invidioso
Nella definizione che D. dà per bocca di Virgilio nel discorso sull'amore come radice del buono e del cattivo operare (Pg XVII 91-139), i. è colui che podere, grazia, onore e fama / teme di perder perch'altri sormonti, / onde s'attrista sì che 'l contrario ama (vv. 118-120). Il medesimo concetto dell'i. D. aveva espresso in Cv I IV 7 sono invidi, però che veggiono a s[è] pari membra e pari potenza, e temono, per la eccellenza di quel cotale, meno esser pregiati, e in XI 17 Lo invidioso poi argomenta... per torre... a lui che dice onore e fama.
Più generico significato si riscontra in If III 48 'nvidïosi son d'ogne altra sorte, in quanto gl'ignavi, riconoscendo bassa la loro cieca vita, preferirebbero qualunque altra condizione. Si veda anche la definizione dei Fiorentini (gent'è avara, invidiosa e superba, XV 68), che riecheggia le parole di Ciacco: superbia, invidia e avarizia sono / le tre faville c'hanno i cuori accesi (VI 74-75).
I. nel senso di " invidiabile " o " che produce invidia " è attestato in Pd X 138 silogizzò invidïosi veri (" invidiosus enim est ille cui invidetur propter suam felicitatem ", Benvenuto; cfr. Quaestio 3 viris invidiosis).