Ipnosi
L'ipnosi (dal francese hypnose, derivato dal greco ὕπνος, "sonno") è uno stato psicofisico caratterizzato da modificazioni della coscienza affini a quelle del sonno e con prevalenza delle funzioni rappresentativo-emotive su quelle critico-intellettive; essa può essere sia autoindotta sia indotta da un operatore (ipnotizzatore o ipnotista) attraverso un rapporto interpersonale con il soggetto e con opportune tecniche di tipo psicologico.
l. Cenni storici
Si ritiene che l'uso dell'ipnosi per il trattamento delle malattie abbia origine assai remota e che essa sia la più antica forma di psicoterapia conosciuta: patrimonio comune di molte culture primitive, ha avuto da sempre larghissima diffusione, sia come pratica mistico-religiosa sia come vero e proprio procedimento curativo. Molti reperti archeologici, ritrovati in tombe o in templi, testimoniano la conoscenza di numerosi fenomeni ipnotici utilizzati a fini divinatori o terapeutici, indotti consapevolmente o inconsapevolmente con tecniche non troppo dissimili da quelle impiegate nelle moderne forme di psicoterapia. Indicazioni sull'uso dell'ipnosi nell'antica Cina risalgono al 20° secolo a.C., epoca in cui Wang Tai, considerato il fondatore della medicina cinese, insegnava ai suoi seguaci una tecnica terapeutica che poteva indurre fenomeni non comuni e si fondava sulla pratica del passaggio delle mani al di sopra del corpo degli individui che venivano sottoposti alla cura. Sempre in Cina possono essere localizzate le prime esperienze di ipnosi autoindotta, in cui il celebrante osservava per alcuni giorni il digiuno e restava perfettamente immobile a meditare, nel tentativo di rievocare mentalmente l'aspetto esteriore, il comportamento e le abitudini di un defunto. Nella medicina induista, all'incirca nel 1500 a.C., vengono descritte procedure terapeutiche basate su rituali che iniziavano con canti e danze accompagnati dal suono di tamburi e di campane, alternati con la musica di strumenti a corda e flauti di bambù. Successivamente, i partecipanti cominciavano a danzare con passi leggeri, in un movimento continuo di rotazione, mormorando parole dal significato mistico, fino a raggiungere quello che attualmente sarebbe descritto come uno stato di trance.
Nell'antica civiltà egizia l'ipnosi era conosciuta e utilizzata sia come strumento terapeutico, sia come procedimento finalizzato a ottenere l'anestesia per interventi chirurgici. Un papiro egiziano, risalente al 3° secolo a.C., costituisce probabilmente la prima documentazione completa di un'induzione ipnotica simile nella sua metodica a quelle seguite dalla ipnosi moderna: esso descrive il metodo impiegato da un faraone per ipnotizzare un giovane suddito, tramite la fissazione dello sguardo su una fonte di luce, soffermandosi anche sul resoconto di quello che il ragazzo afferma di avere visto e udito mentre era nella condizione di trance. Non è chiaro, in questo caso, se la trance fosse stata usata come terapia o allo scopo di ottenere chiaroveggenza. Secondo quanto descritto nel Vecchio Testamento, anche gli ebrei conoscevano e impiegavano i fenomeni ipnotici e pure in questo caso appare lecito supporre che la trance avesse una duplice funzione. Alcuni profeti se ne servivano per fare profezie, mentre in altre evenienze era possibile ottenere guarigioni toccando leggermente con le mani la parte malata o, semplicemente, con lo sguardo. A prescindere dalle modalità utilizzate per ottenere la trance, la capacità di alcuni individui di sottoporsi a tagli e punture oppure di irrigidire il proprio corpo per lunghi periodi di tempo fa supporre la presenza di fenomeni di analgesia ipnotica e di catalessia sviluppati nel corso di una trance sonnambulica.
Dall'Egitto l'ipnosi si diffuse nell'antica Grecia. Nella pratica del culto di Asclepio si può rintracciare una serie di fenomeni ipnotici usati nel corso dei riti religiosi a scopo terapeutico. I sacerdoti del culto, che operavano nei templi del Sonno, si servivano dell'induzione di uno 'stato artificiale' di sonno, appunto, per esercitare sui malati che partecipavano al rito le proprie capacità terapeutiche: i pazienti passavano la notte nel tempio per avere un sogno (spontaneo o provocato per suggestione), che al risveglio il sacerdote interpretava per la diagnosi e la terapia. Il mito greco di Medusa, dotata della facoltà d'impietrire con lo sguardo chi si trovava a guardarla negli occhi, sembra essere un'altra indicazione in merito alla diffusione delle conoscenze sull'ipnosi nell'ambito del mondo ellenico. Il culto di Asclepio, divenuto Esculapio, venne trasmesso anche a Roma. Alla divinità, cui si attribuiva il potere di resuscitare i morti, vennero presto dedicati numerosi templi in cui i sacerdoti lenivano le sofferenze con il tocco delle mani e l'induzione di uno stato simile al sonno. Il cosiddetto tocco regale, praticato con le mani da figure autoritarie e carismatiche veniva considerato un importante atto terapeutico ed era ben conosciuto dagli imperatori romani, come, per es., Vespasiano, Adriano e Costantino. Anche i misteri della Grande Madre (Cibele) sembrano essere permeati da buone conoscenze ipnotiche. Le popolazioni celtiche avevano esperienza dell'ipnosi, che praticavano nei loro rituali legati al culto delle querce. I pazienti attraversavano i boschi per avvicinarsi al luogo sacro dove potevano invocare la guarigione: dopo essere stati sottoposti a digiuno e a rituali di purificazione, veniva richiesto loro di attendere con fede mentre venivano esaltate, con racconti pieni di enfasi, le guarigioni precedentemente ottenute e la grandezza del potere divino.
Nel Medioevo si possono evidenziare tracce della presenza dell'ipnosi nei canti e nelle danze popolari della tarantola, diffusa soprattutto nell'Italia meridionale e derivata da danze di tipo frenetico usate a scopo terapeutico. Il rituale incalzante e ricco di figure, ritmato dallo schioccare delle dita e dal suono dei tamburelli, si sviluppava in un crescendo vertiginoso, capace di coinvolgere i partecipanti fino a uno stato di profondo abbandono o di catalessi con caratteristiche non dissimili dalla trance ipnotica. L'utilizzazione sia delle tecniche ipnotiche sia dello stato di trance, tuttavia, non appartiene esclusivamente alle culture occidentali: anche gli sciamani aztechi sapevano praticare l'ipnosi e la utilizzavano nei loro rituali; inoltre alcune tribù indiane dell'America Settentrionale (per es. i chippewa) impiegavano la trance a scopo terapeutico e profetico. Sul finire del 15° secolo si pongono le basi per una concezione dell'ipnosi che si allontana dalla religione e dal misticismo per avvicinarsi al magnetismo e alla psicologia. Mentre in quello stesso periodo la sofferenza psichica era ritenuta per lo più sinonimo di possessione demoniaca, H. Nymann considerò per la prima volta il ruolo esercitato dall'immaginazione sulla salute: secondo le sue tesi, anche l'effetto dei farmaci dell'epoca doveva essere riferito all'efficacia curativa dell'immaginazione. Il contemporaneo P. Pomponazzi sosteneva di contro con altrettanta convinzione che malattie e infermità potevano essere curate mediante influssi magnetici.
La teoria del magnetismo venne in seguito ripresa e sviluppata dal medico-filosofo Paracelso, secondo il quale l'influenza magnetica dei pianeti e delle stelle condizionava la mente umana, mentre le radiazioni terrestri avevano effetto sul corpo. Paracelso iniziò, quindi, a trattare gli scompensi del corpo e della mente tramite l'applicazione di minerali che erano dotati di proprietà magnetiche. Nel 18° secolo, a Vienna, F.A. Mesmer (v. medicina) riprese queste teorie per proporre la sua ipotesi del magnetismo animale, in base alla quale si postulava l'esistenza di un fluido universale capace di connettere l'uomo con gli astri, la Terra e gli altri uomini. In relazione a quanto previsto dalla teoria, la cura delle malattie umane consisteva nel ristabilire l'equilibrio perduto mediante una trasmissione del fluido verso le parti che ne risultavano carenti. Le teorie di Mesmer vennero contestate negli ambienti scientifici dell'epoca, che attribuirono i risultati ottenuti al solo effetto della suggestione ma, nonostante tutto, a lui è universalmente riconosciuto il merito di aver dato inizio alla psicoterapia scientifica. Il superamento del misticismo, l'importanza attribuita alla persona del magnetizzatore, il valore dato ai rapporti interpersonali e al contesto, il riconoscimento di forze interne di cui l'individuo non è cosciente, anticipano la nascita delle moderne teorie psicodinamiche e saldano l'ipnosi con le altre forme di psicoterapia che si svilupperanno di lì a poco. Sebbene Mesmer non fosse consapevole della rivoluzione prodotta dal suo pensiero, furono i suoi discepoli ad accostare alcune delle intuizioni del medico viennese alle emergenti ipotesi relative alla psicologia dell'inconscio. Nel 19° secolo, basandosi sul riconoscimento di questi fattori, J.-M. Charcot, a Parigi, e H. Bernheim, a Nancy, proposero nuovi metodi di induzione e teorie ipnotiche che tenevano conto delle nascenti idee-forza della psicologia dinamica. Agli inizi del Novecento sarà S. Freud, dopo aver operato per qualche tempo con l'ipnosi, a modificarne le metodiche e a sviluppare il complesso apparato concettuale della psicoanalisi. L'enorme diffusione della nuova disciplina nella cultura del 20° secolo non deve far dimenticare la profonda parentela tra psicoanalisi e ipnosi. Analogamente, altre forme di psicoterapia (comportamentale, cognitiva e familiare) discendono direttamente oppure indirettamente dall'ipnosi, avendone acquisito alcune metodiche o condividendone l'impostazione strategica.
Il termine ipnosi fu introdotto per la prima volta nel 1843 da J. Braid, che lo definì uno 'stato particolare' del sistema nervoso, determinato da 'manovre artificiali'. Tuttavia, la concezione contemporanea dell'ipnosi riconosce nella trance una condizione naturale, nella quale si può entrare anche spontaneamente, senza fare ricorso a manovre artificiali. Il sostenitore di questo approccio naturalistico è stato M.H. Erickson che ne ha rivoluzionato la tradizionale visione come evento straordinario, prodotto da tecniche induttive ritualistiche utilizzate da personaggi autoritari e carismatici, per ricondurla a un'esperienza diffusa e frequente, la comune trance quotidiana (common everyday trance). Secondo la prospettiva ericksoniana, la trance può essere provocata ma anche spontanea e si verifica più volte, anche per brevi periodi, nell'arco della giornata. Lo stato di coscienza particolare che viene a determinarsi è strettamente contiguo a quello della veglia e si articola con quest'ultimo secondo un continuum che rende talvolta difficile operare una distinzione netta e precisa tra le due condizioni (Edelstein 1981). Un'altra importante differenza tra quella che è stata definita 'nuova ipnosi' e l'ipnosi tradizionale, consiste nel fatto che non vengono più ritenuti necessari, per l'identificazione dello stato di trance, i segni di rilassamento fisico e mentale, il rallentamento nelle risposte, l'amnesia per l'esperienza ipnotica e la sensazione di perdita più o meno completa del controllo cosciente. L'assenza di questi fattori, che una volta erano ritenuti tipici dell'esperienza ipnotica, ha ulteriormente accostato la trance allo stato di veglia, rimarcandone vieppiù il ruolo di condizione fisiologica dell'organismo. La distinzione tra le due condizioni non viene meno, ma diviene più sottile, valutabile soltanto grazie a piccoli dettagli (minimal cues), che l'ipnotista deve riuscire a cogliere per trarre il massimo vantaggio terapeutico dalla variazione inapparente dello stato di coscienza. Secondo Erickson (1964), tale distinzione prevede la perdita di contatto con la realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà concettuale astratta. La differenza di risposta alla realtà soggettiva vissuta dal soggetto in trance rispetto a quella evocata dal mondo circostante diviene quindi il parametro di riferimento necessario per valutare l'esistenza e la profondità della trance stessa. La nuova definizione dello stato ipnotico non è più connessa con le manovre utilizzate per ottenerlo o alla presenza, talvolta aleatoria, di fenomeni straordinari e inconsueti, ma alla risposta più o meno intensa dell'individuo alle rappresentazioni che l'ipnosi è in grado di evocare. Infine, dopo alcuni millenni dalla sua scoperta iniziale, è radicalmente cambiato il ruolo dell'ipnotista, una volta legato soprattutto alla sua figura carismatica, alla sua posizione autorevole o alla sua capacità di produrre effetti suggestivi. La nuova ipnosi sottolinea l'importanza di restituire all'individuo in trance la sua dignità di 'soggetto' attivo e dotato di qualità e potenzialità che l'ipnotista ha il dovere di ricercare attivamente, riconoscere e rispettare. Questo cambiamento del ruolo dell'operatore comporta una partecipazione reciproca alla trance, in cui assume una posizione centrale la particolare e selettiva relazione bilaterale a cui l'ipnotista partecipa intensamente, mantenendo una focalizzazione esclusiva nei confronti del soggetto. Il determinarsi di questo rapporto di fiducia e della reciproca responsività che si sviluppa tra ipnotista e soggetto costituisce la prova che la trance è un fenomeno relazionale prima ancora di costituire un'esperienza soggettiva indotta dal superiore potere suggestivo del terapeuta. Al contrario, dunque, di quanto avveniva nell'ipnosi mistica, in cui erano il potere del sacerdote o quello della divinità a determinare la guarigione, e diversamente dal ruolo fondamentale tradizionalmente riservato al 'magnetismo personale' o alla forte personalità dell'ipnotista, il potere del terapeuta viene ridimensionato e posto al servizio del soggetto. Nella nuova concezione della trance, soltanto quando si sente riconosciuto nella sua identità e nelle sue necessità personali, il soggetto riesce ad abbandonare le proprie resistenze per collaborare alla terapia.
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