inveggiare
Ricorre in Pd XII 142 Ad inveggiar cotanto paladino / mi mosse l'infiammata cortesia / di fra Tommaso e 'l discreto latino. Il passo è controverso, anche per la varietà delle lezioni; " Ma se inveggiar può lasciare qualche ombra... ciò prova che non si tratta di lectio facilior e che ogni emendamento congetturale è inopportuno " (Petrocchi, ad l.).
Il verbo deriva dal provenzale envejar, " invidiare " (cfr. inneggia), ma nel senso di " invidere in bonum; idest ad sequendum " (Serravalle; così Ottimo, Benvenuto, Daniello), da cui si arriva al significato di " manifestare e lodare " (Buti, che precisa: " et è parlare lombardo "; " ‛ inveggiare ' è per metonimia detto in luogo di ‛ commendare ' ", Lombardi; Andreoli, Casini-Barbi, Mattalia) o a quello di " emulare in bene ", preferito da Tommaseo, Cesari, Porena (che però propenderebbe per la lezione inneggiar; per questa lezione v. anche A. Bertoldi, in Lett. dant. 1592); più sottile l'interpretazione di Rossi-Frascino: " mostrare, celebrare come emulo (sott. di S. Francesco) un così grande paladino quale fu S. Domenico ". Del resto, " anche secondo l'uso provenzale, inveggiare significa ‛ emulare ' ‛ imitare '. Se si tiene a questa lezione, divien quasi necessario pensare (e vedo che lo ha già detto il Torraca) che il paladino sia fra Tommaso stesso: egli era stato il ‛ paladino ' di San Francesco. E il poeta a un dipresso vorrà dire: ‛ ad emular fra Tommaso, cercando di non esser meno valente campione di lui nel contraccambiare la cortesia ', ecc. " (Parodi, Lingua 391); ed è " cosa pur non impossibile " (Petrocchi, ad l.), ma i più identificano il paladino con s. Domenico; cfr. anche la nota di Scartazzini-Vandelli.
Il Pagliaro pensa a " una ricostruzione dal franc. envier lat. invitare proporzionale a franc. envier lat. invidia " (Ulisse 453 n., 607; e cfr. anche Pézard, ad l.).