CAMICI, Ippolito
Letterato ed erudito operoso nel secolo XVIII, nato a Firenze, probabilmente intorno al 1730, ha lasciato ben poche notizie biografiche di sé. Nel 1746 era alunno del Collegio Eugeniano di Firenze, e dal 1761, presi gli ordini sacri, fu priore a Quarata di Tizzana (Pistoia). La prima opera di un certo impegno che di lui si conosca è, nel 1754, la traduzione anonima (per l'attribuzione vedi Novelle letterarie di Firenze, XVII [1756], col. 593) della parte sulla poesia epica di AnEssay upon the civil wars of France... and also upon the epickpoetry of the European nations pubblicato nel 1727 da Voltaire, e già nota in Italia attraverso le osservazioni critiche del Rolli (1728) e del Baretti (1753). Nel Saggiosopra la poesia epica opera del Signor Voltaire trasportata in italiano (Firenze 1754) sono vari tagli rispetto all'originale, giustificati dal C. con "i falsi o sospetti giudizi dati dall'autore con non molto rispetto sopra alcune materie che alla Religione appartengono", soprattutto per quanto riguarda l'Italia, "accusata generalmente da lui a torto, come superstiziosa" (pp. VIII s.).
Simili preoccupazioni religiose si ritrovano anche, nonostante lo scrupolo dell'erudito, nell'opera alla quale il C. dedicò tutta la vita e a cui legò il suo nome: la continuazione della Serie degli antichi duchi, e marchesi di Toscana di Cosimo Della Rena.
Della Serie era stata pubblicata nel 1690 solo la prima parte, ma esisteva già pronto per la stampa il manoscritto di una seconda parte, comprendente il periodo 970-1115, anno, quest'ultimo, "funesto all'Italia ed a tutto il mondo Cattolico, per la perdita della sempre illustre Contessa Matilda" (memoria del C. a Lami, inserita in Novelle letterarie, XX [1759], col. 595). Nel 1757 un manifesto dello stampatore Stecchi annunciava, che gli eredi di Della Rena ne avevano affidata l'edizione e la continuazione al C., che si ripropose di condurre la Serie fino al 1296, e di aggiungere annotazioni e documenti alla parte già scritta, dato che "i tempi e le vaste diligenze dell'Autore [Della Rena] non gli avevano somministrato quello, che ha somministrato agli altri, poco più della metà d'un secolo scorso, dopo l'impressione della prima Parte, e che perciò conveniva illustrare le Vite già scritte colle scoperte fatte coll'aiuto della diplomatica da tanti illustri Scrittori delle Storie de' tempi di mezzo" (Novelleletterarie, XVIII [1757], col. 227).
Le vicende della pubblicazione furono assai travagliate, per il venir meno dei finanziatori previsti e per le difficoltà inerenti alla condizione del C., semplice parroco di campagna; il C. riuscì tuttavia, dopo un primo saggio dell'opera (Ossequj letterarj, Firenze 1760), a pubblicare fino al 1784, presso vari stampatori e sotto titoli diversi, altri ventuno opuscoli, comprendenti tutto il periodo storico che si era proposto di trattare; questi furono riordinati cronologicamente e ristampati in 6 tomi, nel 1789, dall'abate Agostino Cesaretti che ottenne dal C. pieno consenso e "l'Originale per l'intiera sua ultimazione" (Seriecronologico-diplomatica degli antichi duchi e marchesi di Toscana..., Firenze 1789, I, p. VIII).
Nel 1763 il C. aveva conosciuto a Firenze Johann Friedrich Le Bret, il noto teologo e storico tedesco futuro autore della Geschichte von Italien, il quale lo convinse a "mettergli nelle mani buona parte dell'Opera" (Novelle letterarie, XXXVII [1776], col. 180), che pubblicò con una dedica al C., in cui gli segnalava gli Elementa artis diplomaticae universalis di Johann Christoph Gatterer usciti a Gottinga nel 1765 (Origines Tusciae Diplomaticae, inde a temporibus Mathildianis, a priore Tusco D. Camicio ad amussim Cosmi della Rena adornatae, illustratae, auctae,inordinem redactae a Ioanne Friderico Le Bret, Tubingae 1765).
Ma i rapporti con Le Bret non continuarono (il C. si lamenterà anzi di essere stato "burlato" da lui, per la mancata restituzione di molti documenti); un appoggio continuo il C. trovò invece nelle Novelle letterarie e nel Lami in particolare, che lodò l'opera "per lo buono ordine, e per lo stile plausibile, e per le diligenti ricerche, e per le nuove scoperte, e pe' molti diplomi, e documenti antichi" (per i quali aveva "spigolato in quasi tutti gli Archivi della Toscana"; Novelle letterarie, XX[1759], col. 673, e XXI [1760], col. 817); infatti il C. dimostrava non solo una scrupolosa attenzione per il documento, nella linea dell'insegnamento muratoriano ("Quanto è ragionevole l'opinione del Rena, altrettanto era desiderabile, che egli pubblicasse alcuni strumenti...": Serie..., I, p. 18), ma anche un'attenta considerazione, ricca di implicazioni nella Toscana lorenese, della funzione della Chiesa e dell'Impero, le cui discordie erano destinate a indebolire entrambi: mentre la figura della contessa Matilde (di cui il C. cercò di dimostrare la verginità) assurge a simbolo dell'intangibilità del potere religioso (Matilde era stata "scelta dall'Onnipotente per essere il sostegno, e la luce più sfavillante della sua Chiesa in tempi calamitosi attaccata dal Principe del Mondo con le armi, e dalle Potenze Infernali coll'Eresie"), tutta l'opera sottolinea l'"aria di grandezza" acquistata dalla Toscana attraverso lo stretto legame avuto in passato, e ora da poco ristabilito, con l'Impero; era quanto osservavano anche Le Bret nella dedica delle Origines ("Operae enim pretium est, historiam illius Provinciae eruere, quae Augustissimo S. Romani Imperii Capiti felicissime paret") e la Gazzetta toscana (1769, n. 27: "I Principi Tedeschi hanno ne' tempi antichi tenuto altre volte il soglio Toscano. Il loro merito, e quello della nazione non deve essere defraudato dell'onore della storia"), e al culmine delle riforme leopoldine le Novelle letterarie potevano vedere nel Medioevo illustrato dal C. "i contrassegni d'una nascente libertà nell'istituzione de' Comuni, quantunque non indipendenti affatto dal voler di un Sovrano", e giudicare il suo lavoro "egualmente vantaggioso agli Annali della Chiesa ed a quei dell'Impero (n.s. XII [1781] coll. 721 s.).
Sul C. non si hanno notizie successive all'anno 1789.
Fonti e Bibl.: Notizie in Bibl.Ap. Vat., cod. Vat. lat. 9263:G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, ff. 331v-332r; Novelle letterarie, XVII (1756), coll. 593-595; XVIII(1757), coll. 225-228, 257-261; XX (1759), coll. 593-599, 673 s.; XXI (1760), coll. 817-819; XXII (1761), coll. 17-20, 33-38, 49-51; XXVII (1766), coll. 750 s.; XXX (1769), coll. 465-467, n.s., VII (1776), coll. 177-182, 753 s.; VIII (1777), coll. 497-502, 513, 515; IX (1778), coll. 401 s., 785; XII (1781), coll. 721 s.; XIV (1783), coll. 65 s.; XV (1784), coll. 225-230, 385 s., 513; XX (1789), coll. 497-499; Gazz. toscana, 1769, n. 27; Firenze, Bibl. naz., mss. N. A. 1050:G. Bencivenni Pelli, Efemeridi, s. 1, III (1760), pp. 38 s.; D. Moreni, Bibl. storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, I, p. 203; II, pp. 243 s.; E. W. Cochrane, The Settecento Medievalists, in Journal of the history of ideas, XIX (1958), p. 42 n. 18; M. Rosa, Riformatori e ribelli nel '700 religioso italiano, Bari 1969, p. 32.