ipallage
L’ipallage (gr. hypallagē´ «scambio, commutazione»), o enallage (vedi più avanti) dell’aggettivo, nella retorica classica è una figura che consiste nella diversione dell’orientamento sintattico dell’aggettivo, che concorda con il determinato anziché con il determinante (per lo più un complemento di specificazione), o viceversa (Lausberg 1966-1968: § 685, 2; Lausberg 1969: § 315):
(1) maiora rerum initia (anziché: maiorum rerum initia) «inizio di più grandi eventi» (Livio, Ab urbe condita 1, 1)
(2) antiquos signorum [...] ortus (anziché: antiquorum signorum [...] ortus) «il sorgere degli astri antichi» (Virgilio, Ecl. IX, 46-47)
Lo scambio in direzione inversa si vede nell’esempio virgiliano:
(3) altae moenia Romae (anziché: alta moenia Romae) «le alte mura di Roma»
Lausberg (1966-1968: § 685) estende a questa figura casi riconducibili alla ➔ metonimia o alla ➔ sineddoche, interpretandoli come ellissi del complemento di specificazione; il sintagma tratto da Marziano Capella:
(4) stolatum pudorem
varrebbe come «il pudore proprio di una nobile matrona (cioè di una donna vestita di stola)». Il fenomeno si verifica inoltre anche al di fuori della relazione sintattica di un complemento genitivo con un sintagma nominale, e si presenta come interscambiabilità di aggettivi tra due sintagmi; si può vedere in proposito la glossa di Servio al luogo virgiliano:
(5) tepidaque recentem
caede locum
nel quale l’attribuzione di tepida a caede e di recentem a locum viene interpretata come scambio reciproco: è la strage (caedes) a essere recente, e il luogo a esserne ancora caldo.
In questa accezione più ristretta, l’ipallage è figura più tipica della lingua letteraria latina, ma può tuttavia trovarsi nella tradizione della lingua letteraria italiana. Nella trattatistica retorica più recente (Mortara Garavelli 1988; Beccaria 1989; Ellero 1997) e nei vocabolari sono variamente citati, ad es., ➔ Ugo Foscolo (6), ➔ Giosuè Carducci (7), ➔ Eugenio Montale (8 e 9) e ➔ Carlo Emilio Gadda (10):
(6) sorgon così tue dive
membra dall’egro talamo
(7) o desiata verde solitudine
lungi al rumor de gli uomini
(8) e gli alberi discorrono col trito
mormorio della rena
(9) fioriti nuvoli di piante
(10) guardandosi in anticipo, con un suo bastoncello ficulno, dalla mollezza cafferognola dell’aspide (rispetto a «la mollezza dell’aspide cafferognolo»)
In una seconda e più larga accezione, con maggiore riscontro nella lingua italiana, l’ipallage si sovrappone alla nozione di enallage (lat. tardo enallagen, gr. enallagē´ «cambiamento»), che designa genericamente uno scambio o una conversione di funzioni tra parole (Fontanier 1977: 293 segg.; Dubois et al. 1979: ad vocem «enallage»; Beccaria 1989: ad vocem «enallage / ipallage»). È questo il significato di enallage privilegiato dai vocabolari dell’uso, che dunque tendono a differenziare il significato e la funzione delle due figure, le quali invece sono sovrapposte nella tradizione retorica più antica.
Lo scambio può riguardare soprattutto la classe grammaticale, i tempi e i modi verbali, il numero. Quanto alla classe grammaticale, ne è un esempio l’uso avverbiale dell’aggettivo, costrutto che ha finito per diffondersi largamente nella lingua letteraria (esempi 11-13, tutti danteschi e tratti da Tateo 19842):
(11) e cominciommi a dir soave e piana (Inf. II, 56)
(12) ed el sen gì, come venne, veloce (Purg. II, 51)
(13) guardai ’l fiso (Purg. III, 106)
ma, in modo altrettanto ampio, anche nella prosa (ad es. dello scrittore barocco Francesco Fulvio Frugoni, 14), nella lingua poetica (Clemente Rebora, 15), come pure nella lingua d’uso (16):
(14) mi fe’ anche la Satira veder Ennio, che mescendo l’oro all’ordura, compose discomposto i suoi versi
(15) il piano sconfina melodioso
(16) parlare chiaro, lavorare duro
Circa lo scambio dei tempi verbali («énallage de temps»: Fontanier 1977: 293), sono ricondotti da Tateo (19842) nell’ambito di questa figura l’uso del presente in luogo del passato (17-18), del presente in luogo del futuro (19), dell’indicativo in luogo del condizionale (20):
(17) facevano un tumulto, il qual s’aggira (Inf. III, 28)
(18) si torse sotto il peso che li ’mpaccia (Purg. XI, 75)
(19) questo centesimo anno ancor s’incinqua (Par. IX, 40)
(20) se non si temperasse, tanto splende (Par. XXI, 10)
Tutti questi esempi, tuttavia, vanno inquadrati in un contesto linguistico ancora in formazione, nel quale lo scarto individuato come figura da Tateo (19842) può trovare una smentita nell’oggettiva instabilità della lingua, ed essere dunque motivato grammaticalmente piuttosto che retoricamente.
L’enallage relativa al numero è contigua alla nozione di ➔ sillepsi (o zeugma sintattico) nei casi in cui il singolare sostituisce il plurale (esempi danteschi da Tateo 19842):
(21) cortesia e valor di sé dimora (Inf. XVI, 67)
(22) usciva insieme parole e sangue (Inf. XIII, 43-44)
Quando il plurale del verbo è suggerito semanticamente da un soggetto che ha valore collettivo, si parla più comunemente di concordanza a senso (➔ accordo), fenomeno corrente nell’italiano informale e dei semicolti, ma documentabile anche nella lingua letteraria (cfr. D’Achille 1990: 277-294), non esclusi i suoi comparti più alti, quali Dante (23), Boccaccio (24), Baldassar Castiglione (25), Paolo Sarpi (26):
(23) quella gente ch’eran con lui (Purg. II, 115-116)
(24) de’ quali non gli orrevoli e cari cittadini ma una maniera di beccamorti sopravenuti di minuta gente [...] sotto entravano alla bara
(25) di modo che una gran brigata d’omini lo portarono di peso all’osteria
(26) considerò che nelli 100 gravami, se ben molti risguardavano la corte, la maggior parte però toccavano li vescovi, officiali, curati et altri preti di Germania
L’enallage caratterizza inoltre diffusamente il linguaggio della comunicazione pubblica e della pubblicità. Da Beccaria (1989) desumiamo esempi relativi all’uso di un nome come verbo (27), di un verbo intransitivo come transitivo (28), di un nome femminile al maschile (29):
(27) chi vespa mangia le mele
(28) B. frizza la digestione
(29) il matito il Gommito è colorito
Sono elencati nello stesso luogo espressioni e costrutti ormai parte dell’italiano standard: votare + aggettivo (vota comunista), mettersi il cappello in testa, mettersi i guanti nelle mani. Nella variante relativa alla transitività / intransitività del verbo, la figura è caratteristica della lingua poetica ‘espressionista’ di ambito novecentesco, come possono dimostrare alcuni esempi tratti da Bandini (1972), tutti di Clemente Rebora (in sottolineato i verbi e i loro oggetti; in 30 si intende che il gerundio è controllato dal soggetto della reggente il piano):
(30) pace su neve vaporando, il piano
sconfina
(31) piomba il turbine e scorrazza
[...] campi e ville
(32) il bulbo segreto fluiva
le più segrete gocciole
(33) in scia di pulcini virava la sua siesta
L’uso in forma transitiva di verbi intransitivi, costituendosi come violazione del codice, contribuisce, insieme ad altri espedienti stilistici rubricabili come enallagi (da Contini 1977: 93: l’avverbializzazione di nomi, neologismi di forma, neologismi di costrutto), a creare effetti di ‘violenza’ e di tensione linguistica tipici di quella corrente poetica.
Bandini, Fernando (1972), Elementi di espressionismo linguistico in Rebora, in Id. et al., Ricerche sulla lingua poetica contemporanea. Rebora, Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Padova, Liviana, pp. 139-235.
Beccaria, Gian Luigi (1989), Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi.
Contini, Gianfranco (1977), Espressionismo letterario, in Enciclopedia del Novecento, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1975-2004, 13 voll., vol. 2º, pp. 780-801 (poi in Id. Ultimi esercizi ed elzeviri (1968-1987), Torino, Einaudi, 1989, pp. 41-105).
D’Achille, Paolo (1990), Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana. Analisi di testi dalle origini al secolo XVIII, Roma, Bonacci.
Dubois Jean et al. (1979), Dizionario di linguistica, Bologna, Zanichelli (ed. orig. Dictionnaire de linguistique, Paris, Larousse, 1973).
Ellero, Maria Pia (1997), Introduzione alla retorica, Milano, Sansoni.
Fontanier, Pierre (1977), Le figures du discours, nuova ed. a cura di G. Genette, Paris, Flammarion (1a ed. Des figures du discours autres que les tropes, Paris, Maire-Nyon, 1827).
Lausberg, Heinrich (1966-1968), Manual de retórica literaria. Fundamentos de una ciencia de la literatura, Madrid, Editorial Gredos, 3 voll. (ed. orig. Handbuch der Literarischen Rhetorik. Eine Grundlegung Litteraturwissenschaft, München, Max Hueber Verlag, 1960 2 voll.).
Lausberg, Heinrich (1969), Elementi di retorica, Bologna, il Mulino (ed orig. Elemente der literarischen Rhetorik, München, Hueber, 1949; 19632).
Mortara Garavelli, Bice (1988), Manuale di retorica, Milano, Bompiani.
Tateo, Francesco (19842), Enallage in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 6 voll., vol. 2º, ad vocem.