IPPIA di Elide
Pensatore greco del sec. V a. C., uno dei più notevoli rappresentanti dell'antica sofistica.
Documenti superstiti del suo pensiero e della sua personalità sono, oltre a una breve serie di frammenti e di testimonianze (raccolti da H. Diels in Fragmente der Vorsokratiker, I, 4ª ed., Berlino 1922, pp. 282-88, traduz. ital. di M. Cardini nel volume I sofisti, Bari 1923, pp. 96-107), i due dialoghi Hippias maior e Hippias minor, il secondo dei quali è da ascrivere al primo periodo dell'attività letteraria di Platone, mentre l'altro è quasi certamente pseudoplatonico. In questi dialoghi (in cui Socrate è introdotto a discutere con I. circa il problema del bello e circa quello dell'errore), il sofista presenta singolarmente quei tratti d'insolente spavalderia e insipienza che già nell'opinione degli antichi dovettero contraddistinguerlo nello stesso ambiente della sofistica. Ma sotto tale spavalderia era un motivo serio: l'ideale dell'αὐτάρκεια, o "sufficienza a sé stesso", non intesa nel senso passivo dei cinici e poi degli stoici (che la facevano dipendere dalla rinuncia alle cose e quindi dalla liberazione dai desiderî e bisogni cui esse inducevano), ma in quello attivo della maggior possibile capacità di bastare a sé stessi nelle vicende e necessità della vita. Di qui il vanto, tipico d'I., di sapersi fare da sé il necessario, e p. es. tutti gli oggetti di abbigliamento: vanto che rivalutando le opere manuali e umili contro il disdegno della tradizionale etica aristocratica instaurava una nuova era nella concezione antica del lavoro. Di qui, insieme, lo studio di possedere e dominare le conoscenze ed esperienze umane, e d'insegnar l'arte di tale possesso, culminante nella mnemotecnica, o tecnica della memoria.
Sappiamo dal Protagora platonico che coltivò particolarmente la geometria, l'aritmetica e l'astronomia: non vi sono ragioni sufficienti per negare la sua identità con quell'Ippia geometra, di cui ci parlano Pappo, Proclo e Simplicio.
Il problema della trisezione dell'angolo lo condusse a scoprire la prima curva che si sia trovata dopo il cerchio: una trascendente, che per l'uso che se ne può fare anche nella quadratura del cerchio, fu da lui stesso, a quanto pare (Tannery, Zeuthen), denominata quadratrice. La curva non può essere costruita che per punti: e come tale fu oggetto di critiche da parte dei geometri greci. Le sue proprietà per la quadratura non furono però dimostrate che da Dinostrato (v.) con un procedimento di esaustione: di qui il suo nome comune di "quadratrice di Dinostrato".
Bibl.: E. Zeller, Die Philos. d. Griechen, I, ii, 6ª ed., Lipsia 1920, pp. 1316-1321 (con l'ulteriore bibliografia, per cui cfr. anche l'appendice bibliografica di Ueberweg-Praechter, Grundriss d. Gesch. d. Philos., I, 12ª ed., Berlino 1926); Wellmann e Biörnbo, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., VIII col. 1706 segg.; A. Momigliano, Ideali di vita nella sofistica: Ippia e Crizia, in La cultura, IX (1930), pp. 321-30.