella valutazione della capacità lavorativa un elemento che può essere diversamente apprezzato; quando all'età avanzata o all'anzianità viene dato un peso eccessivo, la tavola d'invalidità si trasforma in tavola di quiescenza. Nelle tavole d'invalidità per il personale delle ferrovie tedesche l'invalidità è studiata distintamente per il personale viaggiante e per quello non viaggiante. Altre notevoli statistiche sono quelle del Behm (1888), raccolte sul personale di varie professioni. L'esperienza ha dimostrato che esse tenuto conto dell'epoca e del materiale statistico a cui si riferiscono, rispecchiano abbastanza il fenomeno demografico nelle sue caratteristiche fondamentali. Furono compilate anche tavole per i metallurgici, per il personale teatrale, per gli addetti agli zuccherifici della Boemia.
In Italia l'invalidità del personale ferroviario è stata studiata dalla commissione incaricata di calcolare i disavanzi degl'istituti di previdenza ferroviaria. La commissione formò varie tavole, considerando distintamente il personale di scorta ai treni, i macchinisti, il personale sedentario, e tenendo anche ferma la distinzione tra i sessi. Per numero d'osservazioni e rigore di metodo questa rilevazione statistica può considerarsi, se non l'unica, certo la più importante fatta in Italia nei confronti dell'invalidità. Anche per i marinai italiani sono state ricavate leggi di frequenza dell'invalidità, valendosi dell'esperienza della Cassa invalidi della marina mercantile. Una prima ricerca si riferisce al periodo 1869-1885, una seconda al periodo 1898-1908, una terza infine al 1919-26.
Tutte queste ricerche sono fondate sul presupposto che la probabilità di diventare invalido dipenda soltanto dall'età; ma poiché non può negarsi l'influenza dell'ambiente di lavoro, anche la durata dell'occupazione dovrebbe essere considerata. Il Blaschke e il Karup hanno cercato di stabilire questa influenza in base a statistiche sul personale delle ferrovie austriache.
L'invalidità assoluta o quasi assoluta è stata studiata statisticamente nei riguardi della frequenza quasi soltanto in Germania; le osservazioni si riferiscono rispettivamente ai triennî 1895-1897, 1900-1902 e 1906-1908, ma, come in genere tutte le statistiche demografiche che si fondano sulle assicurazioni generali obbligatorie, esse difettano d'una esatta determinazione degli esposti al rischio, e quindi forniscono soltanto indicazioni approssimative.
Sebbene anche le società private di assicurazione considerino il rischio d'invalidità, sia pure non come oggetto principale di assicurazione, ma per disposizioni accessorie di polizza, il tentativo fatto nel 1903 in Germania di stabilire una statistica dell'invalidità, utilizzabile ai fini della tecnica assicurativa, è risultato infruttuoso per l'insufficienza delle osservazioni. Non mancano tuttavia ricerche anche in questo senso.
Lo studio statistico delle cause d'invalidità presuppone una classificazione nosologica, e la considerazione del fattore età e del fattore professione, siccome quelli che più influiscono sulla frequenza dell'invalidità. Nelle statistiche ricordate finora e dirette essenzialmente a scopi attuariali la ricerca delle cause è stata completamente trascurata; le altre statistiche che invece si occupano della causa in relazione alla professione o all'rtà, generalmente trascurano di considerare il rapporto di frequenza con i criterî della metodologia statistica, e quindi hanno soltanto valore rappresentativo d'uno stato di fatto, ma non forniscono gli elementi per una previsione o per una qualsiasi conclusione statistica. Il solo elemento di giudizio che può ritrarsi dalle statistiche pubblicate finora riguarda l'importanza relativa delle varie infermità nella determinazione dell'invalidità per il gruppo di osservazioni considerato, giudizio che solo con molte riserve può applicarsi ad altri gruppi anche della stessa professione. Da tutte le statistiche risulta in generale la prevalenza del reumatismo e della tubercolosi come cause determinanti dell'invalidità cui seguono le malattie di cuore, l'arteriosclerosi e la cachessia senile.
Bibl.: L. Weber, Études sur les tables de mortalité d'invalides et sur les tables d'invalidité, in Bulletin de l'Institut des Actuaires Franåais, 1897; H. Eggenberger, Eine Übersicht der bisher hergestellten Invaliditätstafeln, in Assekuranz-jahrbuch, Vienna 1905; E. Fuster, Statistique internationale de l'invalidité, in Bulletin des assurances sociales, 1913; M. Castellani, Sulla frequenza dell'invalidità, Roma 1925; per la nozione d'invalidità: H. Siefart, Der Begriff der Erwerbsunfähigkeit auf dem Gebiete des Versicherungswesens, Berlino 1908; C. Biondi, L'incapacità al lavoro dal punto di vista medico-legale, Torino 1926.