IPAZIA (‛Υπατία)
Figlia di Teone Alessandrino, il commentatore delle matematiche, nata in Alessandria, scrisse di filosofia neoplatonica, di matematica e di astronomia: in particolare commentò Apollonio, Tolomeo e Diofanto. Ebbe corrispondenza con Sinesio. Le sue opere sono andate perdute.
I. è celebre soprattutto per la sua tragica fine. Eletto Cirillo (v.) al patriarcato di Alessandria, gravi dissensi nacquero immediatamente fra lui e il prefetto Oreste che non volle perdonare a Cirillo l'espulsione degli Ebrei alessandrini eseguita a furore di popolo per istigazione di Cirillo stesso. Si affermò che il maggiore ostacolo alla pacificazione dei due era costituito da I., della quale era nota l'amicizia per Oreste e l'influenza che ella esercitava su lui. In un giorno del marzo del 415 I. fu assalita per la strada da una folla di fanatici capeggiati dal lettore Pietro, trascinata in una chiesa e massacrata: i resti del suo cadavere fatto a pezzi furono arsi. Quale sia stata la partecipazione di Cirillo a questo misfatto non è possibile dire. Certo è che ne fu rimproverato e forse chi lo commise pensò di fare cosa a lui gradita.
Bibl.: Praechter, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, coll. 242-249; R. Hoche, in Philologus, XV (1860), p. 435 segg.; W. A. Meyer, H. von A., Heidelberg 1886; G. Bigoni, I. alessandrina, in Atti Istituto veneto, V (1887); H. v. Schubert, H. von A. in Wahrheit und Dichtung, in Preuss. Jahrbücher, CXXIV (1906), p. 44 segg.; R. Asmus, H. in Tradition und Dichtung, in Studien zur vergleichenden Literaturgeschichte, VII (1907), p. 11 segg.; J. Geffcken, Der Ausgang des griechisch-römischen Heidentums, Heidelberg 1920, passim (v. anche quella citata sotto cirillo di alessandria).