IPPOLITO di Roma, Santo
Teologo, prete e antipapa in Roma, martirizzato il 235 o il 236.
Le sole notizie sicure sono date dai cosiddetti Philosophoumena, al cui libro I - già noto e attribuito a Origene - un manoscritto dell'Athos, portato a Parigi da Minoide Minas nel 1842 permetteva di aggiungere altri sette libri. L'opera, pubblicata da E. Miller (Oxford 1851) come di Origene, era già nel 1853 attribuita dal Döllinger a I. Ne apprendiamo ch'egli, dopo contrasti con Zefirino, fu rivale nell'episcopato del successore, Lallisto. Dal Cronografo del 354 sappiamo poi che I. e Ponziano, secondo successore di Callisto, deportati da Massimino il Trace in Sardegna nel 235, vennero deposti, il 13 agosto di quell'anno o del successivo, il secondo nel cimitero di Callisto e il primo - forse riconciliatosi con Ponziano, prina del martirio - sulla via Tiburtina.
Qui sono localizzate infatti le memorie di I., venerato come martire, mentre la leggenda (e trascuriamo gli sviluppi più tardivi) ne oscurava la figura. Nel "cimitero di I." - basilica sotterranea della via Tiburtina, rinnovata da papa Damaso -l'iscrizione posta da questi fa di I. un prete, seguace di Novato (in realtà Novaziano [v.]), e ritornato all'unità cattolica sul punto del martirio. Sulla stessa via Tiburtina, un cimitero ha dato nel 1932 un'iscrizione dedicata Novatiano beatissimo martyri; ma nella stessa località (cioè presso la basilica di S. Lorenzo; e un'altra leggenda la di I. il custode di Lorenzo, da lui convertito e martire) era stata rinvenuta nel 1551 una statua, che raffigura I. seduto: sui due lati della cathedra è iscritto un ciclo pasquale per gli anni dal 222 (1° di Alessandro Severo) al 233 e un catalogo di opere. Esso perrnette di completare le notizie di antichi scrittori come Eusebio (Hist. eccl., VI, 20, 2 e 22), S. Girolamo (De vir. inl., 61) - i quali sanno che I. fu vescovo, ma (tanto pareva assurdo che un santo fosse antipapa) ne ignorano la sede (fissata poi, per equivoco, in Arabia) -, Leonzio di Bisanzio (che lo dice romano, con Clemente: v. Patrol. Gr., LXXXVI, col. 1213), Ebed-jesu, Niceforo Callisto e Fozio.
Seguace d'Ireneo (secondo Fozio, Bibl., cod. 121), I., contro il monarchianismo patripassiano di Noeto (seguito, secondo lui, da Zefirino e Callisto), mantenne la teologia del Logos, oscillando però fra la dottrina degli apologisti greci, con le sue tendenze al subordinazionismo, e una concezione "economica" della Trinità che lo avvicina a Tertulliano e appare strettamente connessa con la sua escatologia. Questa si ricollega con la fiera avversione all'Impero romano e alla filosofia pagana, nella quale I. vede la radice di tutte le eresie esaminate nei Philosophoumena, culminanti nelle accuse contro Callisto, di cui dà una biografia tendenziosa e combatte i provvedimenti disciplinari e penitenziali, in nome d'una concezione "rigoristica" della Chiesa quale comunità dei soli santi. Ma le accese speranze escatologiche, più vivaci nel trattatello sull'Anticristo, si attenuano progressivamente nel Commento a Daniele e nei Capitoli contro Caio (il prete romano che, per avversione al montanismo, voleva espungere dal canone biblico l'Apocalisse). Forse questo attenuarsi del millenarismo (e quindi l'abbandono della teologia "economica") di I. si spiega con un suo accostarsi alla corte imperiale, specie a Giulia Mammea, cui dedicò uno scritto Sulla risurrezione (Donini). I. e Callisto sarebbero inoltre cospicui rappresentanti dell'elemento greco, e rispettivamente del latino, ormai prevalente nella comunità romana. Ciò, oltre allo scisma, spiega la maggior diffusione delle opere d'I. in Oriente.
Opere e edizioni: Trascuriamo le manifestamente spurie o le perdute; molto è pervenuto in versioni siriache, arabe, copte, etiopiche, armene, georgiane, slave, latine. Per i Philosophoumena (titolo Κατὰ πασῶν αἱρέσεων ἔλεγχος "Confutazione di tutte le eresie") v. l'ed. di P. Wendland, Hippolytos Werke, III, Lipsia 1916. A. D'Alès vorrebbe ritrovare i libri II e III nei cc.1-27 e 28-48 del IV; alla fine del l. X, riassunto generale con esposizione della dottrina ortodossa, spetterebbero secondo alcuni i cosiddetti ultimi due capitoli (11-12) dell'Epistola a Diogneto. Contro l'esistenza d'un Compendio (Σύνταψμα) contro 32 eresie da Dositeo a Noeto, ricostruibile in base a Epifanio, Filastrio e lo pseudo-Tertulliano, e contro l'atiribuzione a I. del "Piccolo labirinto" contro le eresie, citato da Fozio, Eusebio, Teodoreto, v. A. Donini (v. bibl.). Per gli altri scritti (Commenti a Daniele e al Cantico dei Cantici, frammenti di opere esegetiche; Contro l'eresia di Noeto; Capitoli contro Caio; Sull'Anticristo; Sull'essenza del tutto, Περὶ τῆς παντὸς οὐσίας secondo Philos., X, 32, probabilmente identica al Πρὸς "Ελληνας καὶ πρὸς Πλάτωνα ἤ καὶ περὶ τοῦ παντός della statua; altri frammenti) sempre utile, benché affrettata, l'ed. di P. de Lagarde, Hippol. rom. quae feruntur omnia graece, Lipsia e Londra 1858; id., Analecta syriaca e Ad anal. syr. appendix, ivi 1858; ora, H. Achelis e N. Bonwetsch, Hipp. Werke, I, Lipsia 1897, voll. 2; inoltre varî fascicoli della collezione Texte und Untersuchungen, cioè XX, 2, l. ipsia 1899 (K. Holl; Sul tutto); XXIII, 2, ivi 1902 (N. Bonwetsch, Commento al Cantico; cfr. A. Sovié, in Biblica, II, p. 443 segg.); XXVI, 1, ivi 1904 (N. Bonwetsch; frammenti esegetici); XXXVIII,1, ivi 1911 (id., C. Diobouniotis, N. Beis, Commento a Daniele - cfr. N. Bonwetsch, in Götting. Nachrichten, 1918, p. 313 segg.; 1919, p. 347 segg.; 1923, p. 27 segg. - e frammenti esegetici). Per il Contro Caio: P. de Labriolle, Les sources de l'histoire du montanisme, Friburgo 1913; T. Zahn, in Neue Kirchl. Zeitschr., XXXIII, 1922, p. 405 segg. Le "Odi su tutte le scritture" ('Ωιδαὶ εἰς πάσας τὰς γραϕὰς, lettura contestata) della statua avevano fatto pensare a I. come autore d'un presunto originale greco, in trimetri giambici, del Lanone muratoriano: sulla questione, v. A. Donini, in Ricerche religiose, II, 1926, p. 127 segg.; per l'attribuzione a I., v. J.-M, Lagrange, in Rev. bibl., 1933, p. 161. Nella statua sono riricordati anche un libro Dei carismi (Περὶ χαρισμάτων) il cui titolo corrisponde a quello della prima parte delle cosiddette Constitutiones per Hippolytum, non più ritenute opera originale di I., e una Tradizione apostolica ('Αποστολικὴ, che E. Schwartz e H. Connolly identificano con l'Ordinamento apostolico egiziano (v. apostolo, III, p. 713): sì può aggiungere che l'atteggiamento di questo verso soldati, adulteri, concubinarî corrisponde al rigorismo di I. Per il Canone pasquale, v. ora F. Cabrol (v. bibl.). Della Cronaca, ed. A. Bauer, nei Texte und Untersuch., cit., XXIX,1, Lipsia 1905; altro frammento in Oxyrhynchus Papyri, n. 870 (VI, Londra 1908, p. 176), cfr. D. Serruys, in Rev. de philol., XXXVIII, 1914, p. 26 segg.; v. anche A. Bauer e J. Strzygowski, in Denkschriften der Wien. Akad., ph.-hist. Kl., LI, 1905 e W. Lüdtke, in Theolog. Literaturzeit., XXXVI, 1911, col. 572 seg.; ora, A. Bauer, R. Helm e J. Markwart, Hipp. Werke, IV, Lipsia 1929. Cfr. ancora C. Martin, Un Περὶ τοῦ Πὰσχα de S. Hippolyte retrouvé?, in Recherches de science relig., 1926, p. 148 segg.; H. Cherniss, The so-called fragment of H. Περὶ "Αιδου, in Classicai Philology, 1929, p. 346 segg.
Bibl.: A. D'Alès, La théologie de s. Hippolyte, Parigi 1906; N. Bonwetsch, in Realencykl. f. protest. Theol. und Kirche, VIII, p. 126 segg. (1900) e XXIII, p. 652; E. Amann, in Dictionn. de théol. cathol., VI, ii, s. v. (1924); F. Cabrol e H. Leclercq, in Dictionn. d'archéol. chrét. et de liturgie, VI, ii, s. v. (1925); O. Stählin, in W. v. Christ, Gesch. der. griech. Litteratur, II, ii, Monaco 1924, p. 1331 segg.; A. Donini, I. di R., Roma 1925; già superato A. Puech, Hist. de la littér. grecque chrét., II, Parigi 1928, pp. 543-577.