Ippocrate
Medico greco (Isola di Coo, 460 a.C. ca. - 370 a.C. ca.). Discendente di una famiglia di medici asclepiadi (I. stesso sosteneva di essere il 17° discendente di Asclepio), si dedicò alla pratica e all’insegnamento della medicina. Fu il fondatore della medicina scientifica in Grecia, dove operò dopo aver compiuto viaggi in Tessaglia, Propontide e probabilmente anche in Libia, Egitto e Scizia. Fu celeberrimo nella sua epoca, secondo quanto testimoniano sia Platone sia Aristotele. Il Corpus hippocraticum, che racchiude in sé la dottrina ippocratica e il famoso Giuramento, è costituito da cinquantatre opere divise in settantadue libri, un tempo tutte erroneamente ascritte a I.; esse invece, per la maggior parte composte tra gli ultimi decenni del 5° e i primi del 4° sec. a.C., furono redatte da numerosi altri autori, difficilmente identificabili. Fra i libri più studiati nel corso dei secoli, si ricordano gli Aforismi. Con I. la medicina divenne allo stesso tempo scienza e arte, basata sul ragionamento e sull’esperienza. La tradizione ippocratica costituì per secoli, sia da un punto di vista medico che deontologico, un modello di riferimento.
Nella concezione medica ippocratica, attraverso la ripresa del concetto peculiarmente greco di physis, ossia dell’insieme delle proprietà che definiscono ogni cosa nel suo essere e nel suo agire, il corpo e lo spirito formano nell’uomo un’unità inscindibile e la malattia, anche se diversa nelle sue manifestazioni a seconda dell’organo interessato, è però considerata unica nella sua essenza. Così la tradizione ippocratica mette al centro non la manifestazione patologica locale, bensì l’intero organismo, considerato come unità, e non insieme di organi.
La dottrina umorale sta alla base della biologia e della patologia ippocratiche e sempre su di essa si basano i concetti di salute e malattia. Essa contraddistingue quattro umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. Il primo proviene dal cuore, il secondo dal cervello, il terzo dal fegato e il quarto dalla milza. Se la salute è identificata con il perfetto equilibrio degli umori, la malattia invece con il loro squilibrio e la presenza insufficiente o eccessiva di uno dei quattro principi. L’alterazione della combinazione degli umori è ascritta a fattori legati alle ‘intemperie’, quali la dieta, i miasmi, le stagioni e il clima. Scopo della terapia quindi, è ristabilire l’equilibrio andato perso. A tal fine la scuola ippocratica afferma che il corpo ha in sé i mezzi per guarire, che «la natura è il medico delle malattie» e che il medico quindi non deve fare altro che assecondarne la vis medicatrix, aiutando il corpo a espellere l’umore sovrabbondante e corrotto.