IPERBOREI
− Fu questo il nome assunto da un circolo fondato a Roma nell'autunno del 1823, da quattro amici animati dall'amore per l'antichità e dalla lettura degli scrittori antichi. Accanto al paesaggista baltico-tedesco Otto Magnus von Stackelberg (25 luglio 1787 - 17 marzo 1837) e ad August Kestner, incaricato d'affari dello Hannover (28 novembre 1777 - 5 marzo 1853) ne facevano parte due archeologi di vaglia, usciti dalla scuola di Augusto Boeckh in Berlino, Eduard Gerhard (v.) e Theodor Panofka (25 febbraio 1800 - 20 luglio 1858).
Si tratta, dunque, di una di quelle società amichevoli, caratteristiche di quell'epoca, nelle quali dilettanti ed amatori si univano a giovani studiosi appena usciti dall'università, per coltivare lo studio delle antichità. L'entusiasmo fervido accoppiato alla fredda serietà scientifica che ispirava gli amici nei loro molteplici intenti, fece di questa società un vero centro di autentica ricerca e finalmente il nucleo iniziale dell'Istituto di Corrispondenza Archeologica di nuova fondazione, del quale si sviluppò in seguito l'Istituto Archeologico Germanico (v. archeologia). Il nome fu scelto in cosciente adesione a quel popolo leggendario degli I., del quale si disse che ogni primavera scendesse dall'estremo N verso mezzogiorno, per visitare il sacrario di Apollo, dio al quale era particolarmente devoto. In un certo senso questo nome intendeva onorare lo Stackelberg, il più sensibile e artisticamente il più notevole dei membri. La sua imponente opera "in folio" sul tempio di Apollo a Figalia (v.) era di imminente pubblicazione e i molteplici commenti sul culto di Apollo era uno dei temi più discussi tra gli amici, i quali incoraggiavano dal canto loro le pubblicazioni dello Stackelberg con consigli e ricerche. Si deve allo Stackelberg il bozzetto dell'emblema-impresa della società: nel centro si trova un "candelabro apollineo" a sinistra il grifo che ha atterrato un Arimaspe nemico, a destra appare la lupa romana con i gemelli. Il disegno fu usato in seguito come vignetta per le pubblicazioni dell'Istituto e intendeva ricordare sempre il circolo degli amici.
Daremo brevi notizie circa la vita dei quattro soci, sebbene sia assai sensibile la mancanza di ricerche monografiche tanto sulla società stessa quanto sugli usi dell'epoca in cui fiorirono questi generi di circoli e sui suoi componenti. Solo su O. M. Stackelberg abbiamo notizie precise, avendo egli trovato ben tre biografi. Proveniente dall'aristocrazia terriera baltica, godette di un'accurata educazione e, dopo varî tentativi di studî universitari, si decise per la pittura paesistica. In questo campo si distinse tra i suoi contemporanei. Una cospicua serie di paesaggi e vedute di antichi edifici di Grecia e di Asia Minore, eseguiti durante il suo soggiorno di quattro anni (1810-14) ne fecero il primo paesaggista o, meglio, lo scopritore del paesaggio greco.
La sua attività artistica era in sostanza in contrasto con quella scientifica, e provocò in certo senso la tragedia che ne oscurò gli ultimi anni di vita, passati in Italia e in Germania. Nessuna delle opere da lui progettate poté essere condotta a termine e a mala pena egli riuscì a redigere i testi per le sue tavole. Si deve al Kestner se nel 1825 uscì a Roma il volume Costumes et usages des peuples de la Grèce moderne. L'opera Die Gräber der Hellenen (I sepolcri degli Elleni) apparve invece poco prima della sua morte (1837). Essendo fallito l'editore che la curava, si sono salvati solo pochi esemplari della sua opera principale Griechische Landschaften (Paesaggi greci), ridotti ancora di numero a causa di un incendio; l'autore non vide l'opera terminata.
Quando lo Stackelberg si trasferì a Roma (1816) gli si formò rapidamente intorno una cerchia di amici: i fratelli Riepenhausen, il paesaggista svevo I. Linckh di, l'archeologo danese O. P. Bröndsted, entrambi suoi compagni nel viaggio in Grecia. Quest'ultimo era succeduto allo Zoega come console danese in Roma, ove pubblicà le proprie opere. Due anni prima era stato inviato alla legazione dello stato di Hannover August Kestner, quarto figlio della Lotte del Werther goethiano, fondatore del Museo Kestner in Hannover. Fine intenditore, disegnatore e collezionista, il suo interesse per l'antichità lo mise presto a contatto con Stackelberg; a questa cerchia si aggiunsero Ed. Gerhard e Th. Panofka. Tre inverni di seguito essi si riunirono in casa del Kestner sul Pincio, prima a Villa Malta poi a Villa Gregoriana, per leggervi in comune Pausania, Filostrato ed altri autori antichi.
Ben presto i due giovani tedeschi divennero gli animatori e ispiratori del circolo. Per opera principalmente del Gerhard, e della sua appassionata ricerca scientifica, fu fissato un formale programma ispirato ad un chiaro e cosciente spirito metodologico. Un viaggio in comune attraverso la Sicilia intrapreso nell'estate 1824 (senza il Gerhard) ampliò gli orizzonti dei partecipanti, attenutisi sino allora alle più o meno immediate vicinanze di Roma. Nell'estate 1825 venne eseguito il catalogo del Museo Borbonico di Napoli per opera del Gerhard e del Panofka; questi poi redasse nel 1827 un elenco del Museo Bartholdy. Il primo impulso a questa catalogazione di interi musei venne al Gerhard dalla sua collaborazione al manuale di topografia romana Beschreibung der Stadt Rom, iniziato nel 1818 da C. Niebuhr e I. Bunsen, e per questo manuale compilò un catalogo, essenzialmente completo, dei Musei Vaticani, oltre a redigere un panorama generale delle antiche sculture esistenti in Roma. Ma non basta. Insieme con gli archeologi inglesi Dodwell e Gell venne concluso un contratto con l'editore Gotta per la pubblicazione di un'opera di mitologia artistica illustrata, intitolata Antike Bildwerke della quale nel 1828 uscì il primo ed unico fascicolo. Nello stesso anno, per i buoni offici del Bunsen, il Gerhard ebbe l'incarico dal governo prussiano di riunire per i Musei di Berlino un'ampia raccolta di disegni dei monumenti antichi, riproduzioni utilizzate, in seguito, per le sue pubblicazioni. Anche questo cosiddetto "Gerhardsche Apparat" rimase inedito. L'immenso numero di vasi, urne cinerarie e specchi etruschi venuti alla luce, le camere sepolcrali etrusche affrescate divenute, dal 1825 in poi, note ovunque e nello stesso tempo la scarsezza delle pubblicazioni, fecero escogitare agli amici un sistema per lo scambio di notizie scientifiche. Già Gerhard e Panofka avevano redatto relazioni regolari per la rivista d'arte del Cotta (Cottisches Kunstblatt), ma anche questo non era sufficiente. Per fortuna il Panofka introdusse nel circolo il giovane duca di Luynes, ottimo conoscitore ed ammiratore dell'arte antica, mentre a sua volta il Gerhard convinse Cotta a pubblicare i Monumenti antichi inediti della società Iperborea Romana. Nel primo fascicolo comparvero contributi del Gerhard, Panofka, Stackelberg, del duca di Luynes e d'altri; parallelamente doveva venire edito un periodico in tedesco Hyperboroisch-römische Studien, redatta da Gerhard e Panofka, con saggi e trattazioni scientifiche. L'uscita del primo fascicolo doppio dei Monumenti antichi inediti con 12 tavole su rame (in solo 12 esemplari) fu festeggiata in comune dagli amici nel compleanno dello Stackelberg in Villa Albani: in quell'occasione il Gerhard lesse la prefazione agli annali romano-iperborei. Ma i Monumenti antichi non ebbero vita lunga. L'editore Gotta si era ritirato dal contratto e il duca di Luynes insisteva per una ampia riorganizzazione del sistema di pubblicazione, anzi dell'intero scambio di notizie.
Se poi non vennero neppure alla luce la progettata pubblicazione di una rivista Journal universel de l'Archéologie (con saggi in francese, italiano e latino) e di un Bulletin destinato solo alla rapida diffusione di scoperte archeologiche, si è che nel frattempo l'idea di una società archeologica, a varie sezioni, estesa su tutta l'Europa si andava realizzando. Il Gerhard era riuscito ad assicurarle come protettore il principe ereditario e poi re di Prussia, Federico Guglielmo iv; con questi si veniva ad introdurre un elemento assolutamente nuovo. L'intento perseguito dagli amici, assumeva ora l'aspetto di un'associazione, stabilita su ampie basi, che con uno statuto internazionale e ben tre proprie pubblicazioni (Bollettino, Monumenti Inediti, Annali) doveva creare una corrispondenza archeologica di estensione mondiale e pubblicare le nuove ricerche e scoperte. Naturalmente veniva così sorpassato lo scopo originario degli I. che continuarono la loro attività sotto questa nuova forma. Il circolo di amici era andato disperdendosi dopo la partenza dello Stackelberg e del Panofka; rimasero a Roma solo Gerhard e Kesmer; il primo sino alla sua sistemazione accademica a Berlino, l'altro sino alla morte.
Ma tra i cinque fondatori del nuovo Istituto riunitisi, su invito del Bunsen, nel 1828 a Palazzo Caffarelli, nell'anniversario della nascita del Winckelmann, per consigliarsi sull'organizzazione, vi erano i due I. rimasti a Roma: Kestner e Gerhard, questi con Panofka continuà poi a prendere parte attiva e decisiva allo sviluppo dell'Istituto di corrispondenza archeologica (v. archeologia).
Bibl.: Bibl. generale: A. Michaelis, Geschichte des Deutschen Archäologischen Instituts 1829-1879, p. 7 ss.; id., Ein Jahrhundert kunstarchäologischer Entdeckungen, II ed., Lipsia 1908, p. 54 ss. (traduzione italiana: Un secolo di scoperte archeologiche, Bari 1912); G. Rodenwaldt, Archäologisches Institut des Deutschen Reiches 1829-1929, Berlino 1929, p. 5 ss.; A. Rumpf, Archäologie, I (Sammlung Göschen, vol. 538), p. 69 s.; B. Stark, Systematik und Geschichte der Archäologie der Kunst, Lipsia 1880, p. 260 ss. Bibl. dei singoli membri del gruppo: E. Gerhard, Aus Stackelbergs Nachlass, in Hyperboräisch-römische Studien für Archäologie, II, Berlino 1852, p. 285 ss.; C. Hoheisel, in Baltische Monatschrift, fasc. 8, 1863, p. 385 ss., 475 ss.; N. von Stackelberg, O. M. von Stackelberg. Schilderung seines Lebens und seiner Reisen in Italien und Griechenland, Heidelberg 1882; G. Rodenwaldt, O. M. von Stackelberg, der Entdecker der griechischen Landschafst, Monaco-Berlino, s. d.; Thieme-Becker, XXXI, p. 432 s. A. Kestner: Thieme-Becker, XX, p. 216 ss.; C. Schuchhardt, Aus Leben und Arbeit, Berlino 1944, p. 161 ss E. Gerhard: O. Jahn, Eduard Gerhardt. Ein Lebensabriss, Berlino 1868, p. 60 ss.; Allgemeine Deutsche Biographie, XXV, p. 125 ss.