ipertutelato
(iper tutelato), p. pass. e s. m. e agg. Chi o che è oggetto della massima tutela, fino a rasentare l’eccesso.
• C’è una parte di verità, in quel che Mario Monti ha detto ‒ a RepubblicaTv ‒ sul modo in cui è stata interpretata la sua idea del lavoro fisso («Diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita!»). Citato fuori dal contesto, quel che ha aggiunto subito dopo è finito in un buco nero: «È più bello cambiare e accettare nuove sfide, purché in condizioni accettabili. Questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato, e tutelare un po’ più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci». (Barbara Spinelli, Repubblica, 8 febbraio 2012, p. 1, Prima pagina) • l’articolo 18 ‒ nella mente di chi lo difende ideologicamente ‒ è una tutela che dovrebbe contraddistinguere il mondo ideale, quello in cui il più dell’occupazione è rappresentata dal lavoro a tempo indeterminato. Non solo così non è, e dunque è una tutela per una minoranza di ipertutelati rispetto alla maggioranza degli avviati al lavoro. (Oscar Giannino, Messaggero, 12 agosto 2014, p. 1, Prima pagina) • Una telecamera per Boccadasse e per trasformare in qualcosa di meno virtuale l’ultima zona a traffico limitato ancora senza controllo. A chiederlo sono gli stessi residenti, che, dunque, affrontano la questione dell’accesso al borgo e del rispetto di un’area di pregio e iper tutelata in maniera opposta di quanto fatto dai «colleghi» del borgo di Nervi. (Edoardo Meoli, Secolo XIX, 9 novembre 2016, p. 25, Genova).
- Derivato dal p. pass. e agg. tutelato con l’aggiunta del prefisso iper-.
- Già attestato nella Stampa del 31 ottobre 1995, p. 6, Interno (St. C.).