ipersessualizzato
p. pass. e agg. Che esibisce in modo eccessivo caratteri e messaggi sessuali.
• Lei spiega di aver scritto «L’ablazione» con l’intento di affrontare un tabù. Malattia, cancro, impotenza sessuale: qual è il più grande dei tre? «In Francia sono tutti e tre rilevanti. Ma forse è l’impotenza sessuale il maggiore, perché concerne tutta l’energia dell’uomo, la sua libido, la sua identità. Noi viviamo in una società ipersessualizzata, circondati da immagini di uomini con fisici perfetti, donne superfemmine. Poi nell’ordine c’è il secondo, il tabù del cancro. Pensiamo al cancro al seno: qui sono stati fatti molti progressi, mentre il tumore alla prostata rimanda solo a sentimenti di paura e vergogna. Eppure è frequente quanto quello al seno» (Tahar Ben Jelloun intervistato da Maria Serena Palieri, Unità, 14 marzo 2014, p. 17) • Sessismo e pubblicità vanno spesso a braccetto, nel resto del mondo più ancora che in America. L’Italia è considerata uno dei mercati più arretrati, in quanto a cultura maschilista dei messaggi pubblicitari. In Italia spesso questi «relegano la donna a ruoli gregari, decorativi e ipersessualizzati», sostiene Massimo Guastini, presidente dell’Art Directors Club Italiano (Adci), coordinatore dell’indagine «Come la pubblicità racconta gli italiani». (Federico Rampini, Repubblica, 1° maggio 2015, p. 29, Mondo) • l’inchiesta fin qui condotta ci suggerisce che ancora non diciamo tutto quello che vorremmo, che ancora abbiamo pregiudizi nei confronti degli omosessuali e del piacere femminile, che, pur vivendo in una società ipersessualizzata, a tratti persino ossessionata dagli amplessi, siamo riluttanti nel condividere le fantasie con chi ci sta accanto. (Roberta Scorranese, Corriere della sera, 14 luglio 2016, p. 23, Cronache).
- Derivato dal p. pass. e agg. sessualizzato con l’aggiunta del prefisso iper-.
- Già attestato nell’Unità del 13 maggio 2003, Bologna, p. IV.