CORREGGIO, Ippolito da
Nacque a Correggio nel gennaio 1510 dal conte Giberto (X) e da Veronica Gambara e venne tenuto a battesimo il 27 dello stesso mese dal cardinale Ippolito d'Este e da Isabella d'Este, moglie di Francesco Gonzaga. Ricevette dalla madre, nota per il suo ingegno poetico e letterario, una educazione che alla sollecitudine trepida e protettrice intrecciava una accorta determinazione per il successo e la carriera dei figli. Conformemente agli usi del tempo venne avviato alla carriera militare mentre il fratello Girolamo, secondogenito, fu indirizzato allo stato ecclesiastico.
Accanto all'apprendimento delle arti e delle scienze che la madre aiutò, la sua vocazione alle armi venne assecondata dal capitano Ercole Corso detto Macone, padre dell'umanista Rinaldo, che si era stabilito in Correggio e militava per la Repubblica di Venezia. Il 16 dic. 1520 Carlo V lo comprese nell'investitura del feudo di Correggio, per metà indiviso col fratello e per l'altra metà confermato ai cugini Gianfrancesco e Manfredo.
Il C. iniziò la sua carriera nel 1528 militando nelle truppe cesaree a Milano. Da questo anno, nelle file imperiali, partecipò a numerose campagne, nel 1530 combattendo per i Medici contro la Repubblica di Firenze, nel 1532 nella guerra di Ungheria, nel 1536 come colonnello e poi generale di fanteria in Piemonte al soccorso di Carignano, e quindi nella spedizione di Provenza distinguendosi particolarmente ad Antibes e a Tolone. Il 13 febbr. 1537 ebbe da Alfonso d'Avalos marchese del Vasto il comando del corpo d'esercito (1.000 fanti e 400 cavalieri) destinato ad impadronirsi di Mirandola occupata dai Francesi, centro di trame e di congiure ai danni degli Imperiali. La guerra si trascinò per alcuni mesi con diversi scontri, incursioni e perdite da entrambe le parti, senza che il C. riuscisse ad espugnare la città.
I cronisti mirandolesi parlano di un suo abbandono al sopraggiungere di consistenti rinforzi mandati dal re di Francia; i cronisti correggesi parlano invece di un richiamo del C. a Milano da parte del marchese del Vasto per ragioni strategiche e di difesa. Sta di fatto che questa azione di guerra e la sua posizione militare dovettero destare non poche preoccupazioni in Galeotto Pico, signore di Mirandola, che cercò di sorvegliarne ogni mossa per toglierlo di mezzo. Il tradimento di Pagano Zoboli, un parmense che risiedeva a Correggio e al quale facevano capo gli emissari di Galeotto, venne scoperto il 28 febbr. 1538 e punito con la morte il 9 marzo dello stesso anno per ordine del Correggio.La fedeltà del C. all'Impero, la sua prontezza e i suoi meriti militari non furono sollecitamente ricompensati dalla Spagna e la madre dovette spedire un agente presso i ministri spagnoli per fargli ottenere il pagamento degli stipendi che gli erano dovuti. Nel 1540 disimpegnò per Carlo V la carica di governatore delle armi in Velletri. Nel dicembre 1541, per conservare l'unità del feudo correggese, sposò Chiara, figlia quattordicenne ed erede universale del cugino Gianfrancesco che gli era stata promessa fin dal 1534. Tra il 1542 e il 1544, nella quarta guerra tra Francia e Spagna, militò nell'esercito imperiale al seguito del marchese del Vasto. Nel 1549 Ottavio Farnese lo inviò presso Carlo V a perorare il riconoscimento della legittimità del riacquisto del ducato. Ciò non tolse che il C. si schierasse poi al servizio della Spagna nella guerra di Parma mossa dall'imperatore contro suo genero. Nel giugno del 1551 è alla corte dei Medici e viene inviato a Genova per accompagnare Cosimo I che si recava colà a complimentarvi l'infante Filippo in occasione del suo rientro in Spagna dalla Germania. Si mise in luce negli avvenimenti di Siena del luglio-agosto 1552 nel momento in cui la politica di Cosimo I oscillava tra la dissimulazione e la reale incertezza. Allorché il duca di Firenze venne accusato dagli ambasciatori di Spagna in Italia di non aver sostenuto il presidio spagnolo in Siena e di essersi accordato con la Repubblica e con la Francia, il C. venne da lui inviato nell'agosto come ambasciatore alla corte imperiale per scagionarlo. La missione fu coronata da un esito lusinghiero.
Le cronache narrano che in quello stesso anno ottenne di levare dal muro del palazzo pubblico di Siena il ferro in cui era rimasto appeso, nel 1455, il suo prozio Giberto (IX), condottiero delle milizie senesi, che era stato ucciso a colpi di pugnale e precipitato da una finestra.
Morì a Correggio il 13 dic. 1552.
Lasciò una figlia, Fulvia, che nel 1560 andò in sposa a Lodovico II Pico signore di Mirandola. Operò insieme con il cugino Manfredo per il consolidamento del Monte dei pegni in Correggio (1544). Venne lodato da alcuni scrittori dell'epoca che ne apprezzarono le doti di intelletto e di ingegno.
Fonti e Bibl.: Correggio, Bibl. com., E. Setti, Biografie di illustri correggesi, II, cc. 144-154; O. Landi, Oracoli de' moderni ingegni si di uomini come di donne, Venezia 1550, p. 36; V. Gambara, Rime e lettere, a cura di F. Rizzardi, Brescia 1759, passim;B. Segni, Storie fiorentine, Milano 1805, III, p. 46; Cronaca della nobilissima famiglia Pico..., in Mem. stor. della città e dell'antico ducato della Mirandola, Mirandola 1874, pp. 85-90, 246; Antichità correggesche, comp. dellecroniche di Correggio e delli suoi signori, Correggio 1881, pp. 17, 52 s.; A. Frugoni, Ritratto dellaSignora di Correggio, in Commentari dell'Ateneodi Brescia, CXLI-CXLIV (1942-1945), pp. 97-111; M. Del Piazzo, Gli ambasciatori toscani delPrincipato (1537-1737), Roma 1953, pp. 76 s.; R. Cantagalli, La guerra di Siena (1552-1559), Siena 1962; R. Finzi, Correggio nella storia, Reggio Emilia 1968, pp. 28, 65 s., 76 s., 234; O. Rombaldi, Correggio, città e Principato, Modena 1979, pp. 62 ss.; P. Litta, Le fam. cel. ital., sub voce Correggio, tav. III.