IPERBOLO (‛Υπέρβολος, Hyperbõlus)
Capopopolo ateniese. Visse nella seconda metà del sec. V. Emerse politicamente soprattutto dopo la morte di Cleone (422), quale capo del partito radicale, inviso ai possidenti e ai pacifisti. Sulla sua attività poco si sa di preciso. Come Cleone, anche I. cadde sotto la condanna di Tucidide, e fu bersaglio della satira dei commediografi, che soprattutto colpiva i suoi non illustri natali; conciatore di pelli Cleone, fabbricante di lumi Iperbolo, appartenevano entrambi alla classe sociale degl'imprenditori, che nella guerra vedeva l'occasione di maggiori profitti. Ma, personalità meno spiccata, I. non giunse mai alla carica di stratego, né al suo nome è legato alcun atto politico d'un qualche rilievo. Fu allontanato da Atene mediante ostracismo nella primavera del 417. Esule a Samo, fu ucciso da una congiura di oligarchici, nell'estate del 411.
Bibl.: J. Kirchner, Prosopographia attica, Berlino 1901, n. 13.910; H. Swoboda, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, col. 254 segg.; A. Ferrabino, L'impero ateniese, Torino 1927, p. 136.