Iodio
Elemento chimico appartenente al sottogruppo degli alogeni, scoperto da B. Courtois nel 1812, lo iodio (simbolo I) è presente in natura allo stato di composto in diversi minerali e nell'acqua marina. Nell'uomo la grandissima parte dello iodio è concentrata nella tiroide (v.) poiché è indispensabile per la sintesi degli ormoni da questa prodotti.
Lo iodio è un costituente essenziale degli ormoni tiroidei, la tiroxina o T4 (3,5,3',5'-tetra iodotironina) e la tironina o T3 (3,5,3'-tri iodotironina); essi sono necessari per il metabolismo cellulare oltre che per una normale crescita e un corretto sviluppo dell'organismo. La quantità totale di iodio presente nell'organismo si aggira intorno ai 10-20 mg, ma è soggetta a variazione a seconda dell'introito alimentare. Il contenuto in iodio degli alimenti e delle acque è fortemente condizionato dalla natura geologica del terreno e dal passaggio nella catena alimentare. Questo elemento è scarso soprattutto nelle regioni montuose e in certe piane alluvionali. È più facile che siano buone fonti di iodio i prodotti animali, grazie a una concentrazione metabolica derivata da un'alimentazione con foraggi che lo contengono o con mangimi industriali che ne prevedono l'aggiunta. Particolarmente ricchi risultano, poi, gli alimenti di origine marina, come i pesci e le alghe: l'acqua di mare, infatti, abbonda di iodio, che può essere assunto anche per inalazione di aria delle regioni costiere. Lo iodio viene assorbito con efficienza nell'intestino tenue, si concentra soprattutto nella tiroide (75%) e in minor quantità nel rene, nella mucosa gastrointestinale, nelle ovaie, nelle ghiandole salivari e nella ghiandola mammaria. La principale via di escrezione dello iodio è l'urina, dalla quale si ricava un buon indice delle quantità assunte. Durante l'allattamento parte dello iodio della madre passa nel latte, che si ritiene ne contenga da 30 a 70 μg/l. Il ruolo metabolico dello iodio appare legato a quello degli ormoni tiroidei. Il meccanismo d'azione di questi non è ancora non perfettamente conosciuto nei suoi aspetti biochimici e molecolari; è noto, tuttavia che esso investe varie aree del metabolismo, da quello energetico a quello dei singoli macronutrienti, con effetti sul normale sviluppo di organi e sistemi e, conseguentemente, sull'organismo nella sua totalità. Recentemente è emerso che la triiodotironina è capace di interagire con il genoma, tramite recettori nucleari in grado di regolare l'attività di geni specifici e quindi la sintesi di proteine coinvolte nelle funzioni cellulari.
La carenza di iodio può produrre una vasta gamma di malattie denominate IDD (Iodine deficiency disorders), che vanno dal cretinismo al nanismo; la principale patologia legata alla carenza di iodio è comunque un'ipertrofia della ghiandola tiroide conosciuta con il nome di gozzo (v.). La carenza di iodio nelle donne in età fertile si riflette in modo drammatico sulle facoltà riproduttive e sull'andamento della gravidanza, potendo provocare infertilità, aumento del numero di aborti e di nati morti, anomalie congenite del neonato come sordomutismo, cretinismo, nanismo, ritardo psicomotorio. Tali patologie sono irreversibili e non possono essere curate con somministrazioni di iodio, per cui l'unico mezzo per evitarle è la prevenzione. Nei bambini e negli adolescenti la carenza di iodio produce ritardo nella crescita, danni alle funzioni mentali e ipotiroidismo, con formazione successiva di gozzo. Queste ultime due condizioni si manifestano anche negli adulti e possono parzialmente regredire in seguito a somministrazione di iodio. In Italia, il gozzo era endemico in certe valli alpine, in alcune aree rurali della catena appenninica e in Sicilia. Il miglioramento generalizzato dello standard di vita e la maggiore diversificazione della dieta ne hanno fatto diminuire l'incidenza, anche se permangono zone, in Alto Adige, Piemonte, Valle d'Aosta e Campania, a forte prevalenza di gozzo giovanile. Manifestazioni da carenza si possono avere anche nel caso che la dieta includa alimenti (cosiddetti gozzigeni) contenenti sostanze che impediscono l'organicazione dello iodio e quindi la sintesi degli ormoni tiroidei quali, per es., il cavolo, la rapa, le cipolle, le noci, la manioca e altri comunemente consumati in certi paesi africani, dove i disordini da carenza di iodio sono ampiamente diffusi. La carenza di iodio potrebbe essere prevenuta mediante l'utilizzo regolare di sale da cucina arricchito con iodio; occorre, tuttavia, tenere presente che l'ingestione di quantità non abituali di iodio, nelle zone dove la carenza di questo elemento è endemica, può provocare una forma grave di tirotossicosi in individui già affetti da forme eventualmente non diagnosticate di gozzo nodulare.
Per gli adulti di entrambi i sessi, la revisione del 1996 dei LARN (Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana), propone un livello di assunzione raccomandato di 150 μg al giorno, analogamente a quanto suggeriscono le RDA (Recommended dietary allowances) statunitensi. Quantità proporzionalmente più basse sono previste per i bambini e gli adolescenti, mentre per le gestanti e le donne che allattano sono stati fissati valori rispettivamente pari a 175 e 200 μg giornalieri. Le raccomandazioni nutrizionali europee (Nutrient and energy intakes for the European Community 1993) propongono assunzioni di 150 μg per entrambi i sessi. Per i bambini e gli adolescenti le quantità sono inferiori, ma a partire dai 15 anni equivalgono a quelle degli adulti e sono stabilite sulla base dei rispettivi bisogni energetici. Per la gravidanza non vengono fissati supplementi, nell'ipotesi che la madre non sia carente di iodio, mentre per l'allattamento sono previsti 160 μg al giorno, basandosi sui bisogni del lattante piuttosto che sulla quantità di iodio secreta nel latte.
bibl.: LARN: Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana, Revisione 1996, a cura della Società italiana di nutrizione umana, Roma 1997; Nutrient and energy intakes for the European Community, Reports of the Scientific Committee for Food, Luxembourg, Office for official publications of the European Communities, 1993; Recommended dietary allowances (RDA), Washington, National Academy Press, 198910; j.b. stanbury, Iodine deficiency and the iodine deficiency disorders, in Present knowledge in nutrition, ed. E.E. Ziegler, L.J. Filer jr., Washington, ILSI, 19967.