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invidiare

Enciclopedia Dantesca (1970)
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invidiare [invidie, in rima, II singol. pres. cong.]


Nel senso proprio, costruito sia transitivamente - io non lo 'nvidio (If XXV 99), con riferimento a Ovidio che in un passo delle Metamorfosi ha dato prova di particolare abilità poetica - sia, alla latina, con il dativo: Pd XVII 97 Non vo'... ch'a' tuoi vicini invidie, " non... volo quod habeas invidiam vel odium contra partem Nigrorum " (Benvenuto; così Daniello e altri). Il participio con valore attributivo in Cv I IV 6 invidia è cagione di mal giudicio, però che non lascia la ragione argomentare per la cosa invidiata.

Ancora con il dativo, e nel significato, pure comune all'invidere latino, di " togliere " (come intendono parecchi antichi e moderni), in If XXVI 24 se stella bona... / m'ha dato 'l ben, ch'io stessi nol m'invidi: ma il Buti esclude l'idea della privazione, e spiega: " cioè per invidia non mel guasti, adoperandolo al male et a'vizi.., come lo invidioso converte il bene altrui in male... così fa colui che converte lo ingegno buono e sottile ad aoperare il male ". Analogamente il Castelvetro e poi Scartazzini-Vandelli; cfr. anche Rossi-Frascino: " non ne lo tolga abusandone, non lo tramuti in male ". V. anche INVEGGIARE.

Vocabolario
invidiare
invidiare v. tr. [der. di invidia1] (io invìdio, ecc.). – 1. a. Provare un sentimento d’invidia verso qualcuno o verso il bene ch’egli possiede; si usa con varie costruzioni: molti lo invidiano per la sua fortuna, o molti gli invidiano...
invidiàbile
invidiabile invidiàbile agg. [der. di invidiare]. – Che è tale da poter essere invidiato; in genere di cosa che per la sua qualità o condizione eccita in altri l’invidia (nel senso attenuato di questa parola), il desiderio o anche solo...
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