ipoglicemia
Abbassamento della glicemia al di sotto del limite inferiore della norma (circa 0,70 g in 1000 cm3 di sangue, a seconda del metodo usato). Si può osservare dopo lunghi periodi di scarsa alimentazione, in caso di abnorme attività della parte endocrina del pancreas, dopo somministrazione di insulina, ecc. Può essere permanente – e allora di solito ben tollerata – oppure accessionale, come nella crisi ipoglicemica e nel coma ipoglicemico (➔ diabete). Le condizioni di i. sono possibili in vari quadri clinici e la sintomatologia è piuttosto variabile. I sintomi dell’i. possono essere divisi in quelli prodotti dai sistemi di regolazione ormonali (adrenalina e glucagone), che si innescano al diminuire della glicemia, e in quelli prodotti dall’insufficiente apporto di glucosio alle cellule nervose. Si hanno tremito, sudorazione abbondante, pallore, dilatazione delle pupille, tachicardia. Un abbassamento della glicemia modifica in modo netto la risposta mentale, con la comparsa di note d’ansia, inquietudine, irritabilità, incertezza nell’organizzare la sequenza di parole in un discorso, fino a quadri francamente deliranti. Nel persistere della i. si può arrivare ad uno stato non reversibile con modificazione del respiro, shock ed evoluzione comatosa.
I sintomi di un particolare caso di i. sono strettamente correlati al quadro clinico generale, alla malattia di base, alla gravità complessiva delle alterazioni del metabolismo. Nei bambini, l’i. si presenta spesso al risveglio con vomito; nei ragazzi e negli adulti un quadro di i. genera sintomi di tipo maniacale o comportamenti analoghi a quelli dell’alcolizzato (disorientamento, scarsa lucidità, difficoltà nell’eloquio, ecc.). Nella maggioranza dei casi, la consapevolezza del proprio stato di salute e un adeguato intervento evitano complicazioni neurologiche (le più temibili) dell’ipoglicemia. Se lo stato di incoscienza è molto prolungato e senza soccorsi, l’evoluzione di una i. non trattata può essere fatale.