IPNOTICI (XIX, p. 481)
Dopo l'avvento dei barbiturici e l'introduzione in terapia del Veronal e degli altri derivati, gli studî si sono indirizzati a ricercare quali di questi composti meglio rispondano alle esigenze pratiche. Alcuni dei derivati barbiturici, quelli ad azione immediata, intensa e di breve durata, sono stati di recente usati con successo non più come ipnotici (che richiedono invece azione blanda e prolungata) ma come narcotici, specie per somministrazione endovenosa.
Circa il meccanismo di azione degli ipnotici barbiturici, notevoli studî sono stati compiuti negli ultimi anni, ma non si è ancora pervenuti a risultati conclusivi. Questi farmaci, pur avendo un'azione deprimente sulle funzioni del sistema nervoso centrale, sembra che alle dosi ipnotiche agiscano stimolando direttamente o indirettamente il centro del sonno, situato nell'ipotalamo e più precisamente nella parte posteriore del terzo ventricolo, il quale per una inibizione attiva o forse anche per una neurosecrezione porterebbe all'abolizione di tutti gli impulsi diretti verso la corteccia cerebrale, isolandola (paralisi corticale secondaria) e quindi generando lo stato di sonno. L'uso dei barbiturici non è scevro di gravi inconvenienti e quindi la loro vendita viene fatta solamente dietro presentazione di ricetta medica.
L'intossicazione (barbiturismo acuto) che si determina è caratterizzata da uno stato comatoso, contro il quale si lotta con analettici bulbari e con farmaci risveglianti quali la picrotossina, il cardiazolo, la coramina, la stricnina, a dosi refratte e proporzionate alla gravità dell'avvelenamento. La lavanda gastrica può essere fatta fino a che non è comparso il coma, cioè quando l'individuo è ancora sveglio e cosciente.