Invasion of the Body Snatchers
(USA 1956, L'invasione degli ultracorpi, 80m); regia: Don Siegel; produzione: Walter Wanger per Allied Artists; soggetto: dal romanzo The Body Snatchers di Jack Finney; sceneggiatura: Daniel Mainwaring; fotografia: Ellsworth Fredericks; montaggio: Robert S. Eisen; scenografia: Edward Haworth; costumi: Mary Westmoreland; musica: Carmen Dragon.
In un ospedale un uomo invasato, il dottor Miles di Santa Mira, racconta quanto segue: di ritorno in città, non fa in tempo a riabbracciare la splendida Becky, sua vecchia fiamma, che si rende conto che tra i suoi pazienti si manifesta una strana 'isteria': chi non riconosce più la madre come tale, chi lo zio… Una sera, Miles viene chiamato d'urgenza dai coniugi Belicec, i quali hanno trovato sul loro tavolo da biliardo un corpo che, a detta di Theodora Belicec, somiglia parecchio a suo marito. Dopo l'esame di Miles il corpo scompare. A poco a poco la verità diventa incontestabile: Santa Mira è invasa da grandi baccelli extraterrestri che, approfittando del sonno dei cittadini, ne assumono le sembianze, senza conservare per nulla le emozioni individuali. Dallo studio di Miles, il dottore e Becky osservano i camion carichi di baccello: ormai Santa Mira è presa, e il mondo sta per fare la stessa fine. Miles e Becky, inseguiti dagli alieni, trovano rifugio in una miniera. Qui Becky cede al sonno e Miles si rende conto della sua trasformazione baciandola. Si precipita in strada, cercando invano di allertare gli automobilisti di passaggio. Siamo di nuovo all'ospedale e pare chiaro a tutti che Miles sta vaneggiando, quando arriva la notizia di un incidente in cui è coinvolto un camion: proviene da Santa Mira e trasporta strani baccelli giganti.
In una delle poche scene violente di Invasion of the Body Snatchers, il dottor Miles affonda le punte di un forcone nel petto di un corpo inerme, che pare dormire. Un gesto da acchiappavampiri, non casuale se pensiamo a quanto gli 'ultracorpi' si nutrano ed espandano con attitudine draculesca. Solo che il fluido vitale, per loro, non è più sangue, ma cervello (un organo piuttosto in voga nella fantascienza anni Cinquanta). I baccelli di Invasion of the Body Snatchers, per vie tutto sommato imperscrutabili, suggono materia grigia e plasmano se stessi a immagine e somiglianza del donatore ignaro. Ma il nuovo nato, più che un Mr. Hyde, è un mostro di conformismo, senza tracce esteriori ripugnanti. L'eterno tema del 'doppio' assume qui una decisa sfumatura politica, che vari commentatori hanno cercato di incanalare in una presa di posizione netta, dividendosi in due fronti contrapposti. Da un lato, chi interpreta questi zombi sociali come vittime della pialla ideologica del comunismo, così egalitaria da azzerare anche il sentimento; dall'altro, chi mette in parallelo la follia e il sospetto imperanti a Santa Mira con quelli che, nei tempi bui del maccartismo, strisciano lungo tutta la Nazione (e i cittadini uniti che intendono stanare Becky e Miles fanno pensare a un tentativo di linciaggio). Scegliere senza dubbi l'una o l'altra soluzione significa però commettere una piccola violenza verso un film che ha il dono dell'ambiguità e dell'isteria.
La progressione drammatica con cui Invasion of the Body Snatchers ci conduce dall'armonia alla paranoia è implacabile. O almeno, lo sarebbe stata appieno se la produzione non avesse preteso di incorniciare la vicenda, trasformando il racconto nel lungo flashback di un uomo che, è palese da principio, se l'è vista brutta. Nelle intenzioni di Don Siegel, il film avrebbe dovuto invece cominciare con il ritorno solare di Miles al paesello, per concludersi con il suo grido sconvolto in macchina da presa, mentre gli automobilisti attorno lo ignorano: "You're the next" (meno incisiva la versione italiana: "Ascoltatemi o sarà troppo tardi"). Tra questi due estremi, il film accumula, di sequenza in sequenza, i propri segni perturbanti. Siegel, che apporta una raffinata coscienza visionaria noir alla sua unica incursione nel genere fantascientifico, voleva intitolare il film Sleep No More (egli, per di più, in alcune interviste si confessa affetto da insonnia): come tanti mostri che si rispettino, l'ultracorpo vien di notte, mentre le braccia di Morfeo dovrebbero cullarci. Lo vediamo mirabilmente nella sequenza, giocata sulla profondità di campo, in cui sullo sfondo il signor Belicec si accascia addormentato mentre all'istante, in primo piano, gli occhi serrati del suo doppio disteso sul tavolo da biliardo si spalancano. Nel corso del film, la lotta contro il sonno sembra rispecchiarsi in un percorso di graduale sprofondamento nell'incubo a occhi aperti, che ci irretisce dentro un reale sempre più faticoso da reggere, via via segnato dalla corrosione delle certezze, dall'intrusione della beffa surreale nel tessuto della placida 'normalità' (si veda, a proposito di surrealismo, il magnifico momento in cui il dottor Miles estrae con allarme due baccelloni nascosti nel bagagliaio). Fino al culmine dell'ultimo bacio a Becky, più freddo della morte: il primo piano sulla ragazza eroticamente catatonica e il controcampo febbricitante su Miles ci assicurano che l'allucinazione ha ormai preso il sopravvento.
L'alienazione del familiare, in cui Invasion of the Body Snatchers ci invischia, impregna persone e luoghi. L'amenità del mondo subisce una sorta di nemesi, che ne sovverte le fondamenta: come altre piccole comunità provinciali nella fantascienza di quel periodo, Santa Mira diventa un villaggio dei dannati. E nel cervello della gente sembra furoreggiare la cosiddetta 'sindrome di Capgras', che scatena in chi ne è affetto la concreta fobia di trovarsi circondato da impostori. Molti personaggi in quegli anni vi sono coinvolti, anche se alla fine scopriamo puntualmente che a essere pazzo è il mondo. Tra i tanti, ricordiamo almeno la sgargiante favola nera di Invaders from Mars (Gli invasori spaziali, William Cameron Menzies 1953), dove gli occhi del piccolo protagonista vedono i genitori (e non solo loro) tramutarsi in rigidi automi repressivi. Invasion of the Body Snatchers sarà il primo classico della fantascienza cinquantesca a beneficiare di un remake: il tesissimo film omonimo diretto nel 1978 da Philip Kaufmann (con il titolo italiano Terrore dallo spazio profondo). Nel 1993, le gesta dell'originale sono degnamente ripercorse in Body Snatchers (Ultracorpi ‒ L'invasione continua) di Abel Ferrara, strano incubo in slow-motion.
Interpreti e personaggi: Kevin McCarthy (Dr. Miles Bennel), Dana Wynter (Becky Driscoll), Larry Gates (Dr. Danny Kauffman), King Donovan (Jack Belicec), Carolyn Jones (Theodora Belicec), Jean Willes (Sally), Ralph Dumke (Nick), Virginia Christine (Wilma), Tom Fadden (zio Ira), Kenneth Patterson (Stanley Driscoll), Whit Bissell (psichiatra), Sam Peckinpah (benzinaio).
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Invasion of the Body Snatchers, a cura di A. LaValley, New Brunswick-London 1989.
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Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma" n. 231-232, juillet 1979.