Io
Nella teoria psicoanalitica, istanza psichica della cosiddetta struttura tripartita della seconda topica freudiana, composta da Io, Es e Super-Io, deputata a fare da intermediaria tra l’individuo e la realtà esterna. Elaborando la sua seconda teoria strutturale della mente, Sigmund Freud, nella sua opera L’Io e l’Es (1920), assegna all’I. come istanza psichica quell’insieme di funzioni coscienti di pensiero e memoria che servono ad analizzare la realtà e a negoziare con le forze e le esigenze pulsionali (Es) al fine di consentire l’appagamento nei limiti delle norme morali e dei divieti esterni e interni (Super-Io). Nel suo lavoro di mediazione continua tra mondo reale, Es e Super-Io, l’I. utilizza – accanto e oltre la razionalità cosciente – i meccanismi di difesa per gestire l’angoscia che può derivare dal conflitto tra sé e le altre due istanze psichiche o con la realtà. Come scrive Freud, l’I. «nel suo rapporto con l’Es è come un uomo su un cavallo, che deve tenere sotto controllo la forza superiore del cavallo; con questa differenza, che il cavaliere cerca di fare ciò con la propria forza, mentre l’Io usa forza presa a prestito». L’I. si differenzia gradualmente dall’Es in conseguenza del confronto e dell’attrito determinato dagli stimoli percettivi provenienti dal mondo esterno, e al tempo stesso si forma sulla base del sedimento di esperienze percettive del proprio corpo. All’origine infatti l’I. è un I. corporeo come rappresentazione del corpo nella mente. In epoca postfreudiana, al termine si aggiunge quello di Sé, a indicare il nucleo primario dell’identità (➔), a livelli di indifferenziazione interpersonale e intrapsichica, prima del costituirsi della struttura.