SCURTI, Jole
– Nacque a Torino il 29 aprile del 1922 da Francesco e Consolina Jachia.
Seguendo le orme del padre, direttore della stazione di chimica agraria di Torino, seguì studi scientifici laureandosi in scienze naturali il 21 dicembre 1944 presso l'Ateneo torinese con la votazione 100/100 con lode e dignità di stampa. Durante gli anni dell'università frequentò attivamente l’istituto e orto botanico e fu allieva di Carlo Cappelletti, direttore dell'istituzione dal 1932 al 1948, che implementò quell'impostazione sperimentale della ricerca, già seguita dai suoi predecessori Giuseppe Gibelli e Oreste Mattirolo, introducendo nello studio della biologia degli organismi vegetali metodologie e tecniche innovative per l'epoca.
La formazione universitaria di Scurti fu sin dall'inizio volta al mondo vegetale nel suo complesso, con particolare attenzione per i funghi, oggi classificati nel quinto regno. Gli studi micologici torinesi, con le ricerche sui licheni prima e successivamente sui funghi ipogei e sulle prime applicazioni alla tartuficoltura, avevano ormai una tradizione consolidata già nei primi decenni del Novecento. Il lavoro di Scurti partì da queste premesse culturali che la portarono a seguire un rigoroso metodo sperimentale in tutti i settori di cui si occupò. Dopo la laurea divenne ricercatrice presso la sede torinese dell'Osservatorio per le malattie delle piante del ministero dell'Agricoltura, iniziando un'intensa attività nel settore della patologia vegetale, documentata a partire dal 1946 dalla pubblicazione di numerosi lavori sulla diagnostica e lo studio dei danni istologici indotti dai fitopatogeni nei tessuti di piante di interesse agronomico, utilizzando tecniche di istologia e istochimica utili per l'interpretazione dei meccanismi funzionali responsabili della malattia. Produsse così numerosi lavori originali sul carbone del mais, sulla fusariosi di specie da fiore come il gladiolo, sull'oleocellosi degli agrumi e sugli agenti della carie del legno.
Nel 1952 conseguì la sua prima libera docenza, in patologia vegetale. Iniziò in quegli anni le collaborazioni, che proseguiranno fino alla fine della sua carriera, con industrie come la Farmitalia e con istituzioni come l'Istituto Giacomo Piccarolo delle Cartiere Burgo e l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, che contribuirono a sostenere il suo costante impegno per l'aspetto applicativo delle ricerche. Scurti continuò anche a frequentare l'istituto botanico di cui nel 1951 era diventato direttore il micologo e patologo vegetale Beniamino Peyronel il quale, nel 1950, quando ancora era professore ordinario presso la facoltà di agraria di Torino, aveva ottenuto dal Comitato per l'agricoltura del Consiglio nazionale delle ricerche la fondazione del Centro di studio per la micologia del terreno. Con il passaggio all'istituto botanico, Peyronel trasferì con sé anche il Centro, consolidando la tradizione micologica dell'istituzione e dei suoi collaboratori, fra cui Arturo Ceruti, che fu uno dei principali ricercatori nel settore e che ne sarebbe divenuto direttore nel 1965.
Nel 1953 Scurti sposò Ceruti e nel 1955 nacque il loro unico figlio, Maurizio; nel 1963 conseguì la seconda libera docenza, in micologia. Nello stesso anno fu nominata professore incaricato esterno di micologia per il corso di laurea in scienze biologiche presso l'Ateneo torinese, insegnamento che mantenne fino al 1980 quando, come vincitrice di concorso a professore di prima fascia, fu chiamata a ricoprire una delle prime cattedre di micologia istituite in Italia. Nel 1965 divenne socia corrispondente dell'Accademia di agricoltura di Torino.
Iniziò a dedicarsi allo studio delle modalità di accrescimento dei miceli fungini, settore che trovò un importante risvolto applicativo nella coltivazione di funghi mangerecci come il prataiolo (Psalliota campestris) e nel miglioramento della resa produttiva che oggi ha raggiunto valori mondiali, con più di un milione di tonnellate annue. Gli studi teorici furono accompagnati da un'importante attività didattico-divulgativa, grazie alla produzione di manuali in cui l'informazione scientifica era trasferita in modo chiaro e corretto agli utilizzatori.
Negli anni Settanta, quando furono emanati provvedimenti legislativi che rendevano incompatibile la didattica universitaria con l'impegno presso gli osservatori del ministero dell'Agricoltura, Scurti scelse di mantenere l'attività didattica e di ricerca presso l'istituto botanico, svolgendo in tale sede la sua attività di ricercatrice a tempo pieno. In questo periodo prese a occuparsi di diversi temi che collegano l'attività di vari gruppi fungini con l'uomo, con gli animali, con le piante, con il suolo, con altri miceti, costituendo un significativo settore dell'ecologia applicata.
Alcune ricerche portarono all'isolamento di molecole bioattive, con particolare riguardo agli antibiotici. Fra queste, uno studio di rilevante interesse riguardante l'analisi completa del principio antibiotico del basidiomicete Calvatia lilacina fu pubblicato nel 1974 sul giornale internazionale di chimica organica Tetrahedron Letters. Individuò anche sostanze stupefacenti e citostatiche prodotte da altri funghi superiori, con possibili effetti diretti sia sugli animali sia sull'uomo, argomento al tempo affrontato solo da alcuni gruppi di studiosi giapponesi.
Indagini sostanzialmente innovative sia per le tematiche affrontate sia per l'individuazione di metodiche sperimentali idonee riguardarono il ruolo dei funghi nei meccanismi di demolizione degli alti polimeri, nei processi di umificazione e di compostaggio e nella produzione di micotossine. Le potenzialità ligninolitiche di molte specie furono individuate, e in numerosi casi segnalate per la prima volta, grazie allo studio della loro attività enzimatica, consentendo di ampliare la lista degli organismi utilizzabili praticamente nei sistemi di riciclaggio e trasformazione del legno.
Di notevole interesse sono anche le indagini sull'individuazione e la descrizione di alcune micotossine, inquinanti tossici per l'uomo e gli animali, presenti su vari materiali di interesse alimentare. La pericolosità di tali sostanze appartenenti a diverse classi di composti organici, oggi ben nota, era all'epoca sottovalutata nella maggior parte dei Paesi europei, con l'eccezione dell'Inghilterra. Scurti, consapevole dei rischi che la loro presenza comportava per la zootecnia e per l'alimentazione umana, individuò e segnalò alcune delle interazioni fra il substrato e il fungo in grado di favorire la crescita del micete e indurne la produzione di micotossine come metabolita secondario.
Scurti è stata naturalista e biologa con forti legami sia con le scienze agrarie e con l'ecologia, sia con le scienze farmaceutiche e veterinarie, alle quali apportò le sue profonde conoscenze di micologia. La sua ferma convinzione che la ricerca non debba essere fine a sé stessa la indusse a sviluppare e approfondire gli aspetti applicativi dei vari settori di indagine che affrontò in trent'anni di attività. Dimostrò anche notevoli abilità organizzative, riuscendo a riunire nel suo gruppo di lavoro di micologia applicata studiosi di numerose discipline anche apparentemente lontane fra loro.
Tra i suoi lavori più importanti (per la bibliografia completa si veda Caramiello, 2008) si ricordano: Sul meccanismo d'azione dei diserbanti selettivi. le modificazioni istologiche e citologiche che l'Agroxone produce sulle erbe infestanti (in Annali della sperimentazione agraria, n.s., VI (1952), pp. 1-22); Méthode pour obtenir des cultures monospores des champignons de couche (scritto con Giovanni Borzini, in Mushroom Science, III (1956), pp. 138-145); Le malattie delle piante. Malattie non parassitarie da virus, e da parassiti vegetali (Torino 1958, 19672).
La sua attività di ricerca, documentata da più di cento lavori a stampa, fu rallentata dalla grave malattia che in poco più di un anno ne determinò la morte, pochi mesi dopo la sua nomina a professore ordinario.
Morì a Torino il 6 gennaio 1981.
Fonti e Bibl.: Archivio storico dell'Università degli studi di Torino, Registro di carriera scolastica della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze naturali dal 1 al 201, n. matr. SN. 55, p. 55; Verbali della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dal 12.11.1935 al 14.11.1947, p.191; fascicolo personale.
S. Scannerini, In memoria di J. S. Ceruti, in Annali dell'Accademia di agricoltura di Torino, CXXIV (1981-82), pp. 163-177; Id., J. S., in La facoltà di scienze matematiche fisiche naturali di Torino 1848-1998, a cura di C. S. Roero, II, I docenti, Torino 1999, pp. 157-159; R. Caramiello, J. S. Ceruti, in Numeri, atomi e alambicchi. Donne e scienza in Piemonte dal 1840 al 1960, a cura di E. Luciano - C. S. Roero, parte I, Torino 2008, pp. 187-193; S. Liguerri, J. S. Ceruti (1922-1981), in Dizionario biografico delle scienziate italiane (secoli XVIII-XX), II, Matematiche, astronome, naturaliste, Bologna 2012, pp. 354-357.