IOHANNES e NICOLAUS de Bincio
Fonditori attivi in Germania nella seconda metà del sec. 13°, forse originari di Binche nello Hainaut (Belgio meridionale) o di Bingen (Assia).L'unico riferimento sicuro relativo agli artisti è costituito dalle iscrizioni dei due battenti con forma di protome leonina del portale sud della facciata ovest della cattedrale di Treviri, oggi conservati al Domschatz. Su uno dei due esemplari (Mende, 1981, nr. 128) sono riportati i nomi di entrambi gli artisti: "+ Magister Nicolaus + (et) Magister Io / hannes de Bincio nos feceront". Sia la scrittura sia le protomi leonine derivate da un modello francese permettono di ipotizzare una datazione intorno alla seconda metà del 13° secolo.Opera dei due maestri è probabilmente anche la campana, contrassegnata dai nomi Iohannes e Nicolaus, del tardo sec. 13°, conservata nella chiesa parrocchiale di Sensweiler, presso Birkenfeld. Se realmente si tratta degli stessi artisti, verrebbe confermata la loro attività di fonditori anche di campane; l'iscrizione stessa dei battenti, caratterizzata da lettere plasticamente rilevate, è realizzata secondo un procedimento di fusione analogo a quello utilizzato per la campana.È incerta l'attribuzione agli artisti di due misure, una realizzata per Treviri, probabilmente dell'inizio del sec. 14° (già Berlino, Schlossmus.), e una seconda, di poco precedente, conservata a Boppard (Mus. der Stadt, Alte Kurfürstliche Burg), entrambe ottenute con una tecnica di fusione analoga a quella utilizzata per le campane. L'opera di Treviri è firmata da Iohannes de Confluentia, ma rimane in dubbio se si tratti dello stesso I. dei battenti di Treviri.È possibile che i due artisti dei battenti del duomo di Treviri abbiano avuto ruoli diversi. Tale eventualità emerge dall'analisi dell'iscrizione ("+ Q(u)od fore cera dedit tulit ig / nis (et) es tibi regdit") posta sul secondo dei due battenti (Mende, 1981, nr. 128), dove viene ricordato il procedimento a cera persa, usato nel Medioevo per fondere i metalli, che prevedeva la realizzazione di un modello in cera, quindi il suo scioglimento prima della colata del metallo. Uno dei due maestri potrebbe aver avuto il compito di creare il modello, mentre il secondo si sarebbe occupato della fusione. Per un confronto si può fare riferimento al monumento funebre di Wolfhart di Roth nel duomo di Augusta, di poco posteriore (1304), dove ugualmente compaiono i nomi di due artisti, ma in questo caso ben distinti nei loro rispettivi ruoli di modellatore e fonditore.
Bibl.: F.X. Kraus, Die christlichen Inschriften der Rheinlande, Freiburg im Brsg. -Leipzig 1894, II, p. 167 nr. 345; K.F. Bauer, Mainzer Epigraphik, Zeitschrift des deutschen Vereins für Buchwesen und Schrifttum 9, 1926, 2-3, pp. 1-45: 36; N. Irsch, Der Dom zu Trier (Die Kunstdenkmäler der Rheinprovinz, 13, 1), Düsseldorf 1931, pp. 307-308, fig. 199; E. Meyer, Frühgotische Bronzen im Erzbistum Trier, in Kunstgeschichtliche Studien für Hans Kauffmann, Berlin 1956, pp. 106-111; Rhein und Maas. Kunst und Kultur 800-1400, cat. (Köln-Bruxelles 1972), I, Köln 1972, p. 266 nr. H 4 b; Der Trierer Dom (Rheinischer Verein für Denkmalpflege und Landschaftsschutz, Jahrbuch, 1978-1979), Neuss 1980, p. 245 fig. 76; U. Mende, Die Türzieher des Mittelalters (Bronzegeräte des Mittelalters, 2), Berlin 1981, pp. 88-90, 190-193, 262-263, nr. 128, figg. 210-211.U. Mende