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invano

di Vincenzo Valente - Enciclopedia Dantesca (1970)
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invano (in vano)

Vincenzo Valente

Avverbio usato in poesia (e in rima), con una sola eccezione. Nell'edizione del '21 è dato sempre con grafia unita, tranne Pd X 17, ma senza un motivo plausibile; nell'edizione Petrocchi sempre ‛ in vano '.

In Rime CVI 79 Maladetta tua culla, / che lusingò cotanti sonni invano!, si allude all'avaro che dormì in culla sonni innocenti, ma " senza alcun frutto " futuro di bontà; in CXI 11 consiglio invan vi si balestra, i. (fuori rima in questo solo esempio) vuoi dire " senza alcun risultato ", " senza esito alcuno ". Nell'unica occorrenza in prosa (Cv I VIII 10 biasimevole è invano adoperare), vale " senza alcuna utilità ".

Quattro volte ricorre nella Commedia: If XIII 132 piangea / per le rotture sanguinenti in vano, in una congiuntura lasciata dal Petrocchi senza interpunzione, potendosi l'avverbio riferire ugualmente a sanguinenti o a piangea (cfr. ad l.); con valore analogo negli altri esempi: Pg I 120 'nfino ad essa [strada] li pare ire in vano; IX 84 io dirizava spesso il viso in vano; Pd X 17 molta virtù nel ciel sarebbe in vano. Si aggiunga Fiore IX 8.

Vocabolario
invano
invano (non com. 'in vano') avv. [lat. tardo in vanum (dall’agg. vanus «vano, vuoto, inutile»), diffuso soprattutto attraverso il primo comandamento: Non assumes nomen Domini Dei tui in vanum (Esodo XX, 7), tradotto correntemente in ital....
invanire
invanire v. tr. e intr. [der. di vano] (io invanisco, tu invanisci, ecc.), non com. – 1. tr. a. Rendere vanitoso, fatuo, borioso: le lodi alla sua bellezza l’hanno invanita. b. ant. Rendere vano, cioè inutile, inefficace e sim. 2. intr....
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