iperpoliticismo
(iper-politicismo), s. m. Eccessivo risalto dato al ruolo e al potere della politica nella soluzione dei problemi sociali.
• L’iperpoliticismo resta sì, dunque, come un carattere tipico della sfera pubblica italiana. Ma esso non è più il predominio del comando politico sulla società, com’è stato fino alla fine della prima Repubblica. Ora è piuttosto la penetrazione/subordinazione capillare e diffusa, l’uso continuo della politica da parte delle infinite articolazioni corporativo-antimeritocratiche della società. La quale realizza per questa via una sua antica vocazione: servirsi del potere, disprezzandolo. (Ernesto Galli Della Loggia, Corriere della sera, 12 giugno 2011, p. 1, Prima pagina) • Sia per il gruppo dirigente del Pd che per tutti i soggetti e le personalità politiche che si muovono a sinistra, è venuto il momento della verità. Fuori da ogni tatticismo manovriero e «iperpoliticismo», davanti all’evidente declino di ogni forma di partito flessibile, debole, o «personale», non si tratta di assecondarne adesso la sua «liquidità», semmai di contrastare proprio questa forma liquida, che impedisce anche al Pd di ricostruire la propria identità politica e culturale. (Roberto Fai, Repubblica, 23 luglio 2013, Palermo, p. I) • Un partito-non-partito non promette e non ha alcuna continuità di giudizio, per cui, per esempio, mentre i leader parlamentari o nazionali seguono le logiche del più navigato opportunismo politico (con l’occhio fisso ai sondaggi) i grillini-del-popolo-ordinario hanno una matrice di civismo che è ammirevole. Iper-politicismo negli uni e iper-purismo negli altri, che non hanno incarichi pubblici e sono «gente comune». (Nadia Urbinati, Repubblica, 16 maggio 2016, p. 23, Commenti).
- Derivato dal s. m. politicismo con l’aggiunta del prefisso iper-.
- Già attestato nell’Unità del 30 ottobre 1977, p. 2, Vita italiana (F. O.).